Foto:Ansa. 

E' successo ancora

L'incredibile filotto di verità alternative di Gratteri anche sui narco stati

Luciano Capone

Il procuratore si improvvisa esperto di geopolitica e diffonde falsità sui narcostati del Sud America: Maduro non avrebbe legami con il narcotraffic. Eppure due suoi nipoti sono stati arrestati per traffico di droga dalla Dea. E anche sulla Colombia sbaglia

Nicola Gratteri ha due caratteristiche. La prima è che è sempre sicuro di quello che dice. La seconda è che, molto spesso, non sa nulla di quello che dice. Il procuratore di Napoli è tornato sul luogo del delitto, “Dimartedì” su La7, dove un mesetto fa diffuse una falsa intervista a Giovanni Falcone per arruolare il magistrato ucciso dalla mafia nella campagna elettorale contro la separazione delle carriere. Stavolta Gratteri, intervistato sempre senza contraddittorio da Giovanni Floris, oltre che del referendum sulla giustizia, ha parlato di qualcosa che dovrebbe conoscere: il traffico di droga. Non fosse altro che era lì per pubblicizzare il suo ultimo libro sul tema, scritto con Antonio Nicaso, dal titolo “Cartelli di sangue. Le rotte del narcotraffico e le crisi che lo alimentano” (Mondadori). Il problema è che Gratteri, con la solita sicumera, si è messo di nuovo a inventare la realtà. Il magistrato calabrese si è così lanciato nella geopolitica. 

Anche perché, in questa fase, come dimostrano le iniziative di Donald Trump il traffico di droga ha assunto un’enorme rilevanza nella politica internazionale. Sul tema Gratteri ha una teoria tutta sua. “Trump ha circondato il Venezuela con le sue navi e la marina militare, deve bombardare il Venezuela perché è un narcostato. Ma non è assolutamente vero”. Non si sa se le barche affondate trasportassero cocaina, dice il magistrato, “lì sopra può esserci anche avocado”. La realtà è un’altra: “La cocaina si produce in Colombia. Trump per coerenza dovrebbe bombardare le raffinerie di cocaina nella foresta amazzonica, ma in Colombia non in Venezuela”. E allora perché non lo fa? “Perché la Colombia è l’unico stato del Sud America rimasto fedele agli Stati Uniti”, dice Gratteri dispiegando la sua teoria del complotto. “Perché non va lì? Perché il presidente della Colombia dice che la cocaina fa male come il whisky? Sa cosa vuol dire questo messaggio? Formare l’opinione pubblica alla legalizzazione della cocaina per far diventare la Colombia ricca come l’Arabia con il petrolio. E’ da un anno e mezzo che questo discorso strisciante comincia a girare”. Applausi del pubblico, ringraziamenti dell’intervistatore.

Il problema è che la surreale teoria di Gratteri è completamente falsa. Innanzitutto è un po’ esagerato escludere il regime venezuelano dal narcotraffico, non fosse altro perché due nipoti del dittatore Nicolás Maduro sono stati arrestati nel 2015 dalla Dea ad Haiti dove erano andati per spedire 800 chili di cocaina negli Stati Uniti: i narcosobrinos (narco nipoti), condannati a 18 anni, sono poi ritornati nel 2022 in Venezuela in uno scambio con cittadini americani imprigionati dal regime dello zio dittatore.

Ma non è neppure questo l’aspetto più grottesco dell’intervento di Gratteri. Definire la Colombia come “l’unico stato del Sud America rimasto fedele agli Stati Uniti” dimostra un’ignoranza della realtà davvero spaventosa, non solo per un procuratore ritenuto esperto di narcotraffico ma per un qualsiasi cittadino che abbia sfogliato un giornale nell’ultimo anno. Il presidente della Colombia è Gustavo Petro, un ex guerrigliero marxista, politicamente allineato a Chávez e Maduro, con cui Trump si sta scontrando ferocemente. Altro che “alleato fedele” degli Stati Uniti. All’inizio del suo mandato Trump ha imposto dazi abnormi sulla Colombia per il blocco del rimpatrio dei migranti illegali e in risposta Petro lo ha paragonato a Hitler. Sul tema della droga, Petro ha chiesto alle Nazioni Unite di avviare un procedimento penale contro Washington per l’affondamento delle barche di presunti trafficanti in Venezuela. Mentre Trump ha prima tagliato gli aiuti economici alla Colombia e, il 24 ottobre, ha imposto sanzioni personali a Petro per il mancato contrasto al traffico di droga.  Pochi giorni fa, Trump ha minacciato apertamente Bogotà: “La Colombia produce molta droga, hanno fabbriche di cocaina che vendono negli Stati Uniti. E’ meglio che si dia una svegliata – ha detto riferendosi a Petro – perché sarà il prossimo”.

Non si capisce su quali basi Gratteri costruisca le sue fantasiose teorie. Ormai è diventato, su vari temi, un diffusore di false verità. Forse è esagerato pretendere che, quando il procuratore è ospite in tv, ci sia un contraddittorio o un fact checking delle sue affermazioni. Ma quantomeno un intervistatore che abbia sfogliato i giornali stranieri per sapere, anche vagamente, cosa succede nel mondo.

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali