(foto di Ansa)

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Ultima chiamata politica per una Milano davvero grande

Daniele Bonecchi

Pnrr, transizione, sostenibilità. Per gestire la svolta serve una dimensione “metropolitana”. Sì, ma la legge?

"E’ l’ultima chiamata per restituire ruolo e risorse alla Città metropolitana”, spiega al Foglio Michela Palestra, sindaca di Arese e delegata da Beppe Sala a gestire la patata bollente di palazzo Isimbardi. Ultima chiamata davvero, si rischia di perdersi nel nulla. Laureata al Poli in Ingegneria meccanica, per anni alle dipendenze di una multinazionale nel settore medicale, poi lavoratrice autonoma, Palestra conosce a fondo la plaga milanese. Consigliera delegata alla Pianificazione territoriale e al Piano strategico, la vice sindaca della Grande Milano ha l’aria di sapere di cosa parla e soprattutto, amministrando un comune sulla frontiera come Arese, conosce le contraddizioni di un hinterland sul quale, troppo spesso, Milano scarica le sue contraddizioni.

 

Nelle ultime settimane c’è stata una forte accelerazione tra gli stakeholder del territorio. Prima Alessandro Spada (dall’assemblea di Assolombarda) ha invocato una legge speciale, poi Massimo Bonini (segretario della Cgil) ha sollecitato un patto tra le parti sociali e le istituzioni. Obiettivo di tutti togliere dalle secche della legge Delrio l’antica Provincia, oggi Città metropolitana. “A breve anche noi firmeremo un protocollo con Assolombarda – spiega Palestra – c’è la consapevolezza che il tempo stringe. Il ministro Gelmini sta lavorando alla modifica del Tuel (testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali), perché ora ci troviamo con la legge Delrio che ha avviato la città metropolitana ma l’ha lasciata a metà strada”.

 

Cosa manca per arrivare al traguardo? “C’è un tema di riconoscimento politico (è un ente di secondo livello), e l’elezione diretta del sindaco metropolitano servirebbe anche a colmare la distanza tra cittadini e istituzioni (riemersa prepotentemente col voto amministrativo di domenica scorsa). Va ridefinita l’autorevolezza politica di chi rappresenta la Città metropolitana, serve anche un riconoscimento economico per chi amministra, oggi i consiglieri delegati non hanno la forza e le risorse degli assessori”, spiega il braccio destro di Sala. Ma l’esecutivo Draghi ha staccato un bell’assegno alla Città metropolitana, col Pnrr. “Certamente, ma dentro una grande contraddizione, perché il governo, proprio col Pnrr, ha chiamato alla responsabilità le Città metropolitane, ma nei fatti non ha garantito gli strumenti necessari, come il personale, senza contare che non è stato risolto in modo strutturale il nodo del bilancio.

 

La Città metropolitana porta con sé una eredità (della Provincia) di 50 milioni di debiti, che compromettono le iniziative e confermano uno squilibrio strutturale”. Niente di nuovo sotto il sole, ma ora la spinta dei palazzi che contano potrebbe convincere governo e Parlamento a mettere mano alla pratica. Certo, la regione è più interessata all’autonomia differenziata (tutt’altro che in dirittura d’arrivo, se mai accadrà), sta di fatto però che il futuro dello sviluppo sostenibile passa soprattutto attraverso le grandi metropoli. Lo sanno bene la sindaca di Parigi Anne Hidalgo e il primo cittadino di Milano Beppe Sala, che hanno promesso ai loro cittadini la “15-minute city”. I sindaci del C40, il club delle 40 metropoli più sostenibili al mondo, parlano di rigenerazione urbana, perché il futuro delle metropoli chiama alla crescita. Ma tutto questo non può avvenire a spese delle loro periferie.

 

“C’è un disegno di legge che introduce delle misure importanti per la Città metropolitana, compresa l’elezione diretta del sindaco. Credo che le sollecitazioni che arrivano dal territorio debbano essere ascoltate. In gioco c’è lo sviluppo e il lavoro di un’intera area”, insiste Palestra. “Mi auguro che la necessità di avere strutture capaci di affrontare una situazione complessa spinga governo e Parlamento ad approvare le modifiche di legge. Occorre traghettare la riforma prima delle elezioni politiche”. C’è la consapevolezza che Roma, Milano e Napoli non possano viaggiare a una velocità diversa. Milano poi, ha da sempre un ruolo chiave nella crescita del paese.

 

E a questo proposito ci sono scelte decisive da prendere. Ad esempio su mobilità e logistica che vanno anche oltre i confini della Grande Milano. “I sindaci difendono il loro territorio, lo dico da sindaco“, insiste il primo cittadino di Arese. E Milano con le politiche restrittive (Area C, Area B) rischia di strozzare i comuni della cintura. “Sul versante della logistica serve davvero un’analisi di tutti gli assi strategici. L’e-commerce ha cambiato radicalmente il rapporto tra i cittadini e i loro bisogni. Su questo stiamo cercando di lavorare a progetti per definire le strategie necessarie, tenendo conto anche delle scelte che le aziende di logistica stanno operando. Vanno conciliate le loro esigenze con quelle territoriali dei comuni. E’ un terreno di sfida da condividere”, conclude Palestra.

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