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Modello Portogallo
“Non preoccupa la separazione delle carriere ma il sorteggio”, dice il capo dell'Anm portoghese
Nel comunicato del sindacato dei pm portoghesi si legge che questa riforma costituzionale rappresenta una minaccia per la democrazia: "Ho il sospetto che il sorteggio sia un modo per cercare di ridurre il potere d’influenza delle associazioni professionali", dice il presidente Paulo Lona
Lisbona. La riforma della separazione delle carriere dei magistrati è stata ribattezzata in Italia come “portoghese”, perché creerebbe un sistema simile a quello vigente in Portogallo. Ha perciò destato stupore il comunicato del Sindicato dos magistrados do ministério público, il sindacato dei pm portoghesi, in cui si legge che questa riforma costituzionale rappresenta una minaccia per la democrazia. Ne abbiamo parlato con il procuratore Paulo Lona, presidente del Smmp e vicepresidente dell’associazione Medel (Magistrati europei per la democrazia e le libertà), presieduta dall’italiana Mariarosaria Guglielmi (di Magistratura democratica).
Perché un sistema alla portoghese sarebbe una minaccia alla democrazia italiana? “Parliamo di realtà molto diverse. Per noi portoghesi e per gran parte dell’Europa, l’Italia è sempre stata un punto di riferimento per l’indipendenza del sistema giudiziario. Era un modello diverso dal nostro ma, per quanto ne sappiamo, funzionava bene”.
“Ecco perché siamo rimasti molto sorpresi. Quello che mi preoccupa di più della riforma – prosegue il procuratore portoghese Paulo Lona – non è tanto la separazione delle carriere, ma l’elezione per sorteggio dei membri dei futuri Consigli superiori. Non ha alcun senso. Perché qualcuno che non vuole rappresentare i colleghi nel Consiglio dovrebbe essere sorteggiato? Ho il sospetto che sia un modo per cercare di ridurre il potere d’influenza delle associazioni professionali. Come accade qui e in molti altri paesi, le associazioni professionali dei magistrati spesso indicano o sostengono determinati candidati. Il che è perfettamente normale. Dal momento in cui vengono eletti, hanno l’obbligo di essere indipendenti nell’esercizio delle loro funzioni di consiglieri”.
La sensazione è che abbiate preso questa posizione per mera solidarietà ai colleghi italiani, contrari alla riforma. “E’ solidarietà, sì! Poi è chiaro che parlo di un paese che non è il mio e che all’interno di Medel ci confrontiamo con tante questioni che vanno dalla Francia agli attacchi ai magistrati polacchi”. E non crede che sia un po’ forte parlare di “minaccia alla democrazia”? “In uno stato di diritto, la separazione dei poteri è un concetto fondamentale. Ed è fondamentale l’autonomia della procura, almeno in Portogallo. Sebbene, al momento, anche noi siamo oggetto di diversi attacchi”. Ecco, parliamone. Da quello che dice pare quasi che vedrebbe di buon occhio una riforma all’italiana della giustizia portoghese. “No, penso che il nostro sistema funzioni bene. Ma penso anche che, se il sistema in Italia funzionava bene con l’integrazione delle magistrature in un unico Consiglio, perché modificarlo?”
Cosa pensa dei casi giudiziari portoghesi famosi? L’operazione Influencer (che ha fatto cadere il governo Costa) è stata criticata da un’importante Procuratrice aggiunta, che in un articolo parlò del caos nelle procure portoghesi causato anche dalle battaglie del suo sindacato a favore dell’indipendenza assoluta di ciascun pm, fuori da qualsiasi ordine gerarchico. “Siamo abituati agli attacchi, ma noi difendiamo esattamente quanto previsto dal nostro Statuto, ovvero una combinazione delle due caratteristiche fondamentali del pm portoghese: la gerarchia, contro la quale non abbiamo nulla, e allo stesso tempo l’autonomia tecnica del magistrato nell’esercizio delle sue funzioni. La stessa polizia, nell’esercizio delle sue funzioni, deve avere una certa autonomia tecnica. Questa autonomia esiste, ma le interpretazioni variano. Alcuni intendono una gerarchia più muscolosa, che interviene direttamente nei processi. Da qui derivano le divergenze”.
Per concludere, la questione del rapporto con i media: processi molto lunghi e intanto uno stillicidio di fughe di notizie. Lei scrive regolarmente sul settimanale Sábado che proprio questa settimana ha pubblicato intercettazioni dell’operazione Influencer… “E’ un reato, è violazione del segreto istruttorio. Ed è una cosa che danneggia in modo particolare l’immagine della giustizia e della Procura. Per questo i pm non hanno alcun interesse a permettere che ci siano fughe del genere”.