(Ansa)

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La battaglia politica che il Pd non riesce a intestarsi

Tenere insieme le molte anime del Pd è difficile. Per riuscirci bisogna rompere con lo schema 'anti' e portare avanti un programma politico indipendente

Ci sono da mesi gli hashtag #FontanaVattene, c’è l’appello online per chiedere a Draghi di inviare un commissario in Lombardia per affiancare Moratti e Bertolaso, c’erano stati voti di sfiducia al Pirellone sparati ovviamente a salve, ci sono addirittura quelli che vorrebbero un commissariamento vero e proprio della Regione. Obbiettivo francamente irrealistico, dal momento che Lega e Forza Italia sono al governo a Roma, insieme al Pd. Tutto bene, picchiare l’avversario dove fa più male, anche a costo di un po’ di propaganda, è una delle armi della politica e avere munizioni differenziate è una necessità per un partito come il Pd, che ha tante anime, tante visioni persino contrapposte.

 

Un partito che deve tenere uniti quelli che la pensano, si fa per dire, come Gad Lerner che vorrebbe far commissariare la Sanità lombarda da Rosy Bindi e l’ala più riformista, che intanto prova a preparare un programma di governo e lavora di lima al piano di riforma sanitaria scritto da Samuele Astuti. Ma il problema è questo. Finora, in questo anno in cui il centrodestra di governo ha mostrato bug grandi come crepacci, il Pd è rimasto prigioniero dello schema “anti”, senza però mostrare di avere un programma alternativo, e uomini e donne da mettere in campo da subito. E’ la battaglia che il Pd non riesce a intestarsi. Certo, le elezioni sono tra due anni, ma il Pd corre il rischio che per quell’epoca il centrodestra, oggi suonato come un pugile, possa aver smaltito la botta. La sinistra perse nel 2018 di oltre un milione di voti. Recuperarli con lo schema Gad Lerner è difficile.

 

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