Ansa
Editoriali
La partecipazione alla lotta referendaria e il danno alla credibilità della giustizia
Le opposizioni hanno considerato inopportuna la scelta delle consigliere laiche Eccher e Bertolini di scendere in campo come fondatrici del comitato "Sì riforma". La critica è legittima e più che fondata: si tratta di una sgrammaticatura istituzionale
E’ opportuno che dei membri del Consiglio superiore della magistratura si mettano a fare campagna elettorale referendaria? La critica viene mossa alle consigliere laiche Claudia Eccher, di area Lega, e Isabella Bertolini, di area FdI, che sono scese in campo come fondatrici del comitato “Sì riforma”, favorevole alla legge Nordio sulla separazione delle carriere dei magistrati. Per le opposizioni, si tratta di una scelta inopportuna per chi fa parte di un’istituzione di garanzia, com’è appunto il Csm, che rischia di non apparire più come un organo imparziale. La critica è legittima e più che fondata: la partecipazione attiva a una campagna elettorale così importante ad alta intensità di scontro politico è una sgrammaticatura istituzionale.
Le dirette interessate si difendono dicendo che la libertà di opinione e di partecipazione politica sono un diritto costituzionale, che vale anche per i membri del Csm. Ricorda qualcosa? E’ lo stesso argomento usato dai magistrati per schierarsi attivamente sul fronte opposto, quello contro la riforma. L’Anm, il sindacato unitario dei magistrati, ha addirittura fondato un comitato decidendo come organizzazione, anche andando contro il proprio statuto, di trasformarsi in un “soggetto politico”. L’Anm, così come i singoli membri del Csm, avrebbero potuto esprimere liberamente le proprie opinioni ma tenendosi lontani dalla contesa politica e lasciando fare la campagna elettorale ai partiti. Hanno invece deciso di scendere in campo, di fare la propaganda e organizzare il consenso senza curarsi delle conseguenze di questa scelta sulla reputazione e percezione dell’istituzione nell’opinione pubblica. Vale per la magistratura e anche per il Csm. Qualunque sarà il risultato del voto, dopo la lotta nel fango della campagna referendaria, tra i cittadini aumenterà – a ragione – la sensazione che in Italia la giustizia sia politicizzata.