Gran milano

Altro che centro, Lampugnano è una "No Man's Land". Che si fa?

Giovanni Seu

Il quartiere di Milano, celebre per le il suo passato sociale, festivo e di aggregazione oggi rappresenta "il tema dell'insicurezza delle nostre città", dicono le opposizioni. E puntano il dito contro l'amministrazione

Solo 15 anni fa Lampugnano era la sede della festa dell’Unità, tra la fine di agosto e quasi tutto settembre bastava uscire dalla fermata della metropolitana per venire assorbiti dalle musiche e dai profumi delle cucine che lavoravano a pieno giro perché, sebbene allora la sinistra milanese raccogliesse poco alle urne, il viavai tra gli stand era molto intenso. E in più c’era, dal lontano 1986, il Palatrussardi poi Palasharp: operazione “provvisoria”  e sgangherata, ma fino a dieci anni fa ha garantito vita alla zona. Poi il buoio, e anche la kermesse dell’Unità ha cambiato luogo contribuendo a rendere più acuto il degrado di oggi che ha diverse cause e che è facilmente percepibile non appena si lascia la metro: domina un senso di abbandono e di trascuratezza, soprattutto è forte la sensazione dell’insicurezza. Le opposizioni in Consiglio comunale lo denunciano da tempo, lo scorso maggio si è tenuto un presidio di fronte all’autostazione dove oggi fermano Flixbus e linee a lunga percorrenza e i toni non sono stati gentili: “Lampugnano rappresenta bene il tema dell’insicurezza nella nostra città – spiega la consigliera comunale della Lega Silvia Sardone – qui la violenza trova terreno fertile a causa dello stato di abbandono che dura da anni: le periferie non hanno ricevuto l’attenzione che il sindaco aveva promesso ma continuano a non essere curate, lo dimostrano i tagli al trasporto pubblico di cui sono vittima le zone fuori dal centro”. Anche il capogruppo di Forza Italia Alessandro De Chirico, che pure è tra i più moderati, va giù duro: “La situazione è fuori controllo, la zona è in balìa di bivacchi che molestano la gente che passa e lasciano in giro sporcizia, risulta pericoloso o quantomeno fastidioso passare non solo di notte ma anche di giorno. Dobbiamo poi ricordarci che a Lampugnano si trova la stazione dei pullman in arrivo e partenza per l’estero: non offriamo un bel biglietto da visita ai turisti”. 

Secondo l’esponente di Forza Italia il degrado è figlio di errori commessi dall’Amministrazione: “In questi anni non è riuscita a rilanciare il Palasharp, che adesso rischia di essere tagliato fuori del tutto anche dalle Olimpiadi invernali; inoltre restano forti i disagi nelle case popolari di via Cilea, vicino a via Natta, e in quelle più distanti di via Bolla e via Appennini che si ripercuotono sull’area”. Area in cui non mancano inoltre complessi industriali abbandonati. Il Palasharp che avrebbe potuto essere un momento di rilancio si è rivelata una spina nel fianco non solo del quartiere ma di tutta la città. Programmato per ospitare le gare di hockey femminile, ha visto l’aggiudicataria del bando Ticket One gettare la spugna per gli extracosti. Ora c’è l’ipotesi di utilizzare la tensostruttura per i broadcaster o per le migliaia di volontari che arriveranno in città. Un’ipotesi debole, ma ancora più fragile si mostra quella di mettere mano al terminal di Lampugnano, situato nel grande complesso che comprende anche la fermata della M1, bollato da De Chirico come “indegno di Milano”. Un sito vivace come milanocittastato.it è arrivato a titolare “Cristo si è fermato a Lampugnano” per rimarcare come il rilancio dell’hub, minacciato dall’insicurezza e dalla mancanza di decoro, sia urgente per restituire dignità a quello che rischia di diventare un non luogo.  

Che la situazione sia precaria non lo nasconde neppure Giulia Pelucchi, presidente del Municipio 8 a guida centrosinistra. Spiega al Foglio: “La fermata della metro è sprovvista di tornelli, questo consente un accesso libero che ha contribuito a radicare l’area di cattive frequentazioni dalla quali provengono molestie, nei casi migliori, e scippi e rapine. Stiamo lavorando con la Questura, abbiamo chiesto un intervento strutturale per garantire la sicurezza per coloro che prendono i mezzi di trasporto e assicurare che solo chi ha i biglietti possa avere accesso alla metro”. L’altra richiesta riguarda la presenza delle forze dell’ordine: “Abbiamo chiesto un presidio del parcheggio (gestito da Aci, ndr) e, in modo particolare, dell’area da cui partono i pullman: ne abbiamo parlato con Franco Gabrielli, delegato dal sindaco per la sicurezza, segnalando che si tratta di una priorità. Per quanto riguarda il Palasharp vediamo se c’è la possibilità di impiego per il 2026, intanto è stato chiuso e messo in sicurezza per evitare occupazioni”.   

L’azione di Palazzo Marino, al momento in fieri, non si basa solo sulla repressione. Due progetti urbanistici potrebbero cambiare il volto del quartiere e riportare serenità alla popolazione. Il primo si chiama “Natta Nord”, è un intervento che si snoda tra le vie Croce e Quarenghi, di proprietà della società Ediltrenno e tra le vie Giulio Natta e Livio Cambi di proprietà del Comune di Milano. L’obiettivo è la risistemazione della piazza della metropolitana e delle aree verdi realizzando un parco pubblico, un’area commerciale e la nuova sede di Ediltrenno. Per quanto riguarda i tempi il progetto è abbastanza avanzato, potrebbe essere adottato entro fine anno, con lavori in partenza nel 2025. L’altro piano è il “Natta Sud” che dovrebbe svilupparsi tra le vie Osma, San’Elia, Natta e Trenno: in gran parte prevede edilizia libera ma c’è anche una quota di housing sociale. In questo caso sui tempi siamo più indietro, ovvero siamo al progetto preliminare. Per Pelucchi la valutazione dei due modelli è differente: “Come Municipio abbiamo dato parere favorevole al Natta Nord perché abbiamo ottenuto la salvaguardia del bosco di via Chiarelli trasferendo le volumetrie in via Natta e via Cambi, un’operazione che ha consentito che l’area fosse perequata. Diverso il discorso per Natta Sud che non ci convince perché lo troviamo troppo impattante”. Per ora rimane l’impatto del degrado, poi si vedrà.

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