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Per la Consulta il sindaco metropolitano è illegittimo. Ma si fa finta di niente. E poi?

Daniele Bonecchi

Per la Corte costituzionale serve un riassetto normativo in quanto la mancata abolizione delle province, a seguito del fallimento del referendum del 2016, ha reso “del tutto ingiustificato” il trattamento attualmente riservato agli elettori della Città metropolitana”

Vita dura per le città metropolitane, Milano compresa. La Corte costituzionale, con sentenza 240 del 7 dicembre 2021, ha stabilito che “l’attuale disciplina sui sindaci delle Città metropolitane è in contrasto con il principio di uguaglianza del voto e pregiudica la responsabilità politica del vertice dell’ente nei confronti degli elettori. Spetta però al Legislatore e non alla Corte costituzionale introdurre norme che assicurino ai cittadini la possibilità di eleggere, in via diretta o indiretta, i sindaci delle Città metropolitane”.

Un bel pasticcio. Oggi infatti, grazie alla riforma Delrio, il sindaco della Città metropolitana non è una carica elettiva poiché si identifica automaticamente con il sindaco del Comune capoluogo, a differenza del presidente della Provincia, eletto dai sindaci e dai consiglieri comunali del territorio. La Consulta ha evidenziato come la normativa attualmente vigente “non sia in sintonia con le coordinate ricavabili dal testo costituzionale” circa l’uguaglianza del voto dei cittadini. La necessità di un riassetto normativo, si legge nella sentenza, è dovuta anche al fatto che la mancata abolizione delle province, a seguito del fallimento del referendum del 2016, ha reso “del tutto ingiustificato” il trattamento attualmente riservato agli elettori della Città metropolitana”. Un modo elegante e ineccepibile per buttare la palla nel campo avverso (la politica) o, se si preferisce, in tribuna.

In realtà – spiega al Foglio l’avvocato Felice Besostri, irriducibile dei ricorsi alla Consulta e già senatore Ds, “bastava una norma transitoria che consentisse l’elezione del sindaco metropolitano”, per realtà come Milano, Roma e Napoli, in attesa di far eleggere il Consiglio metropolitano direttamente dal popolo. “Ma non c’è stata nessuna volontà delle forze politiche di dare un futuro alle Città metropolitane”. Ora però non c’è il rischio che ogni atto amministrativo firmato dal sindaco Sala si esponga a un ricorso? “Certo – risponde Besostri – le sue decisioni potranno essere impugnate, e io ho già iniziato: con la dichiarazione di interesse pubblico per il nuovo stadio, ci sono i primi motivi della illegittima composizione della giunta che ha deciso proprio il ‘pubblico interesse’. E l’ho fatto richiamando quella sentenza”.

Certo non è un buon esempio di semplificazione, il corto circuito creato dalla legge Delrio, anche se la città metropolitana, nel tempo, ha visto mutilate le proprie competenze. Un esempio per tutti. La gestione dell’ambiente e con esso dei rifiuti e delle discariche, di competenza della vecchia provincia, poi passata, in parte, alla Regione. Negli ultimi anni sono stati decine gli incendi dolosi di discariche abusive: la cartina di tornasole del traffico mafioso. Un vero e proprio “sistema”, che in un paio d’anni ha messo a ferro e fuoco oltre 60 depositi illegali e che negli ultimi anni è costato alla Regione – grazie all’assessore all’Ambiente Raffaele Cattaneo che è corso ai ripari – 26 milioni, per bonificare 16 siti illegali di rifiuti.
Ambiente e mobilità, in passato gestiti dalla provincia, sono il nervo scoperto del sistema Milano. Nel capitolo ambiente c’è anche la gestione delle acque (i cui confini risultano aleatori) che oggi è in capo (compreso il colossale finanziamento legato al Pnrr) al Gruppo Cap (nella provincia) e alla MM (in città). Nel 2014 la provincia di Milano è stata abolita per legge. “Ho accettato di restare assessore per sei mesi a titolo gratuito – spiega Franco De Angelis, storico esponente repubblicano, all’epoca nella giunta Podestà delegato al Territorio – perché pensavo di essere utile alla transizione. In quei sei mesi doveva esserci una Conferenza stato-regione per definire le rispettive competenze: non è mai stata fatta una riunione”. “La legge fu il frutto di una spinta demagogica per mettere a bilancio la cifra necessaria al rientro nei parametri di Maastricht, abolendo quelli che venivano considerati enti inutili”. “Oggi – conclude De Angelis – va rivisto il sistema delle autonomie. Parlare poi della Città metropolitana di Milano sapendo che restano fuori realtà come Malpensa (in provincia di Varese) o il parco Monza, pone nuovi interrogativi sugli errori fatti. Il Parlamento deve avere il coraggio di cancellare la legge Delrio”. Un altro grattacapo per il sindaco Beppe Sala che intanto, la vigilia di Natale, ha costituito la squadra per palazzo Isimbardi, con Michela Palestra, sindaco di Arese, vicesindaco metropolitano con deleghe alla pianificazione territoriale e al piano strategico.

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