Foto di Claudio Grassi, via LaPresse 

Gran Milano

Impasse Olimpiadi. Le paure di Malagò sui tempi e la strana partita dei Cabassi

Giovanni Seu

Tra ricorsi e nomine si avvicendano diversi problemi: la costruzione del villaggio olimpico, il Palasharp e il PalaItalia. Inoltre, un altro turbamento per il presidente della Fondazione Milano Cortina è il nodo sull'incarico vacante dell'ad

Un fantasma sta agitando la preparazione delle Olimpiadi del 2026. Ha le sembianze di quello che turbò una preparazione omologa, quella di Expo 2015, quando una combinazione micidiale di scandali e malagestione dei vertici di Expo spa portò quasi a fare deragliare l’esposizione. Uno scenario che oggi può sembrare lontano, se non fosse che Giovanni Malagò, presidente della Fondazione Milano Cortina, sta ripetendo a ogni piè sospinto che non si sta procedendo alla velocità giusta e che siamo di fronte a una “lotta contro il tempo”. Sono due le fonti di preoccupazione di colui che è stato il grande protagonista dell’assegnazione di tre anni fa all’Italia: la prima si chiama ricorsi, abbastanza prevedibili se si considera il business generato dall’operazione ma un po’ meno se si osserva che sono arrivati a pioggia su tutte le grandi opere cittadine. Gli avvocati di Palazzo Marino sono riusciti, per ora, a disinnescarne del tutto solo uno: si tratta del tentativo di invalidare l’accordo di programma sugli ex scali ferroviari promosso da alcuni cittadini della zona Farini. Giusto lunedì scorso il Consiglio di Stato ha ribadito la sentenza del Tar del 2020 dando il via libera allo scalo di Porta Romana e alla costruzione del Villaggio Olimpico

 

In altri due casi la situazione non è ancora del tutto definita. Sul Palasharp, lo storico palazzetto di via Sant’Elia abbandonato ormai da oltre un decennio e su cui sorgerà la Milano Hockey Arena, si è combattuta una battaglia legale da cui non è ancora emerso un vincitore sicuro. Già assegnata dal Comune tre anni fa a TicketOne spa, in coppia con Mca Events Srl – che in cambio di una concessione di 31 anni si impegnavano per le spese di costruzione – veniva subito stoppata da Forumnet, di proprietà dei Cabassi a suon di ricorsi. Lo scorso ottobre il Consiglio di Stato ha azzerato tutto, obbligando Palazzo Marino a bandire una gara che veniva vinta facilmente da Forumnet. Discorso chiuso? Nient’affatto, avvalendosi di una prelazione, TicketOne pareggiava l’offerta e si aggiudicava il tendone. A questo punto nella storia si è inserito un soggetto particolare: l’Istituto Suore della Riparazione di via Salerio ha portato il Comune in tribunale, chiedendo la demolizione dei resti dell’ex Palasharp e di inibire l’esecuzione del progetto che prevede un impianto troppo vicino all’istituto. Il prossimo febbraio è fissata una nuova udienza, l’ipotesi di un commissariamento dell’opera balenata nei mesi scorsi è ritenuta remota dal Comune. 

 

L’altra grana riguarda il nuovo Palazzetto dello Sport di Santa Giulia, meglio noto come PalaItalia, che ospiterà l’hockey su ghiaccio. Un affare privato con Risanamento, che ha affidato la realizzazione dell’opera ai tedeschi di Eventim, su cui si sono si inseriti di nuovo i Cabassi con Forumnet e la società Ametista che hanno impugnato la variante che autorizza l’intervento urbanistico: lo scorso luglio il Tar ha dato ragione al Comune ma la partita potrebbe non essere chiusa a causa di un eventuale appello al Consiglio di Stato. Quale che sia lo sviluppo la vicenda ha evidenziato, qualora ce ne fosse bisogno, che i rapporti tra il Comune e la famiglia Cabassi sono ai minimi storici, come ha ammesso lo stesso Sala. Titolari della società Bastogi, la più antica quotata alla Borsa di Milano, i Cabassi sono attivi nel settore dello spettacolo e dello sport. Le frizioni con Palazzo Marino sono iniziate nel ’94, con l’occupazione della ex cartiera di via Watteau da parte del Leoncavallo su cui la famiglia attende ancora una soluzione. Stavolta, con i Giochi olimpici e paraolimpici del 2026, i danni saranno maggiori: già escluso il Forum, gestito da Forumnet, dagli impianti olimpici, i Cabassi sono fuori anche dagli altri due, che si troveranno a fare concorrenza proprio alla loro struttura di Assago.

 

L’altro turbamento per Malagò è rappresentato dalla Fondazione Milano Cortina cui spetta l’organizzazione dell’evento. Dallo scorso agosto Vincenzo Novari non è più l’ad e da allora l’incarico è vacante. Una scelta non motivata che ha fa pensare alla girandola di ad di Expo che portò alla fine alla nomina di Sala commissario, che si trovò in una situazione disperata: un brutto precedente che Malagò sta facendo di tutto per evitare. La palla è in mano al nuovo governo, il successore dovrebbe arrivare tra non meno di un mese e potrebbe essere il manager romano Andrea Abodi. Ma non c’è certezza sui tempi e nemmeno sul nome.

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