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“Al ceto medio, a Milano, chi ci pensa?”, parla l'assessore Alessia Cappello

Fabio Massa

L'assessore al Lavoro, allo Sviluppo economico e al Commercio è ambiziosa, ha trentasei anni e inizia adesso a far strada nei meandri della capitale del commercio e del lavoro

Allarga le braccia e sorride: “Al ceto medio, a Milano, chi ci pensa?”. Buona domanda, assessore Cappello. Da una parte ci sono i quartieri popolari, dall’altra i ricchi del centro. Di questi due estremi tutti parlano. “Poi però c’è la maggioranza dei milanesi”. E sorride. Alessia Cappello ha un accento leggerissimo. Vent’anni di Milano le hanno levato la cadenza della Vicenza natia, ma i colori tradiscono l’origine geografica. Assessore al Lavoro, allo Sviluppo economico e al Commercio, 36 anni, è una delle new entry della giunta di Milano. Inserita in quota “riformisti”, o meglio “renziani-vivaisti”, si inizia adesso a far strada nei meandri della capitale del commercio e del lavoro.

 

Proprio le sue deleghe e un po’ il sunto della sua stessa vita. “Nasco da genitori siciliani, di Siracusa, nei dintorni di Vicenza. Dopo il liceo classico mi trasferisco a Milano per studiare in Cattolica”, racconta. “Alla politica non pensavo proprio, sognavo di fare la giornalista”. E per qualche tempo ci prova pure, in una tv locale del vicentino (“Mi sono divertita come una pazza, andavo nei mercati a chiedere l’opinione della gente”). Poi vira sul marketing: master Publitalia. “Berlusconiana in erba? Proprio no”. E comunque è il tempo di tanto studio, nessuna politica e, poi, tantissima azienda: “L’ultimo anno lavoro in Bmw con Gianmaria Radice (poi candidato proprio con i Riformisti, ndr), che era davvero cattivissimo, anche se gli ho sempre voluto bene. Grazie al master vengo selezionata da due aziende: Procter and Gamble e L’Oréal. Il master mi manda a Pescara dalla Procter. Due anni belli, ma è stato più bello tornare a Milano. L’Oréal mi richiama, e ci vado. Poi un head hunter mi contatta per Luxottica Italia, dopo tre anni divento responsabile su Persol a livello mondiale”. 

 

Bene, ma la politica? “Sono andata alla seconda Leopolda”. Eccoci. E il suo primo voto? “Il voto è segreto”. Ha mai votato Radicale? “No però come valori e diritti forse è la cosa che mi è più vicina”. Quando ha incontrato Renzi per la prima volta? “Due anni fa”. Dieci anni dopo la Leopolda? “Esatto”. Tessere di partito? “Il Pd, una volta sola, dopo la sconfitta del referendum. Ovvero nel momento del bisogno. Poi Italia Viva, ovviamente”. E Renzi? “Hanno parlato bene di me l’attuale ministro Bonetti e l’avvocato Ada Lucia De Cesaris. Così un giorno mi contatta per delle cose di marketing per Italia Viva. Così sono finita a Roma con la ministra Bonetti, e poi alla Camera con il partito. Ho fatto il sito, il lancio del libro, le scuole estive”. Beppe Sala? “L’ho conosciuto al tavolo della coalizione per la rielezione. In campagna elettorale c’è stata la questione legata ai Cinque stelle, con i quali sembrava a un certo punto ci si sarebbe alleati. Abbiamo attaccato a muso duro, e avevamo ragione. Credo che però il sindaco abbia apprezzato la nostra coerenza e trasparenza”. 

 

I Riformisti esistono ancora, a Milano? “Due settimane fa sono andata al congresso di Azione. Io ho sempre avuto ottimi rapporti, anche a livello umano, per esempio con il consigliere regionale Nicolò Carretta. Se esiste ancora un progetto riformista unitario non dipende da Milano, ma da quello che succede tra Matteo Renzi e Carlo Calenda. Certo è che sulle regionali in Lombardia non penso si possa prescindere dal progetto unitario. Come ha portato risultati in Comune, non ottimali ma buoni, bisogna puntare ad averli ottimali l’anno prossimo per la Lombardia”. C’è chi dice che Azione ci ha smenato, dall’accordo. “A Roma, le prime due persone elette nella lista di Calenda sindaco sono di Italia Viva. E a Milano la più votata è stata Lisa Noja. I risultati elettorali hanno mostrato una vitalità da parte di Iv, è indubbio. Però ribadisco: un progetto unitario si deve riuscire a raggiungere”.
Sull’amministrazione Alessia Cappello si dilunga, e in testa oggi ha il “patto per il Lavoro” scritto insieme alla città. “Tre priorità: aiutare i più fragili a reinserirsi nel mondo del lavoro, incrementare l’occupazione femminile, grande attenzione sui giovani. Se vogliamo costruire la Milano del futuro dobbiamo coltivare i talenti che si formano nelle nostre scuole e attrarne altri, dando poi a questi ragazzi la possibilità di realizzarsi e di far crescere con loro anche la città”, spiega. Poi c’è il ceto medio, una Milano a cui tornare a parlare. Ambiziosa, Alessia Cappello.

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