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Pelli, moda, sostenibilità (uhm) e anche IA. Tre fiere e un rilancio

Fabiana Giacomotti

Il salone delle concerie Lineapelle ha chiuso e l'ad Bacchi è soddisfatta. Novità di questa stagione è aver fatto selezionare le tendenze al Comitato affiancato dall'intelligenza artificiale affiancata. E anche la presenza straniera era altissima

Nel difficile equilibrio fra sostenibilità, che equivarrebbe a non produrre o almeno a farlo in maniera più contenuta, e la produzione che è alla base della società capitalistica in cui continuiamo a vivere a dispetto dei prefissi “post” e “para” che le applichiamo per sentirci moderni, i settori delle calzature riunite nel Micam, la pelletteria di Mipel e il moda-gioielli di Homi hanno chiuso tre saloni molto frequentati, con una media di ingressi del 25 per cento in più per milleottocento aziende espositrici e 48.276 visitatori, fra i quali probabilmente la ministra del Turismo Daniela Santanché andrà contata due volte vista la presenza continuativa.

 

In queste ore chiude anche Lineapelle, il salone delle concerie, punto di snodo della filiera della pelle con oltre millecentocinquanta espositori, di cui circa il 40 per cento stranieri. L’amministratore delegato Fulvia Bacchi si dice molto soddisfatta, annunciando al Foglio un aumento dei visitatori del 20 e del 50 per cento rispetto all’edizione di settembre e del febbraio 2022, quando gli strascichi della pandemia erano ancora evidenti, pur conscia che, dopo il boom di ordini dello scorso anno, la crescita sarà inevitabilmente rallentata. Aver fatto selezionare le tendenze della pelle al Comitato Moda affiancato da un sistema di intelligenza artificiale è stata la novità di questa stagione dove, come osserva il presidente Giuliano Russo di Russo di Casandrino, si è visto molto interesse per i colori forti, vivaci, e i pellami morbidi e, naturalmente, per il tema ubiquo ma in realtà molto combattuto della sostenibilità.

 

Secondo una ricerca commissionata al laboratorio Ars tinctoria dal Consorzio vera pelle conciata al vegetale, 130 milioni di euro di fatturato con una quota export del 55 per cento, le pelli trattate con estratti vegetali secondo il Disciplinare dello stesso consorzio raggiungono contenuti di carbonio bio based per una quota media del 95 per cento circa, collocandosi nella fascia più alta dei materiali di origine biologica contemporanei come cotone e lana, e superando nettamente i materiali alternativi dichiarati sostenibili come derivati da ananas, cactus, mela, dove la presenza è al 25 per cento circa di media. Elevatissima per tutti i saloni la presenza straniera, in particolare da Germania, Francia, Regno Unito, Grecia e Spagna, ma ottimi anche i risultati registrati da Corea del Sud, Giappone e Kazakistan, oltre a una piccola ma significativa presenza cinese (“la riapertura del paese è un ottimo segnale”, osserva Bacchi).

 

Sono tornati i russi, ovviamente tutti quelli che possono esibire le credenziali di una società commerciale a Montecarlo o in Svizzera, mentre le aziende ucraine si possono contare sulle dita di una mano. Il polso dell’andamento della guerra e di un paese raso al suolo in molte aree e gravemente danneggiato ovunque si ha anche da questi dettagli in apparenza innecessari: da un business voluttuario che fonti attendibili qualificano in crollo dell’ottanta per cento circa. Nessun ucraino provvisto di mezzi vive nel proprio paese da un anno a questa parte. Secondo il più classico degli aforismi manzoniani, gli stracci continuano ad andare all’aria.

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