La Statale compie cent'anni, è il momento di cambiare passo

Daniele Bonecchi

Marina Brambilla, quotata come prossima rettrice, spiega cosa avverrà: Città studi, MIND e apertura al territorio

[Aggiornamento, 18 aprile 2024] Marina Brambilla è stata eletta rettrice dell'Università degli studi di Milano. È la prima donna alla guida dell'ateneo, ha ricevuto 1.651 preferenze contro le 644 preferenze per Luca Solari. "Ci sono voluti 100 anni ma ce l'abbiamo fatta", il commento a caldo della neo rettrice che guiderà la Statale per i prossimi 6 anni.


   

Avere cent’anni, portati quasi bene, ma dimostrarli tutti. E, allo stesso tempo e cosa ancora più importante, essere un riferimento proiettato nel futuro per i giovani e tutta la città. L’8 dicembre 1924 nasceva ufficialmente l’Università degli Studi di Milano, voluta da Luigi Mangiagalli, fondatore e primo rettore dell’ateneo. Le celebrazioni dureranno tutto il 2024 ma l’attenzione di docenti, studenti e personale amministrativo è anche rivolta al futuro del Rettorato. Ovvero al dopo Elio Franzini filosofo, rettore dal 2018 e in scadenza di mandato. L’immagine un po’ fané dell’ateneo pubblico milanese sarà al centro della prossima campagna elettorale per il rinnovo del rettore che vedrà in campo Marina Brambilla, docente di linguistica tedesca e attuale prorettrice ai servizi per gli studenti: la candidata più accreditata, dicono i tam tam interni, a sostituire Franzini, in corsa assieme ai due competitor Gianluigi Gatta, docente di diritto penale, e Luca Solari presidente della Fondazione UniMi e professore di organizzazione aziendale a Scienze politiche.  

 

Domani saranno formalizzate le candidature e partirà la conta delle firme e il confronto tra i candidati. Brambilla ha seguito in prima persona i due progetti che dovrebbero traghettare l’università di via Festa del Perdono verso un futuro più vicino ai bisogni della città e dei giovani. “Per noi MIND (da completare entro il 2027), con le facoltà scientifiche e la parte preclinica, con biologia e le prestazioni extra ospedaliere, è uno spazio essenziale. Non c’è solo il campus, che però rappresenta per l’Università una possibilità concreta di promuovere e aiutare gli studenti fuori sede e gli stranieri, ma l’immagine più moderna dell’università”, spiega al Foglio la professoressa Brambilla, tratteggiando una visione a tutto campo dell’università.
Il Campus scientifico in MIND sarà la nuova sede delle facoltà scientifiche. Il nuovo insediamento cambierà la fisionomia dell’ateneo milanese. Il progetto consentirà sviluppare, secondo i più elevati standard internazionali, servizi e infrastrutture per la ricerca e la didattica, concentrando in un unico insediamento la ricchezza delle competenze scientifiche multidisciplinari della Statale e favorendone l’interazione con un ecosistema fortemente orientato all’innovazione.


“La Statale – prosegue Brambilla – è un attore della rigenerazione urbana. Noi, oltre a MIND, stiamo lavorando al progetto di Città Studi con un campus sulle scienze sociali. Siamo un ateneo che non fa solo ricerca e didattica al proprio interno ma esprime una capacità di incidere sul territorio. Si tratta riorganizzarsi su un assetto multicentrico, con due nuovi campus e strutture utili alla città. Si tratta di disegnare la presenza di 13 dipartimenti umanistici, con un nuovo campus. Abbiamo varato un protocollo col comune di Milano che riguarda proprio Città Studi. Il 75 per cento delle aree occupate dall’università resterà di pertinenza delle facoltà. Un gruppo di edifici sarà oggetto della valorizzazione. Abbiamo chiesto – senza modificare il Pgt – manifestazioni d’interesse specifiche per queste aree, rivolte anche a società di gestione del risparmio. Il progetto è avviato e per fine anno potremo ragionare su un master plan. Fuori dal contesto universitario pensiamo all’housing sociale, al residenziale ma anche a funzioni ricettive e commerciali, in un quartiere cruciale che fino ad oggi è stato un po’ trascurato. Naturalmente contiamo anche su spazi verdi e servizi condivisi”.


   

Le facoltà di medicina sono un polmone per la sanità del paese, a partire da quella lombarda. Polmone oggi infiammato, potremmo dire. “L’area di medicina è fondamentale, noi abbiamo 700 colleghi, 8 dipartimenti, convenzioni con 34 strutture ospedaliere: la sanità lombarda ‘abita’ nella nostra università. Va declinata con gli enti ospedalieri, noi lavoriamo direttamente col San Paolo, col Policlinico e col Sacco e poi abbiamo nostri docenti in varie strutture. Facciamo anche ricerca naturalmente, con gli Istituti regionali, con la Regione abbiamo anche in discussione la realizzazione di nuove sedi didattiche, al Policlinico per esempio, perché l’ottica è quella di un ampliamento degli spazi, per rispondere ad una domanda crescente che si è fatta drammatica. Puntiamo anche ad aprire nuove convenzioni, siamo interessati alla sanità pubblica ma anche a quella privata, già collaboriamo con lo IEO, in modo molto positivo. La Regione però deve riconoscere il ruolo di UniMi nella ricerca in campo medico. Molto spesso le direzioni degli ospedali prendono decisioni non proprio coordinate con l’Università. La ricerca non può essere considerata accessoria, il nostro lavoro può fare la differenza. Fondamentale anche una sede per un centro di simulazione avanzata, che permetta sia la didattica che la sperimentazione”, prosegue Brambilla.


   

Il primo e ultimo obiettivo di ogni università è dare un futuro ai propri laureati. “Punto fermo per noi è l’occupabilità. Coi fondi del Pnrr abbiamo finanziato il progetto ‘Dalla ricerca all’impresa’, con Assolombarda abbiamo fatto un’analisi dei percorsi professionali che vengono via via aggiornati”, conclude l’attuale prorettore. Con le nuove sedi e strutture Statale punta a mandare in archivio l’immagine un po’ datata dell’ateneo pubblico, aprendo le porte anche ai giovani fuori sede e agli studenti in arrivo da tutta Europa.