GRAN MILANO

Cosa succede nella finanza immobiliare milanese? Intesa, Unicredit e Farini

Dario Di Vico

C'è da chiedersi se siamo di fronte a una guerra come non se ne erano viste da anni e se il conflitto sia destinato a mobilitare a tempo pieno, l’un contro l’altro, i due big bancari italiani. 

In città già lo chiamano “il contropiede dello Scalo Farini”. In questo caso i gemelli del goal sono stati Mario Abbadessa (che guida l’americana Hines) e Fabrizio Palenzona (gran capo di Prelios) che hanno vinto, rovesciando i pronostici, la gara per aggiudicarsi l’area più ambita tra quelle liberate a Milano dalle Ferrovie dello stato. La più ampia, la più centrale e quella con i migliori collegamenti per la vicinanza con la stazione di Porta Garibaldi. L’offerta di Hines e Prelios è stata di 500 milioni, ha superato quella degli avversari di svariati milioni e si è giovata dell’appoggio di un jolly importante come il colosso bancario Unicredit, una carta rimasta coperta fino alle ultimissime battute. A subire il contropiede è stato Manfredi Catella, con la sua Coima che sullo scalo – con la partnership di Generali Real Estate e Dubai Eemar – aveva messo gli occhi da tempo al punto di aver già tirato giù il masterplan e di aver combinato operazioni in aree limitrofe. Hines e Prelios oltre a portarsi a casa il prezioso Farini hanno vendicato con il loro contropiede in qualche modo “lo schiaffo di Sesto”, la complessa operazione condotta da Intesa Sanpaolo, la sgr Redo e la stessa Coima che aveva ridimensionato il loro ruolo in quella che è considerata l’operazione di rigenerazione urbana più vasta d’Italia e non solo.

  
Ma cosa sta succedendo nella finanza immobiliare milanese? Siamo in presenza di un mercato sanamente competitivo o di qualcosa di più? Di episodio in episodio stiamo inopinatamente registrando una guerra come non se ne erano viste da anni e il conflitto è destinato a mobilitare a tempo pieno, l’un contro l’altro, i due big bancari italiani ovvero Intesa e Unicredit? Da quello che filtra e si capisce a botta calda l’operazione Farini è stato sicuramente un blitzkrieg condotto con una certa determinazione/cattiveria e avrà importanti conseguenze nella localizzazione di uno dei grandi headquarters della finanza: la sede centrale di Unicredit, simbolo stesso dell’operazione Porta Nuova (made in Coima) e fulcro dell’iconica piazza Gae Aulenti, si trasferirà nei prossimi anni proprio allo Scalo Farini lasciando a Catella un vuoto non facilissimo da riempire. Gli osservatori hanno classificato tutto ciò come il classico segnale (“non puoi fare da solo il bello e cattivo tempo”) indirizzato proprio al principe degli immobiliaristi sulla piazza milanese, il patron di Coima. Ma da qui a pensare a un conflitto permanente forse ce ne passa.

    
E i motivi sono tanti. Innanzitutto le due squadre rivali sono chiamate a far quadrare i conti delle loro spericolate operazioni. Considerazione che vale per il complesso puzzle di Sesto San Giovanni che prevede uffici, residenze, social housing e una cittadella della sanità; ma forse ancora di più, visti i prezzi, per il mosaico dello Scalo Farini che ospiterà l’Accademia di Brera, dovrà garantire il 50 per cento di verde pubblico e una significativa porzione di edilizia convenzionata. Un’operazione che tra l’altro nasce in un momento in cui gli investitori internazionali sono piuttosto cauti sull’Italia, nutrendo dubbi sulle prospettive del mercato. In secondo luogo non è affatto detto che i big del credito siano intenzionati a superare il limite di aggressività consentito. Il profilo scelto da Intesa è quello di “banca del paese” che insieme al presidio degli affari e dell’economia reale si fa carico delle disuguaglianze e del terzo settore. Un profilo che potremmo definire migliorista e non certo guerrafondaio. E quindi difficilmente sceglierà di giocare nell’immobiliare milanese dentro caselle rigide, concedendo ad esempio l’esclusiva delle partnership a Coima. Molta più attenzione l’istituto guidato da Carlo Messina riserverà all’esito delle partite di potere/nomine che si andranno a giocare dal prossimo anno e che prevedono tra l’altro i ricambi al vertice dell’Acri e di Cdp. Appuntamenti ben segnalati, già da adesso, anche nell’agenda di Palenzona. Quanto alle Ferrovie dello stato, ex proprietari del Farini, secondo i rumors milanesi non avrebbero preso male il contropiede. Meglio uscire di scena dopo una gara maschia che con il sospetto di un’assegnazione decisa prima dello sparo dello starter.

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