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Irene Tinagli: "Oggi il Mes è adeguato, per il Recovery serviranno mesi"

Redazione

Micol Flammini intervista la presidente della commissione Affari economici e monetari al Parlamento europeo. Tra i temi affrontati, il ruolo del Recovery Fund e del Fondo salva stati, e l'importanza della solidarietà europea 

Davanti alla seconda ondata, è ancora attuale il Recovery Fund? “Sì, avere risorse per supportare investimenti europei è un tema che non passa di moda", dice Irene Tinagli, esponente del Pd, presidente della commissione Affari economici e monetari al Parlamento europeo. "Certo, è vero che ci troviamo in una situazione diversa rispetto a quando abbiamo trovato l’accordo perché siamo di fronte alla seconda ondata (e non sappiamo quando ne usciremo), a nuovi lockdown, a uno scenario di prolungamento delle casse integrazioni. Però credo che il Recovery fund resti un pilastro fondamentale, ma dobbiamo avere la flessibilità mentale e la creatività di poter capire quando è il momento di mettere in campo misure diverse, più immediate, più focalizzate sull’emergenza, come il piano Sure”.

 

Tra gli strumenti di emergenza c'è il Mes, ovviamente, che continua a essere un tabù in paesi come l’Italia. Che senso ha oggi rifiutarlo? “Non solo l’Italia, anche altri paesi hanno aspettato a usarlo perché magari pensavano non sarebbe stato necessario intervenire con ulteriori spese sul fronte sanitario quando i contagi iniziavano a scendere. Il quadro di adesso purtroppo ci ripropone una situazione di emergenza in cui dobbiamo metter mano a investimenti in campo sanitario, quindi il Mes penso sia uno strumento adeguato perché avremo molti mesi prima che il Recovery entri in vigore in modo operativo, e in questi mesi se la situazione rimane questa, dobbiamo tamponare l’emergenza tramite gli strumenti disponibili o immaginarne di nuovi”.

 

Spagna e Portogallo hanno detto che prenderanno solo i prestiti del Recovery fund. Che senso ha? “Il Recovery fund entrerà in vigore tra alcuni mesi. In questo lasso di tempo, i paesi si sono già indebitati molto e quindi ora sono timorosi e riluttanti a caricarsi di nuovi prestiti che andranno a gravare il debito pubblico. Io credo che un problema sia anche l’incertezza su come e quando rientrerà in vigore il patto di stabilità, che adesso è stato sospeso, ma che non sappiamo ancora con esattezza quando riprenderà e con quali regole”.

 

L’Ue, durante questa prima fase della pandemia, è cambiata a ritmi inaspettati. Abbiamo sentito parlare spesso di solidarietà. Possiamo considerare questa solidarietà un capitale che l’Ue si porterà dietro? “Io spero che sia uno spirito europeo emerso per restare, e non circostanziato all’emergenza. Bisogna essere consapevoli che la solidarietà debba essere supportata da una fiducia. E credo che molti paesi siano stati capaci di mantenere questa fiducia reciproca. Ma non è solo una questione di solidarietà: se l’Ue non riesce a superare insieme questo momento, si sfalderà anche da un punto di vista economico”.

 

E' proprio vero che la pandemia ha riabilitato il valore degli esperti e della competenza? “La competenza riguarda il modo in cui prendi le decisioni, la serietà con cui affronti una situazione. Può anch’essa non portare al successo o alla verità, ma di sicuro impedisce di arrivare a disastri, che invece sono sicuri se ci si affida agli slogan o al caso, e questo purtroppo è successo durante la pandemia”.

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