Gruppo di famiglia in un interno (la foto è di alcuni anni fa). Da sinistra, Eleonora, Pier Silvio, Marina, Silvio Berlusconi, Barbara e Luigi  

la famiglia

L'albero del Cav. Genealogia dei Berlusconi

Michele Masneri

Figli e nipoti come gli albicocchi in fiore di Solgenitsin: i ricoveri in ospedale hanno riunito tutti. La famiglia Berlusconi, un romanzo orgogliosamente non borghese

Silvio Berlusconi è morto oggi, lunedì 12 giugno 2023, al San Raffaele di Milano, dove era ricoverato dallo scorso venerdì. L'ex premier aveva 86 anni. Ripubblichiamo l'articolo di Michele Masneri di luglio 2016. 


 

Ottanta-Sessanta-Cinquanta. Se fosse una signora le misure non piacerebbero di sicuro a Silvio Berlusconi e forse ad nessun altro maschio (o femmina), ma qui di misure non si tratta, bensì di anniversari: per qualche caso questi mesi dell’estate 2016 vedono tanti bilanci per il Cav. e la sua famiglia: il 29 settembre saranno infatti i suoi ottant’anni; martedì scorso sono stati i sessant’anni di Miriam Bartolini, in arte Veronica Lario, compleanno minore, compleanno fuori dai radar; che pure in qualche modo conta, però. Il 10 agosto invece saranno i cinquanta di Marina, la primogenita, la zarina, l’erede, secondo alcuni, erede non solo patrimoniale ma carismatica, forse.

 

Bilanci, insomma, e come risulta al Foglio a fine agosto il Cav. radunerà nella celebre e famigerata Villa Certosa, in Sardegna, tutta la famiglia, anzi tutte le famiglie, figli di primo e secondo letto, come si dice con metafora inelegante da mobilificio, e tutti i compagni e le compagne (e i più rari mariti o mogli), con tutti i nipotini, per una sorta di reunion completa mai avvenuta, e il tempo è allora buono per cercare di fare qualche storytelling, un romanzetto berlusconiano, insomma, partendo naturalmente à rebours, dalle recenti sofferenze cliniche agli inizi milanesi da via Gluck. Romanzetto sentimentale, togliendo le parti note cioè la politica e la cronaca giudiziaria, concentrandoci invece su soldi e affetti, cioè poi la base normale della letteratura.

 

Chiediamo allora a Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, “zio Fedele” per i figli Marina e Pier Silvio, comunque parente almeno acquisito, un fratello per il Cav.: che bilancio è, Confalonieri? “Eh, cacchio, è un bel bilancio, che domande sono che bilancio è”, dice zio Fedele (parlare con Confalonieri è un’esperienza, ha tempi comici e intonatura milanesissimi: “Lei per che giornale scrive?”. Il Foglio. “E prima?”. Il Riformista. “Ah, sempre grandi tirature, vedo”. Sosteneva Guido Piovene che “Milano ha un punto di grazia che è l’umorismo; esso circola come un gas dalla casa patrizia al negozio di salumiere; non ha nulla a che vedere col lazzo all’italiana né con la commedia veneta. Milano è forse l’unica città italiana dove esiste l’umorismo vero, in senso britannico, che vela e insaporisce le cose senza però modificarle”).

Come alcuni sanno, Confalonieri conobbe Berlusconi dai salesiani al collegio Sant'Ambrogio di via Copernico. Confalonieri ha un anno in meno. I Berlusconi abitano al quartiere Isola, oggi avamposto hipster, un tempo operaio e (se va bene) middle class; Luigi Berlusconi abitava di fronte al circolo Sassetti del Pci; con la mamma Rosa Bossi, segretaria di direzione alla Pirelli. Silvio Berlusconi nasce il 29 settembre 1936. Nel 1943 nasce la sorella Maria Antonietta e nel 1949 Paolo.

 

Era un quartiere di commercianti, anche un po’ malfamato”, ricorda Confalonieri, che abitava a pochi metri dalla casa Berlusconi (il papà, dottor Luigi, è impiegato e poi dirigente alla Banca Pietro Rasini, piccolo istituto nato negli anni Cinquanta dal conte Carlo Rasini; Luigi Berlusconi vi entra come bancario negli anni Trenta, ne diventa direttore nel 1957, ne esce nel 1973 per seguire gli affari del figlio). “Oggi è tutto un corso Como, quelle robe lì, una volta c’era un ponte, che portava all’Isola, che lo separava dalla città, era quasi un paese”, dice Confalonieri al Foglio.

 

I due suonano insieme, come vuole la retorica abusata. Ma è vero che lei non ha mai suonato sulle navi da crociera? “Certo, soffro il mare, anche adesso”. Suonano dunque sulla terraferma: poi, matrimoni e serate. Silvio al contrabbasso e Fedele al piano. Molto Gershwin, “Embraceable You” e “Lady, Be Good”, “I Got Rhythm”, “The Man I Love”, poi Sinatra, Jerome Kern e Rodgers e Hammerstein, tutte le hit dei musical di Broadway. Confalonieri lo licenzia, perché Berlusconi passa troppo tempo a chiacchierare coi clienti. “Cercai di spiegargli che facevo semplicemente marketing, pubbliche relazioni; mi assicuravo che la gente venisse sempre da noi e non se ne andasse altrove”, racconta il Cav. ad Alan Friedman in “My Way” (Rizzoli). “Ma lui diceva: ‘Silvio, mi mancano i bassi’”. Lo licenzia, e “naturalmente me ne andai da un’altra parte, e nel giro di tre settimane tutti venivano a sentire me, e lui fu costretto ad andare fino a Beirut, in Libano, per trovare un ingaggio”.

 

A bordo delle Costa Crociere Berlusconi canta nella “Lambro Jazz Band”: “Eravamo cinque musicisti e facevo anche il cantante. A mezzanotte, facevamo un programma che si chiamava ‘Une voix et une guitare’. Avevo un repertorio di 150 canzoni. Certe volte ne improvvisavo di nuove. Mi è sempre piaciuto scrivere i testi di nuove canzoni. Mi sono divertito un sacco”.

 

Secondo Piovene, il milanese “è lavoratore, e lo ostenta. Ama l’ufficio con calore sentimentale, è infelice se è lontano, a meno che, la sera, non subentri il mito gemello, quello del divertirsi. Riempie allora rumorosamente alberghi di montagna, spiagge e case da gioco”.

 

Berlusconi in crociera fa di tutto: la mattina l’animazione sul ponte, il pomeriggio la guida turistica anche se non è mai stato nei posti (“mi ero letto tutto sulle guide, e sul pullman spiegavo quello che vedevo a destra e a sinistra”, sempre a Friedman). Poi la parentesi francese, cantante di cabaret. Una sera il padre si presenta in teatro: vuoi fare il cantante di cabaret tutta la vita? E lo riporta a Milano.

 

Luigi Berlusconi, il padre, è antifascista, dopo l’8 settembre scappa in Svizzera. La madre, Rosa, va tutte le mattine alla Pirelli e mantiene la famiglia. I Berlusconi si rifugiano in un paesino sul lago di Como, Oltrona di San Mamette. Per il Cav. bambino ha inizio un periodo campestre: munge le mucche. Ogni sera attende l’arrivo del padre alla fermata dei tram, finché una sera la guerra è finita e il papà scende davvero dal tram, e “quello è stato probabilmente il giorno più felice della mia vita”. Questo padre la sera tornava “e sapeva farci stare bene. Anche se era stanco o preoccupato, come apriva la porta in casa nostra entrava la gioia”. “Io dicevo che aveva il sole in tasca” (nasce qui un tormentone berlusconiano dei più classici, forse il papà è stato davvero l’uomo più importante della sua vita). La mamma Rosa è pure importante. Non spendacciona. Emilio Fede al Foglio: “A Macherio arrivava al pranzo della domenica e diceva, guarda, vengo adesso dal parrucchiere, ma ho speso pochissimo eh”.

 

Il primo affare del Cav. è l’acquisto di un terreno in via Alciati, periferia occidentale di Milano (1961). Un giorno è lì in cantiere a torso nudo, con un pennello in mano a dipingere una baracca che dovrebbe servire da ufficio vendite, arrivano dei potenziali clienti, chiedono a questo garzone chi è il direttore del cantiere, Berlusconi fa una voce finta, dice che va a chiamare qualcuno. Poco dopo arriva un ragazzo ben vestito che naturalmente venderà loro l’appartamento, il primo della sua vita (poi la coppia gli dirà di aver visto un giovane manovale incredibilmente somigliante).

 

Il secondo affare è la costruzione di quattro palazzine a Brugherio (1964). Vuole piazzarle al fondo pensione dei dirigenti del commercio; per convincerli (il progetto è ancora sulla carta, ci sono solo pochi appartamenti finiti); ha solo poche settimane per vendere tutto; mobilita parenti e compagni di scuola, che fanno finta di essere clienti interessati; solo una cugina si tradisce perché va in giro a baciare tutti, pensando si tratti di un matrimonio o riunione di famiglia. Per mettere su il prato viene estirpato il manto erboso del campo di calcio dei salesiani, zolla per zolla. Poi Milano 2: il vero grande affare di Silvio Berlusconi, fa i soldi veri, una città giardino per diecimila abbienti, gli frutta il titolo di cavaliere del lavoro. Per partenogenesi tutto nasce da qui: Milano58, la tv a circuito chiuso nata per mostrare la Santa Messa ai residenti aspirazionali; che poi diventa Canale 5. Narra la leggenda che l’unico neo del suburbio prestigioso siano gli aerei troppo vicini, e che con l’aiuto di un prete amante del calcestruzzo, don Luigi Verzé, sia riuscito a spostare le rotte dell’aviazione civile (scusa ufficiale: per non disturbare i pazienti dell’erigendo San Raffaele).

 

San Raffaele Arcangelo, 29 settembre, compleanno di Silvio Berlusconi. Nella suite di trecento metri quadri, lampade imitazione Flos, poltrone imitazione Frau, un lusso ostentato e malinconicamente moderno, il Cav. ha trascorso la sua degenza più lunga, entrato il 6 giugno per uno scompenso cardiaco, uscito il uscito il 5 luglio, un mese esatto. “E’ stata una prova dolorosa”, ha detto, “spero ancora di avere la forza”. Per la prima volta non ha il sole in tasca, per la prima volta il corpo berlusconiano è, per sua stessa ammissione, debole.

 

E’ un bilancio triste, Confalonieri? “Ma per niente, sta recuperando”, dice sempre lo zio Fedele. “E’ il ritorno alla vita, è una cosa bellissima. Sa cosa mi viene in mente? Si legga ‘Divisione cancro’ di Solgenitsin. “Lì il protagonista esce dall’ospedale per la convalescenza e ci sono gli albicocchi in fiore”. Il romanzo è ispirato alla vita dello stesso Solgenitsin che, uscito dal gulag ed esiliato nel Kazakistan, si ammalò e fu curato nell’ospedale di Tashkent nell’Uzbekistan. (“Solo quando il treno sussultò e si mosse, sentì una fitta lì dove c’è il cuore, o l’anima, insomma nel punto centrale del petto, una nostalgia di ciò che si era lasciato dietro”).

 

Milano 2 non è l’Uzbekistan e al San Raffaele non ci sono gli albicocchi. Però la convalescenza ha molto migliorato le cose in casa Berlusconi: “Un mese di emergenza che ha riunito tutti”, dice un amico di famiglia. In particolare i figli, solitamente organizzati su due fronti, i discendenti di Carla Dall’Oglio e quelli di Veronica Lario. I televisivi e gli steineriani. Ma chi sono e cosa fanno oggi gli eredi Berlusconi?

 

Dieci agosto 1966. Nasce Maria Elvira Berlusconi, detta Marina. Primogenita, controcorrente. Presidente di Fininvest e di Mondadori, consigliere di Medusa film, Mediaset e Mediolanum. E’ l’unica che si è sposata, dei figli di Silvio Berlusconi, e questo, secondo un amico di famiglia, “la dice lunga”. Non si sposa infatti Pier Silvio, non si sposano, pur procreando alacremente, Barbara ed Eleonora, né Luigi, i figli del secondo matrimonio. “Con certi cognomi e certi assi ereditari, sposarsi diventa un’opzione sfavorevole”, sempre un adepto. Una volta, per tramandare la borghesia, era necessario il matrimonio, oggi il patrimonio fa prediligere il nubilato. “Marina invece non ci ha pensato due volte”. Sposata nel 2008, nella cappella di Arcore, con Maurizio Vanadia, ex primo ballerino della Scala di Milano, oggi vicedirettore della accademia di danza del teatro, conosciuto all’Opera dov’era andata con la mamma Carla Dall’Oglio, cui rimane molto legata.

Vanadia proviene da una famiglia operaia siculo-piemontese (Marina ha un ottimo rapporto con questa famiglia operaia). Attualmente, e fino ad agosto, Vanadia è in barca con i due bambini Gabriele e Silvio, e il di lui fratello Nuccio. Marina “è un giano bifronte”, dice un conoscente. Faccia dura da manager, molto pragmatica, non guarda in faccia nessuno, “un panzer”. Poi però ha un lato romantico-godereccio. Ha un gruppo ristrettissimo di amici con cui va a mangiare in trattoriacce nel lodigiano o in qualche fraschetta a Peschiera Borromeo. Lì si lascia andare. Si allena ferocemente in palestra cinque volte a settimana, tiene ossessivamente alla forma fisica come il fratello Pier Silvio, ma a differenza di lui riesce a sgarrare. Come il fratello, non si presenta al ristorante senza due piccole buste, due minibag, una contenente gli integratori dietetici e l’altra noci e mandorle ricche di antiossidanti. Gli integratori sono una fissazione: almeno dieci pasticche al giorno tra vitamine varie e Omega3, si consulta spesso sul tema con Pier Silvio, esperto della questione.

Appena può parte però per la Provenza, a Valbonne, dove possiede una grande tenuta, e lì “bisogna avere un fegato perfetto per resistere a una tre giorni in cui si mangia e si beve come se non ci fosse un domani”, dice un amico. Lei non sa cucinare, al massimo una bistecchina o una frittatina, ma le piace fare l’utilizzatrice finale dei piatti pazzeschi che il cuoco Ruggero prepara per lei e i suoi ospiti.

 

La tenuta è composta da una grande villa padronale antica, numerose dépendance, e una villa nuova che avrebbe dovuto essere per il Cav., che però non ci va mai. Ci va spesso invece la mamma, Carla Dall’Oglio, che ha casa a Montecarlo (notazione: nelle settimane di malattia e convalescenza al San Raffaele, Veronica Lario non ha mai telefonato, Carla Dall’Oglio sì). A Marina, a differenza di Pier Silvio, piace ballare, c’è una famosa foto scattata al Billionaire di Monte Carlo, lei scatenata insieme al marito (lui più perplesso), pubblicata su Chi, il settimanale diretto da Alfonso Signorini, sofisticato stratega delle narrazioni di Arcore.

 

Le piace anche molto cantare, – in questo taluni riscontrano prove genetiche di carisma ereditario – soprattutto vecchie canzoni francesi, alla Jacques Brel, alla Edith Piaf. Ma “di scendere in campo in politica non ci pensa neanche, a lei interessano le aziende, che considera il patrimonio anche simbolico di famiglia” (un amico). Ha fatto anche la commessa, in Inghilterra, da ragazza.

 

Scontri di civiltà: con Saviano, con De Benedetti, con Elisabetta Sgarbi. Con l’autore di “Gomorra”, una defatigante e lunga polemica: il Cav. nel 2010 dice sostanzialmente che l’immagine dell’Italia all’estero risente di opere come “La Piovra” e “Gomorra” (tipo Andreotti col neorealismo); risposta scandalizzata di Saviano: me ne vado, “pensavo che Mondadori ed Einaudi avessero gli strumenti per convalidare anche posizioni forti, correnti di pensiero diverse. Dopo le sue parole non so se sarà più così”. Controreplica di Marina: “Mi pare che Saviano non riesca a distinguere tra una libera e legittima critica e una censura”. Contro-controreplica di Saviano, eccetera. Finisce che lui passa a Feltrinelli, non prima di aver dedicato la laurea honoris causa conferitagli dall’Università di Genova alla Boccassini che sta indagando Ruby Rubacuori. Finale di Marina: “Mi fa letteralmente orrore che una persona come Saviano, che ha sempre dichiarato di voler dedicare ogni sua energia alla battaglia per il rispetto della legalità, sia arrivata a calpestare tutto quello per cui ha sempre proclamato di battersi”.

 

Altra battaglia, quella con l’arcicompetitor Cdb: anche in questo caso, è alla primogenita che spetta l’attacco frontale: per il cosiddetto lodo Mondadori (annosa vicenda che contrappone il Cav. a Cdb per il possesso della casa editrice, conclusa con la condanna definitiva della Fininvest di Berlusconi al versamento di un maxi-risarcimento (494 milioni di euro) alla Cir di De Benedetti. Marina: “Schiaffo alla giustizia”, “accanimento sempre più evidente”, “autentico esproprio”; in altre circostanze ha definito Cdb “altro che imprenditore, un inarrivabile prenditore, il numero uno di quel capitalismo cannibale che pensa solo ad arricchirsi senza dare nulla in cambio, anzi, costruisce le sue fortune sulle sfortune altrui”.

 

Insomma la ragazza non ha complessi: e risponde al vero che sia stata lei a sfrattare, insieme a “zio Fedele”, Mariarosaria Rossi, Deborah Bergamini e Alessia Ardesi, non è invece vero che Francesca Pascale, fidanzata in carica del Cav., sia stata sfrattata a villa Giambelli (la villa brianzola attualmente in ristrutturazione a lei destinata). Altra leggenda metropolitana è quella secondo cui sarebbe stata ripristinata, nel clima di restaurazione generale, Marinella, mitologica antica segretaria del Cav., e però fedelissima di Veronica Lario, dunque non proponibile.

 

Marina Berlusconi è molto riservata come quasi tutti i rampolli Berlusconi; forse per questo è stata spesso trasfigurata, interpretata; lei pure è stata un po’ in cerca d’autore, trasfigurandosi da sola, è difficile trovare due foto in cui abbia la stessa faccia. Molto attenta alla moda, legge molte riviste, e pare che finalmente abbia trovato un parrucchiere che la soddisfi (negli anni “son cambiati più parrucchieri che amministratori delegati Mondadori”, dice un insider).

 

Qualcuno dunque ha ricamato, interpretato, inventato: come nel clash antropologico con la sofisticata, nervosa, avant-gardista Elisabetta Sgarbi, nella fusione Mondadori-Rizzoli, in cui era facile ironizzare sulla differenza tra l’editrice scapestrata, “bettywrong” su Twitter, regista e rockstar, e la sciuretta Marina Berlusconi, attenta solo ai fatturati. Marina anche lì invece non si è persa d’animo e ha scritto (questa volta al Foglio; “non vorrei sembrarle presuntuosa, caro direttore, ma capire la differenza tra un libro e un detersivo non è cosa poi così complicata, perfino io ci sono arrivata”). Vittorio Sgarbi, al Foglio: Marina “è una persona che non si fa intimidire dal luogo comune, e con la mia sorella sono in ottimi rapporti, la contrapposizione tra l’editrice colta e sofisticata e la commerciante è del tutto falsa”.

 

Ha una compagnia fissa di amici: il direttore di Chi Alfonso Signorini, poi Franco Currò, responsabile della comunicazione Fininvest, ex giornalista di Panorama, e, si dice, suo ghost writer; sua moglie Paola Caviggioli, ufficio stampa di Sperling & Kupfer (controllata da Mondadori). Altri amici-dipendenti: l’amministratore delegato di Fininvest, Danilo Pellegrino, e il direttore dell’accademia di ballo della Scala, Fréderic Olivieri, di cui Vanadia è il numero due.

 

Il figlio maggiore di Marina, Gabriele, pare abbia ereditato la vena musicale dei Berlusconi, pare bravissimo al pianoforte (viene sottoposto a estenuanti sessioni sorvegliate dalla stessa madre); romantico e creativo, “molto bambino, nonostante i tredici anni” (un’amica di famiglia); mentre Silvio jr, 11 anni “uguale al nonno, ha già la fidanzatina e tutto”. Compie gli anni il 29 settembre anche lui. Ha un account Instagram, dopo due anni di estenuanti negoziati con la madre, molto attenta all’educazione dei figli. I bambini vanno a una segretissima scuola internazionale a Milano, rigorosamente non steineriana. Possono guardare la tv.

Pier Silvio è il secondogenito (Milano, 28 aprile 1969). Ha un fisico bestiale, è nativo televisivo. A quindici anni debutta in video al “Drive In” accanto a Lory Del Santo, in una immagine di anni Ottanta in purezza (lui è biondo, probabilmente con mèches, ha uno strano ciuffo e dietro qualcosa che assomiglia a un codino); ha una giacca chiara con enormi spalline e sotto una polo bianca, un’espressione indecifrabile (Lory del Santo recentemente ha confessato che gli avrebbero sbagliato il trucco, “sembrava Joker di Batman”). Ma già prima a Pier Silvio e Marina erano richiesti consigli dal papà imprenditore su quali fossero le loro trasmissioni preferite e “cosa amano i giovani”. Casa Berlusconi è probabilmente l’unica casa d’Italia in cui i bambini sono incoraggiati a guardare più tv possibile. Ossessione per il corpo: molta corsa, palestra, fotografato su Chi con un corpo da terminator. Fissazioni alimentari, “sa esattamente quali sono i livelli di insulina giusti, quali le quantità di carboidrati”, dice un conoscente al Foglio. Lui stesso ha confessato (a Vanity Fair) una passione per la psiconeuroendocrinologia: “Ho studiato molto la materia. E’ una passione partita dal mio amore per lo sport e il benessere fisico. C’è qualcosa di filosofico, il tentare di trasformare yin e yang in scienza, i due opposti devono convivere e raggiungere un equilibrio. La mente, lo spirito e il corpo”. Secondo Emilio Fede, la mattina beve cinque bicchieri d’acqua tiepida e poi le consuete noci (al Foglio). Fa una vita militare: dal lunedì al venerdì è in ufficio a Cologno Monzese, e la sera va a dormire ad Arcore, a casa del padre (a differenza di Marina, che abita a Milano, in zona corso Venezia, anche qui sta l’emancipazione). Non ha amici, non ha compagnie di amici, non va al cinema, non va in discoteca. Il venerdì riprende la macchina e corre a Paraggi, vicino a Portofino, dove abita la compagna Silvia Toffanin, insieme ai bambini, Lorenzo Mattia, di anni sei, e Sofia Valentina, di mesi 11. Lorenzo Mattia è andato all’asilo a Santa Margherita Ligure e lì farà le elementari, e anche la femmina seguirà questo percorso. Anche questo è un tentativo di mimetizzarsi.

 

Pare che come Marina, anche Pier Silvio abbia sofferto l’infanzia blindata: insieme sono stati spediti all’estero per i rischi di rapimento, insieme spesso hanno avuto precettori in casa. Marina ha reagito a modo suo, Pier Silvio è ancora più riservato. Nel menage di casa Berlusconi, “Silvia Toffanin viene un giorno alla settimana a registrare ‘Verissimo’ e poi torna a Paraggi”. Notazione: il castello di Paraggi sorge su un curvone incantevole e muscoso che da Santa Margherita porta a Portofino: i Berlusconi vi stanno in affitto, perché l’immobile è dei Bonomi; di quel Carlo Bonomi che ha provato (senza successo) la scalata a Rcs, l’aveva acquistato la nonna, la mitica Anna Bonomi Bolchini, “lady finanza” o “gran sciura dei dané” secondo le diciture d’epoca, che scacciava Ernest Hemingway in visita, che aveva acquistato la Durban’s e la Mira Lanza perché in bagno e in cucina voleva solo prodotti delle sue industrie, che non aveva mai voluto vendere il maniero ai Berlusconi (il Cav. trova spesso sul suo percorso ostacoli immobiliari, dovuti a proprietari molto liquidi e molto orgogliosi, come a palazzo Grazioli).
Pier Silvio ama le auto, “ogni nuovo modello di grossa cilindrata che esce, lui se lo compra”, dice un conoscente. Gli piacciono sportive, ama le Porsche (nel 2011 ha avuto un incidente a bordo di una 911 sul percorso Milano-Genova, autostrada tremenda). Non ama le Ferrari. Unica trasgressione antisalutista: il sigaro.

 

Ha una figlia grande, “classica cazzata di gioventù”, commenta un conoscente, “lui aveva vent’anni, aveva una fidanzatina che è rimasta incinta, hanno deciso di tenerla, per anni non ha avuto nessun rapporto con la bambina ma adesso sta recuperando, si vede spesso a Paraggi” (la bambina oggi ha ventisei anni, si chiama Lucrezia Vittoria, col doppio nome classico dell’onomastica berlusconiana).

Barbara Berlusconi (30 luglio 1984). Primogenita di Veronica Lario, tenuta a battesimo da Bettino Craxi. Bionda, colleziona cariche all’interno del gruppo, e fidanzati appariscenti. Dal 2003 è nel cda della Finivest. Dal 2011 in quello del Milan. Ci provato con la Mondadori, riserva di Marina, e le è andata male. Ci ha provato col Milan e dopo una virulenta questione con Galliani le è andata bene (è vicepresidente e amministratore delegato con delega “alle funzioni sociali non sportive”, cioè praticamente al marketing, mentre Galliani rimane vicepresidente vicario e amministratore delegato con delega all’area sportiva). Ma adesso coi cinesi alle porte di Milanello “rischia di trovarsi con un pugno di mosche in mano”, ha scritto Ettore Livini su Repubblica. Cioè con l’acquisto della intera squadra da parte di Richard Lee (e non solo dell’80 per cento come inizialmente pattuito) pare non garantibile un suo posto in cda, e perciò si affacciano “ipotesi da brividi, dice chi la conosce, per gli equilibri di Arcore dove Veronica Lario attentissima al futuro dei figli non ha mai perso d’occhio la situazione”. Barbara abita a Macherio, ma non nella grande casa in cui è cresciuta, quella con l’orto e le caprette; che è ormai chiusa come il capitolo Veronica. In una dépendance, come i fratelli.

 

Ha due figli, Alessandro, 9 anni, ed Edoardo, 7, nati dalla sua relazione con Giorgio Valaguzza, analista finanziario, socio di Luigi Berlusconi e rimasto in ottimi rapporti con la famiglia. Dopo una relazione col calciatore Pato, da tre anni è fidanzata con Lorenzo Guerrieri, belloccio studente di Economia alla Bicocca, da cui attende un terzo figlio che dovrebbe arrivare questa estate. Lui lavora in una enoteca a Monza, e forse è addirittura povero.

 

Eleonora Berlusconi (7 maggio 1986). Riservatissima, non compare, non si trucca, non va alle feste, è l’unica Berlusconi a non avere una voce dedicata su Wikipedia. Forse per vendicarsi di tanto anonimato rispunta su spiagge cristalline, mostrandosi forse con nemesi vanitosa ai teleobiettivi accanto a lussureggianti modelli, con cui poi si riproduce. Fuori dai riflettori, ha studiato in America, fino a un anno fa non ha avuto alcuna carica nelle aziende di famiglia, poi è stata nominata consigliere delegato della Holding Quattordicesima, che raduna il patrimonio dei tre figli di Veronica, e che controlla il 21,4 per cento di Fininvest che a sua volta controlla il gruppo (ma la carica è onorifica, e la condivide con chi veramente amministra i beni dei “piccoli”, cioè Luigi). Tre anni fa è diventata mamma di Riccardo, frutto dell’amore col succitato modello inglese Guy Binns (1,89 di altezza, 44 e mezzo di piede, tutti i dettagli feticistici sul sito dell’agenzia che lo rappresenta, tale Supa Models). Col quale produrrà una seconda erede che dovrebbe arrivare a momenti. L’annuncio del lieto evento fa parte della categoria del grottesco berlusconiano, il Cav. lo dà durante una manifestazione di Forza Italia ma si sbaglia, sostenendo che sia in arrivo un nuovo nipotino, ma di Pier Silvio. Abita tra Macherio e Londra.

 

Interessante notare che la discendenza Berlusconi non rispetta i canoni della gentrification: a differenza delle altre grandi dinastie padronali italiana, Agnelli e De Benedetti, non ha cercato ibridazioni nobiliari, non ha trovato cavalieri o dame di casati magari decotti; è passata direttamente dalla Milano neorealista dell’Isola alla soap opera tra Almodovar e i calciatori-modelli. In questo i Berlusconi rimangono ferocemente, orgogliosamente non borghesi. Dalla Sardegna, intanto, altri aggiornamenti di famiglia: Paolo Berlusconi, l’11 luglio, ha visto il figlio Billy convolare a nozze, come si dice, con la “pr” milanese Matilde Bruzzone, nella Villa Dolce Drago, residenza di Paolo a Porto Rotondo.

 

Luigi Berlusconi. E’ lui l’unico un po’ borghese. Nato in Svizzera il 27 settembre 1988, quasi cinquant’anni esatti dopo il padre. Detto anche “il pretino” per un famoso aneddoto che il padre raccontò in televisione, a Paolo Bonolis (2006): “Telefono, chiedo di Luigi e mi dicono di richiamare dopo cinque minuti perché è raccolto in preghiera. Richiamo e mi dicono che è ancora raccolto in preghiera. Sbotto: ma allora sta dicendo messa!”. Frequenta l’Ordine di Malta, con cui va spesso a Lourdes a portare aiuto agli ammalati. Coltiva una feroce riservatezza. Avere notizie di Luigino è più arduo che indagare su Scientology. Nessuno sa, nessuno parla. Contattati degli amici dell’Ordine di Malta: “Sì, va a Lourdes. Usando un cognome che non è il suo; intorno gli hanno creato un diaframma di protezione”. Non si sa se usi il cognome materno (Bartolini) come per creare la Fondazione Opsis Onlus che finanzia diversi progetti sociali (recupero ragazzi con storie difficili, ma “non siamo autorizzati a rivelare altro”, vabbè). “Sensibile al fascino femminile come il padre”, suggeriscono amici milanesi che lo seguono nelle trasferte maltesi; comunque il Luigino, il più borghese nella discendenza Berlusconi, è difficile vederlo accanto a modelle o socialite tatuate: normalmente (su foto che poi finiscono regolarmente sui rotocalchi, quello della Real Casa in primis) ecco piuttosto ragazze di buona famiglia: è stato fidanzato con Ginevra Rossini, figlia di Giulia Ligresti, e poi soprattutto con tale Federica Fumagalli, attualmente in carica, tra vari tira e molla che normalmente promettono benissimo nel lungo periodo.
E’ sportivo ma non pompato, viene fotografato in barca e in spiaggia con boxer classici, per contrasto col cognato Guy Binns, compagno di Eleonora, fotomodello, in costume aderente e muscolo guizzante. Per Luigi si sceglie uno storytelling più salutistico-vitaminico: “Ricorda l’eroe dei fumetti signore dei mari, mentre si esibisce in una difficile evoluzione con il FlyBoard, la speciale attrezzatura collegata a un jetski, che permette la propulsione con un getto d’acqua sotto la superficie e in aria”, scrive l’house organ Chi. “L’ultimogenito dell’ex premier compie ogni tipo di evoluzione, tuffandosi, decollando o riemergendo e mostrando un fisico molto in forma”.

 

Fisico molto in forma ma non scolpito, yacht con moderazione, passeggiate sulla neve in Engadina, molti cappotti, barbe fatte, niente orecchini né piercing. Solo un tatuaggio ma nascosto sulla nuca. Rich kids of Macherio, no grazie. Si tiene lontano dalla televisione feudo di Pier Silvio (“non è la mia strada”) e dall’editoria (feudo di Marina), dal calcio nonostante il tifo per il Milan (feudo di Barbara). Forse per esclusione o forse per indole preferisce la finanza, come un Nanni Bazoli in sedicesimo (forse il professore bresciano rabbrividirà leggendo) o un abate Tovini, ma cattolicesimo e finanza hanno regalato molto pil e molta letteratura alla Lombardia: ecco allora la laurea “in” Bocconi, poi lo stage a Jp Morgan a Londra (“mi aprì gli occhi definitivamente sul mio futuro”) e quello alla Sator di Matteo Arpe, a cui ha affidato anche denari propri.

 

Poi, lo storytelling della startup, oggi inevitabile nel cursus honorum del giovane dabbene. La Holding Italiana Quattordicesima, che fa capo a Luigi, Eleonora e Barbara, e che è di fatto guidata da Luigi, oltre ad avere in pancia il 21 per cento dell’impero Fininvest investe in tecnologie: ha comprato e rivenduto il portale di compravendita Facile.it con una plusvalenza di una ventina di milioni. In proprio, coi soldi suoi, fa poi tentativi di nazareni societari con Marco Carrai, imprenditore turborenziano. Al telefono Carrai dice che Luigi Berlusconi “è un amico prima che un socio”, “un ragazzo straordinario, con una grandissima umanità e profondità e gli fa onore rischiare investendo in società innovative ad alto rischio”; in particolare la società in questione è Eligotech, una startup con base ad Amsterdam che opera nel settore dei big data, che tra i soci ha proprio Luigi Berlusconi, e si è fusa con CGnal, altra società high tech del settore, che fa capo a Carrai. “E’ cosa di qualche mese fa, loro avevano una tecnologia che ci interessava”, commenta col Foglio Carrai. “E’ l’unica operazione che abbiamo fatto insieme”.
Ma se si cerca di osare oltre l’agiografia da startupper di Dio, non si arriva da nessuna parte. “Ragazzo d’altri tempi”, dice al Foglio chi lo conosce. Nella vecchia sede della Holding Quattordicesima, a via Carroccio, aria da startup se non proprio californiana in flip flop, almeno molto informale, insieme ai soci-ragazzini e amici anche del tempo libero Gianluigi Casole e Andrea Colombo. Ci si ricorda del Luigino che andava a rispondere di persona al campanello, ed era facile vederlo alla “Emiliana Tortellini” di via Ausonio, con una scorta discreta, causa di fastidi più al destinatario che non alla collettività. “Un lord”, è anche uno dei Berlusconi esteticamente più avvantaggiati, sicuramente il più alto di sempre, ben oltre il metro e ottanta. Abita tra Macherio e il centro di Milano.

 

Cosa si diranno dunque i cinque Berlusconi al cospetto del padre, quest’estate in Sardegna? Di sicuro non litigheranno per l’eredità; non solo perché il pezzo di pane non dovrebbe mancare mai, ma perché “non è proprio il momento”, dice un amico di famiglia. Dopo la convalescenza, in attesa di festeggiare gli ottant’anni, il clima a casa Berlusconi è molto cambiato: bonificate le frequentazioni, eliminati i viaggi a Roma, si pensa al riposo e alle prossime nascite (i figli di Barbara ed Eleonora che arriveranno quasi contemporaneamente). Si approfitta della nuova concordia soprattutto tra i figli delle due diverse generazioni.
Poi, col tempo, si potranno discutere le possibilità del futuro: non si sa se questa pax del San Raffaele, rafforzata dalla convalescenza, durerà in eterno. Di sicuro, per il momento, timori e tremori sull’impero berlusconiano non sembrano fondati. Tutti i figli sono molto legati alle aziende. Pier Silvio, dice un manager vicino a Mediaset, “di vendere non ci pensa per niente”. “Ha quarantacinque anni, certo non gli manca la liquidità”. “Del resto, vendere per quale motivo? Per poi ritrovarsi con centinaia di milioni da investire? E dove? E come? In altre aziende? Meglio la propria, allora”. Insomma non paiono realistiche le voci per cui l’operazione Vivendi (la vendita di Mediaset Premium in cambio del 3,5 per cento nel colosso francese) sarebbe un antipasto di una vendita in blocco dell’impero di Cologno Monzese.

 

Al contrario, prosegue il manager, “è un’operazione strategica: si vende una piccola società in cambio di una quota in un colosso mondiale, il gruppo Vivendi, di cui Mediaset diventa secondo azionista”. “Oltretutto Pier Silvio è molto appassionato alla sua azienda, anche se non fa gli utili fantasmagorici dei tempi d’oro, quando Mediaset macinava 600 milioni di euro l’anno di utili netti, contro i 4/6 di oggi. Oggi è un’azienda che quasi non guadagna. Ma neanche perde. E’ un’azienda messa bene, ha i contenuti digitali, in futuro potrà crescere”.

 

Marina nemmeno, non vuol sentir parlare di cessioni: così come lui è legato alla tv la primogenita ama il suo mestiere; e in definitiva “meglio padroni che azionisti, e hai comunque un ruolo. Di certo non hanno bisogno di cash. Insomma, di vendere non ci pensano proprio”.

 

Certo, poi gli assetti familiari futuri sono imprevedibili: il patrimonio tra i figli è stato diviso equamente in cinque parti uguali. Marina con la sua Holding Quarta e Pier Silvio con la sua Quinta controllano il 7 per cento a testa di Fininvest, esattamente quanto Barbara, Eleonora e Luigi con la loro Holding Quattordicesima che ne ha il 21; certo tutto dipenderà dalle possibili alleanze tra fratelli, in grado, queste sì, di cambiare gli equilibri. E soprattutto da come verrà divisa un giorno lontanissimo la quota di maggioranza del Cav., circa il 60 per cento. In totale, un patrimonio stimato in circa 7 miliardi di euro, alla luce del quale anche alcuni conflitti sottotraccia paiono risibili (il ruolo di Barbara nel Milan, il fatto che vi siano molti denari ma troppe poche aziende per cinque fratelli).Ma i ruoli e la legittimazione sono importanti, le ambizioni imprevedibili.

 

Al momento però di soldi non si parla, non sta bene e soprattutto adesso è il tempo della convalescenza e della presa di coscienza: “Prima il padre lo vedevano come un superuomo, era l’imprenditore, il presidente del Consiglio, adesso per la prima volta ne vedono la debolezza”, dice un amico di famiglia. “E’ arrivato il momento in cui il ruolo dei figli si ribalta e diventano un po’ genitori”. “Momento doloroso ma necessario”. E chissà cosa penserà il Cav., tra figli e nipoti, a villa Certosa nella veste inconsueta di patriarca saggio, chissà se sentirà qualcosa, come recita Solgenitsin in “Divisione cancro”, qualcosa dalle parti “del cuore, o l’anima, insomma nel punto centrale del petto, una nostalgia di ciò che si era lasciato dietro”.

  • Michele Masneri
  • Michele Masneri (1974) è nato a Brescia e vive prevalentemente a Roma. Scrive di cultura, design e altro sul Foglio. I suoi ultimi libri sono “Steve Jobs non abita più qui”, una raccolta di reportage dalla Silicon Valley e dalla California nell’èra Trump (Adelphi, 2020) e il saggio-biografia “Stile Alberto”, attorno alla figura di Alberto Arbasino, per Quodlibet (2021).