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La “sostenibilità” delle Olimpiadi 2026 passa da progetti come l'Arena di Santa Giulia  

Mariarosaria Marchesano

La costruzione (con capitale privato) dell’Arena olimpica nel quartiere Santa Giulia di Milano, proposta da Eventim, sarà una sfida per la città in vista della rassegna a cinque cerchi

Di eventi, Klaus-Peter Schulenberg, imprenditore tedesco con un patrimonio personale stimato da Forbes di 3,4 miliardi di dollari, se ne intende. Nel 1996 ha acquistato da due giovani manager di concerti, Marcel Avram e Matthias Hoffmann, la Cts Eventim e ne ha fatto una delle più grandi società al mondo nel settore dell’intrattenimento (quotata alla Borsa di Francoforte, ha una capitalizzazione di 5 miliardi di euro). Schulenberg non poteva certo immaginare che un giorno una pandemia da coronavirus avrebbe costretto le persone a stare distanziate e che, in seguito a chiusure forzate, cancellazioni e restrizioni sugli eventi, il suo gruppo avrebbe subito nel 2020 una contrazione di ricavi a 256,8 milioni di euro rispetto a 1,4 miliardi realizzato nel 2019, anno in cui i suoi botteghini sono arrivati a staccare 250 milioni di biglietti. Peggio di una guerra.

 

La Eventim, però, nel 2021 sta rapidamente riguadagnando terreno, grazie agli eventi all’aperto (per quelli al chiuso bisognerà attendere il 2022) e, soprattutto, la società ha deciso di rilanciare con un piano di investimenti a livello internazionale convinta che la cosa migliore sia posizionarsi “in modo ottimale per il ritorno dell’intrattenimento dal vivo”. Insomma, prima o poi il mondo ritornerà a essere quello di prima. E la costruzione dell’Arena olimpica nel quartiere Santa Giulia di Milano (che avrà 16 mila posti) rappresenta per Eventim una delle sfide più grandi dei prossimi anni. Non è un caso che Schulenberg si sia scomodato di persona a presentare il progetto a Milano, davanti ai vertici della società Santa Giulia, al sindaco Beppe Sala e agli assessori regionali e comunali. L’imprenditore non ha tentato di nascondere l’impatto tremendo che il Covid ha avuto sul settore in cui opera, ma si è messo a ragionare come se tutto fosse già alle spalle. “Per rendere sostenibile finanziariamente l’Arena di Santa Giulia  – ha detto – abbiamo calcolato che occorrono dai 130 ai 180 eventi all’anno”. Se il benchmark è l’arena di Colonia, in Germania, la Lanxess, dove prima della pandemia erano stati superati 200 eventi in un anno, la proiezione inferiore fatta per Milano fa capire che in questo momento è meglio usare una certa prudenza. Ad ogni modo 130-180 kermesse l’anno sarebbero sufficienti alla Eventim per ripagarsi del suo investimento: 180 milioni di euro per acquistare i terreni (50 mila metri quadrati di cui 10 mila all’aperto) e realizzare i lavori che partiranno nel 2022 e termineranno in tempo utile per l’inizio dei giochi olimpici del 2026 (ospiterà paraolimpiadi e partite di hockey). 


Dal punto di vista del Comune, questa previsione si traduce in una garanzia di sostenibilità economica del progetto per il quale non sono previsti contributi pubblici. Il dubbio, piuttosto, è se nella città di Milano ci sarà una tale mole di spettacoli dal vivo da consentire all’arena di Santa Giulia di potersene accaparrare uno ogni due giorni. Ma la Eventim pare convinta di questo e si assume il rischio di impresa come si fa in questi casi. A sperare che l’obiettivo venga raggiunto c’è ovviamente la società Santa Giulia, controllata da un gruppo di banche, in primis Intesa Sanpaolo, che ha sempre visto nell’arena un fattore di attrattività per il nuovo quartiere in costruzione che, in termini di estensione territoriale, è più grande di Citylife. Un progetto complesso che, dopo la crisi del gruppo Risanamento di Luigi Zunino, ha preso una sua strada e rappresenta una nuova frontiera dello sviluppo immobiliare nell’area sud-est di Milano. Di recente, la variante urbanistica di Palazzo Marino, prendendo atto dello spostamento del centro congressi nella zona del Portello, ha riequilibrato il mixi di funzioni dell’intero progetto, ma non ha aumentato le cubature edilizie. Alla fine ci saranno meno residenze per studenti (del resto, non ci sono università nei dintorni) e più unità abitative: 3.000 in totale che si aggiungeranno alle 1.400 già realizzate. Il numero di case, comunque, è tale che, confermano fonti della società, non è pensabile possa essere assorbito dal mercato entro il 2026. I giochi olimpici non sono poi così lontani. 

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