Gran Milano

"La Milano del futuro" fa flop. Inchieste, polemiche e ruolo del comune

Giovanni Seu

L'infuocata assemblea di Assimpredil Ance, tanto richiesta quanto, poi, temuta: nello scontro tra costruttori e pm, la presidente Roberta De Albertis ha chiarito la gravità della situazione. E la toppa di Palazzo Marino è peggio del buco

Era molto attesa l’assemblea di Assimpredil Ance convocata ieri con un titolo accattivante, “La Milano del futuro: un dialogo costruttivo”. Già dai saluti i toni e i contenuti sono apparsi meno ottimistici, non poteva essere diversamente dopo l’inchiesta della procura che ha messo sotto accusa un intero settore del Comune (l’urbanistica) e qualcosa come 150 interventi edilizi gettando nel panico imprenditori, amministratori e quei cittadini coinvolti nei progetti. Ci ha pensato la presidente di Assimpredil Regina De Albertis con un breve intervento a chiarire la gravità della situazione: “Le recenti disposizioni di servizio agli uffici hanno avuto l’effetto, certamente indesiderato, non solo di aumentare la situazione già oggi diffusa di paralisi dell’attività edilizia per il futuro, ma di creare anche gravissime incertezze sui cantieri già in corso o in fase di partenza sulla base di titoli edilizi già efficaci e consolidati”. Come dire: la toppa posta da Palazzo Marino, concordata con la procura, è peggiore del buco. Ma non è tutto, le conseguenze si traducono in “crisi dei costruttori locali, da sempre operanti sul territorio e storicamente dedicati a realizzare le case anche per il ceto medio lombardo, l’housing sociale, gli studentati”. E ancora: “Sospensione degli interventi di rigenerazione urbana, blocco dei cantieri e delle relative attività di bonifica ambientale dei terreni, licenziamento di migliaia di operai, dissolvimento di tutta la lunghissima filiera del mondo delle costruzioni”.
 

Uno scenario cupo su cui nessuno ha avuto da ridire. Le differenze sono emerse quando si è trattato di declinare le proposte per uscire da questa impasse, secondo l’espressione usata da Alessandro Morelli. Si è andati in ordine sparso senza riuscire a generare il consenso necessario in un momento difficile come questo. E il tempo per rimediare, su questo sono tutti d’accordo, non è molto. A ogni modo il sottosegretario alla presidenza del Consiglio ha proposto la costituzione di un tavolo con gli stakeholder, ovvero governo, comune, regione e ovviamente la procura. Sotto la regia della presidenza del Consiglio si dovrebbe studiare una via d’uscita che potrebbe essere anche normativa, ma non disegnata su misura per Milano: una legge – ha spiegato Morelli – può essere soltanto nazionale. D’accordo l’assessore regionale al Territorio Gianluca Comazzi che ha ricordato come Milano rappresenti il 50 per cento degli investimenti immobiliari di tutta la Regione. Meno convinto del sistema concertativo l’assessore comunale alla Rigenerazione urbana Giancarlo Tancredi, che vede come unica via una legislazione nazionale che stabilisca quali norme sono da adottare. Ha spiegato che le delibere varate dal comune subito dopo l’avvio delle inchieste così duramente giudicate da De Albertis sono provvisorie in attesa che Roma indichi come si deve operare. Non è mancata una difesa dell’amministrazione contro le accuse di deregulation piovute negli ultimi mesi: Milano, unica tra le grandi città, ha approvato due Pgt negli ultimi 10 anni e un altro è già pronto. Non solo, vanta la cifra record di 60 piani attuativi per 9 mila mq.
 

Quanto al caos in cui è piombato Palazzo Marino una spiegazione l’hanno offerta, seppure involontariamente, alcuni avvocati che sono intervenuti ricostruendo il quadro normativo di riferimento. Solo restando in questo secolo c’è stato il testo unico sull’edilizia del 2001 che, nella parte sulle ricostruzioni degli edifici, veniva modificato già due anni dopo. Nel 2013 nuova legge alla quale ne segue un’altra del 2020 che però viene integrata da una successiva circolare ministeriale. A ogni revisione legislativa sono stati via via eliminati e poi riproposti criteri chiave come le volumetrie, la sagoma e il sedime. Ma non è tutto, come ha precisato l’avvocato Fabio Todarello: c’è la legge regionale 12 del 2005 per il governo del territorio che prevale su norme statali differenti. Quanto basta per fare osservare a Tancredi, con un filo d’ironia, che il quadro normativo su cui si sono mossi i funzionari comunali è tutt’altro che chiaro. Meno divertito è apparso quando ha rivelato che la procura della Repubblica ha acquisito qualche decina di fascicoli in merito a progetti di riqualificazione urbana analoghi a quelli già sotto inchiesta: la vicenda resta caldissima.

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