Festa dell'ottimismo

Pinelli: "La separazione delle carriere non sarà di pregiudizio per i cittadini"

Il vicepresidente del Csm: "Spero che le correnti tornino a essere dei centri culturali di visione del modello di magistrato nella società anziché degenerare in luoghi di spartizione di posti e di potere"

Redazione

"E' vero che l'aspetto della separazione delle carriere non deve essere valutato come assolutamente risolutivo per il sistema giustizia. Detto questo, non credo che la separazione delle carriere, qualora approvata, sarà di eventuale pregiudizio per i cittadini". Così Fabio Pinelli, vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, intervistato alla Festa del Foglio a Firenze da Ermes Antonucci. "Faccio presente - ha aggiunto - che in tutti i Paesi del mondo che hanno un processo accusatorio è prevista la separazione delle carriere, così in Germania, in Svezia, in Canada, in Portogallo. Noi tra l'altro abbiamo adottato un modello che è quello portoghese che prevede l'assoluta autonomia e indipendenza del pubblico ministero da ogni altro potere e dunque viene evitato il paventato rischio della sottoposizione del pm all'esecutivo. A mio giudizio, è assolutamente imprescindibile il mantenimento dell'autonomia e dell'indipendenza del pubblico ministero da qualunque altro potere". 

Il Csm sembra non essersi ancora liberato dallo scandalo Palamara. Ci sono ancora quei meccanismi contorti? "La cosiddetta degenerazione correntizia si è certamente molto affievolita con questa consiliatura. Il mio sforzo personale e del Comitato di Presidenza è sempre stato nella direzione di trovare un'intesa e una coesione. Dopodiché le correnti esistono, inutile negarlo. Ma il punto è che nascono con l'idea di disegnare un modello di magistrato nel Paese che legittimamente può essere diverso nella visione anche culturale di ciascuno. Il mio auspicio è che le correnti tornino ad essere dei centri culturali di visione del modello di magistrato nella società, anziché degenerare, come è accaduto in passato in luoghi di spartizione di posti e di potere".

Sempre a proposito del Csm, Pinelli afferma che "questo Consiglio, lo dico orgogliosamente, funziona, la sezione disciplinare funziona, c'è un'attenzione e un rigore anche sugli illeciti disciplinari dei magistrati che è vagliato con la massima prudenza e attenzione, io credo che sia arrivato il momento di dire che una fase difficile, storica, è alle spalle e finalmente il Consiglio superiore ha preso un passo di cui essere assolutamente fiduciosi anche per il futuro".

"La discesa in campo su una questione che io comprendo colpisce la magistratura al cuore" è tale per cui "mi rendo conto che la magistratura senta la necessità legittimamente di esporre la propria opinione, ma non deve sorpassare quella linea che la rappresenta agli occhi dei cittadini come un attore politico. La magistratura non può costituzionalmente entrare sul ring politico. La magistratura non deve aprire al conflitto. Nasce per risolvere il conflitto, la sua imparzialità sta proprio sul fatto che è arbitro dei conflitti, non pare dei conflitti".

Sull'emergenza nelle carceri, Pinelli dice che "abbiamo una visione miope su questa questione, abbiamo perso il senso dell'umanità della pena. Fatto salvo casi del tutto eccezionali, per fortuna le pene hanno comunque una fine e le persone rientrano nel contesto della società civile. Credo che ci siano due aspetti: il primo è quello di far fronte a una situazione che è emergenziale. Poi ci vuole una visione più ampia del diritto penale, di cosa significhi il carcere".