Foto via gariwo.net  

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“Riflessi di mondo”, due giorni di GariwoNetwork per combattere i semi del Male

Cristina Giudici

Il 24 e il 25 novembre si terrà l'annuale appuntamento della Fondazione Gariwo per rifllettere su come difendere i diritti umani davanti a grandi crisi internazionali, derive identitarie e nazionaliste, persecuzioni etniche e guerre sante

Come aveva compreso Primo Levi, non esistono due pianeti: quello di Auschwitz e quello della nostra vita quotidiana. I semi del Male nascono e si manifestano con parole malate, con lo svuotamento della democrazia e gli attacchi al pluralismo, con il bullismo, con il disprezzo e la manipolazione dell’altro”. Ora più che mai queste parole, scritte da Gabriele Nissim e Francesco M. Cataluccio nel documento (in)formativo “Gariwo - Il Metodo”, suonano tragicamente attuali. La quotidiana esplorazione della Fondazione Gariwo per cercare i Giusti, raccontarli, onorarli, farli conoscere soprattutto a chi educa le nuove generazioni è più che mai necessaria in un’epoca di razzismi, antisemitismo, femminicidi, odio e irrazionalità che mettono in discussione i valori fondanti dello stato di diritto. Perché il male fatto alle persone non va raccontato dalla fine, ma dal suo inizio. Perché è importante studiare e comprendere tutte le stazioni del male che in ogni epoca possono, in determinate condizioni, portare all’oppressione e alla disumanità. La riflessione del presidente della fondazione, Gabriele Nissim, e del responsabile editoriale Cataluccio è la premessa per capire la missione di una comunità educativa che – attraverso l’informazione, la creazione dei Giardini dei Giusti di tutto il mondo, un’enciclopedia dei Giusti e le attività didattiche – ha creato una diplomazia parallela a quella istituzionale dedicata alla diffusione del bene inteso non come concetto astratto, bensì come una best practice di prevenzione dei genocidi, pulizie etniche, oppressioni e repressioni. Una diplomazia dei diritti umani che ha aperto oltre 250 Giardini dei Giusti in tutto il mondo, anche in Medio Oriente. Come quello creato all’interno del villaggio Neve Shalom Wahat al-Salam (che significa oasi di pace in lingua araba ed ebraica) e rappresenta un piccolo faro in mezzo alla tempesta della guerra fra Hamas e l’esercito israeliano, dove convivono decine di famiglie palestinesi e israeliane a poca distanza dal confine di Gaza e dove sono stati onorati, fra gli altri, i palestinesi che hanno salvato 600 ebrei durante gli scontri del 1929 a Hebron. 


Grazie a questa vasta rete internazionale votata alla creazione di segmenti culturali di speranza (ci sarà presto anche il primo Giardino dei Giusti diplomatici alla Farnesina e nelle ambasciate in diversi paesi), la Fondazione Gariwo riceverà un attestato di civica benemerenza all’Ambrogino d’oro il 7 dicembre. Di questo e molto altro ancora si parlerà all’appuntamento annuale di GariwoNetwork il 24 e 25 novembre: un incontro per riflettere su come si debba agire e reagire sul fronte dei diritti umani davanti alle grandi crisi internazionali. Si comincia venerdì pomeriggio con la conferenza “Riflessi di mondo” (al FAST in piazzale Morandi 2) in cui Gabriele Nissim, la docente e scrittrice Cristina Dell’Acqua, lo storico Andrea Graziosi dialogheranno sulle sfide della contemporaneità e sull’etica della responsabilità. Si procederà sabato con diversi incontri, workshop, il tour guidato su La Milano dei Giusti e si concluderà con la presentazione del film L’ultima volta che siamo stati bambini con Claudio Bisio alla prova della sua prima regia (Gariwo ha collaborato alla stesura della sceneggiatura) con un dibattito tra il regista e la storica e scrittrice Anna Foa. GariwoNetwork è un appuntamento significativo perché fra derive identitarie e nazionaliste, persecuzioni etniche e guerre sante; la crescita di democrazie illiberali e di regimi teocratici, bisogna avere gli strumenti culturali per infrangere l’indifferenza, l’apatia e l’impotenza. Infatti la metodologia adottata e spiegata in “Gariwo - Il metodo” annovera, oltre al racconto e ai luoghi della Memoria di tutto il bene che si è contrapposto al male, anche la trasmissione della conoscenza e dell’empatia. Un’empatia che forse ci può aiutare a non essere passivi spettatori che guardano il mondo sgretolarsi, limitandosi a mettere emoticon o un like sui social media. 

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Errata corrige - Nell’articolo su MIND pubblicato giovedì scorso è stato indicato erroneamente l’acronimo “Fip (Fondazione Interesse Pubblico)” anziché l’acronimo “FITT, Fondazione Innovazione e Trasferimento Tecnologico”, la struttura che per scopo  tutelare, facilitare e valorizzare il processo che conduce dalla ricerca scientifica al brevetto.

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