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Editoriali
Silvio Viale è stato assolto: non molestò pazienti
La sentenza del tribunale di Torino arriva dopo due anni. Ma il caso del ginecologo e consigliere comunale di Più Europa conferma come le presunte violenze sessuali si prestino a letture differenti
Il tribunale di Torino ha assolto dall’accusa di violenza sessuale Silvio Viale, ginecologo dell’ospedale Sant’Anna di Torino e consigliere comunale nel capoluogo piemontese per Più Europa. Viale era finito a processo dopo una serie di denunce per episodi collegati alla sua attività professionale di medico ginecologo. L’inchiesta era iniziata nel dicembre 2023 in seguito alla denuncia di una paziente. Nel corso del tempo l’inchiesta si era arricchita di nuove querele, e alla fine a puntare il dito contro il ginecologo erano state sei donne, contestando palpeggiamenti, apprezzamenti inopportuni, commenti poco professionali e lesivi della dignità delle donne. Contro il ginecologo si scatenò subito una durissima campagna stampa in nome del MeToo.
Oggi il giudice dell’udienza preliminare ha assolto in rito abbreviato Silvio Viale da ogni accusa perché “il fatto non costituisce reato”. La procura aveva chiesto una condanna a un anno e quattro mesi. “Mi sento sollevato, anche se un po’ amareggiato da tutta questa storia. Purtroppo in questi casi è la vicenda in sé che, di fatto, è una condanna, perché comunque è una accusa infamante, anche se poi non regge alle prove, e questo lo vedremo con le motivazioni”, ha detto Viale dopo l’assoluzione, riferendosi alla campagna stampa giustizialista subita a causa dell’indagine. Il suo legale, l’avvocato Cosimo Palumbo, ha spiegato che “in alcuni casi le condotte imputate a Viale erano delle azioni inevitabili nel corso di una visita ginecologica, in altri si trattava di comportamenti che non avevano connotazioni sessuali e, comunque, nessuna delle caratteristiche che integrano il reato di violenza”. L’assoluzione di Viale giunge proprio nei giorni in cui si discute di una riforma del reato di violenza sessuale. Trattandosi di presunte molestie nate nel corso di visite mediche, in questo caso il tema del “consenso” non si pone. Ma il caso Viale conferma quanto le condotte riferibili a presunte violenze sessuali siano suscettibili di essere interpretate in modo diverso.