Gran Milano
Il fatidico biennio 2027-28, tra nuovo sindaco di Milano e Regione, è già qui. Tutti pronti?
Palazzo Marino si prepara a un nuovo inquilino: a sinistra c'è Pierfrancesco Majorino, mentre le forze di maggioranza devono ancora trovare un nome a due mesi dal voto. Sullo sfondo spunta Beppe Sala, forte della popolarità legata alla presidenza dell'Anci e alla debolezza della Lega, pedalando dritto verso una candidatura a governatore della Lombardia
Fa ancora freschino, ai primi di aprile 2027, anche se l’estate incombe. Beppe Sala si appresta a lasciare Palazzo Marino dopo due mandati e sei mesi, perché nel frattempo il governo Meloni ha riallineato il voto delle città e del governo in un election day il 19 giugno 2027. Non tutto va bene per la destra, perché il centrosinistra ha rosicchiato punti a livello nazionale. Ha pesato il referendum contro l’Autonomia, che è stato una vera e propria mazzata. Da allora la Lega ha iniziato un cambiamento profondo, con Salvini che prova a ribadire i valori fondanti. Nel Carroccio l’hanno chiamato “Ritorno al futuro”, come il film. In questo contesto le comunali di Milano, e soprattutto le regionali del 2028, sono decisive: la Lega non vuole mollare per nulla lo scranno della presidenza della Regione Lombardia dopo i tre mandati a guida Bobo Maroni e Attilio Fontana. Il nome c’è già: quello di Massimiliano Romeo, che nel frattempo ha vinto il congresso regionale e ha il cursus honorum perfetto. Intanto Fontana termina la sua esperienza con qualche piccolo record: più distacco in entrambe le tornate elettorali vinte sugli avversari di centrosinistra, prima Giorgio Gori e poi Pierfrancesco Majorino.
Ed è proprio Majorino, già capogruppo in Consiglio comunale, poi europarlamentare, poi candidato alla presidenza di Regione e capogruppo in Consiglio regionale, il candidato designato a competere per Palazzo Marino. L’accordo tra Majorino e Beppe Sala si è cementato sull’aiuto nella conquista per il primo cittadino della poltrona di presidente dell’Anci nazionale. Majorino è stato decisivo a convincere Elly Schlein nello sposare la linea milanese e non quella che porta a Napoli, come avrebbe voluto il nuovo uomo forte della politica nazionale Antonio De Caro, che un po’ inizia pure a farle ombra. Il ruolo di presidente Anci ha messo in vista Sala a livello nazionale, una breccia nelle mura di Milano, troppo asfittiche tra decisioni difficili come l’introduzione del pagamento di Area B per salvare i conti di Atm e momenti di gloria come le Olimpiadi iniziate il 6 febbraio 2026 e concluse 16 giorni dopo. Intanto, è tramontata la candidatura del civico Mario Calabresi, giornalista, figlio del commissario eroe Luigi, gran capo della società editoriale Chora Media, per la quale deve lottare giorno e notte al fine di salvarla dalla bolla esplosa dei podcast e dell’intelligenza artificiale che ha travolto tutti i giornali online, sia quelli su piattaforma web che sui social. Dunque, Majorino.
A destra come al solito i leader litigiosissimi, con una Forza Italia arrembante che prova a rosicchiare voti a Fratelli d’Italia e una Lega che sta cercando di fare lo stesso, ma dal lato destra. Devono ancora trovarsi, a due mesi dal voto. Dopo centinaia di articoli in cui affermano che la decisione sarà presa a ore (mentre i giorni fuggono), Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Piersilvio Berlusconi devono decidere se sarà Regina De Albertis, figlia del mitico Claudio e dinamica presidente dei costruttori milanesi, oppure Ferruccio Resta, ex capo dei rettori di tutta Italia, uomo che incarna perfettamente lo spirit de Milàn e del borgomastro ideale. E Beppe Sala? Beppe Sala, nelle ultime settimane di mandato inforca sempre più volentieri la bicicletta, con la sua maglia bianca con croce rossa, e sfreccia per il Parco Sud. Riflette mentre pigia sui pedali, velocissimo. Qualcuno dice che è pronto, grazie ai risultati delle Olimpiadi, al centrosinistra in recupero, grazie alle difficoltà della Lega e grazie all’Anci, a un ruolo di primo piano: la candidatura a governatore della Lombardia.
Del resto lui quell’ufficio al 35esimo piano, visitato tante volte quando andava dal suo amico Attilio (un’amicizia oltre le appartenenze politiche), l’ha sempre apprezzato, e vorrebbe entrare nella storia, dopo oltre 30 anni di centrodestra al potere. Comunque – pensa mentre pedala in mezzo alle risaie – il tempo non manca; c’è da vedere come andrà Milano, poi deciderà. Anche se Majorino continua a dirgli che non è decisiva la metropoli: lui vinse sotto la Madonnina, ma Brescia e Bergamo e la Lombardia profonda… brutto affare per la sinistra. Corre in bici e riflette, il Beppe. Sullo sfondo si vede il Meazza, o non c’è più? E lui vorrà sfidare la sorte, oppure no?