il caso
Tutti assolti in primo grado dopo 13 anni. Storia di un processo folle
Il tribunale di Castrovillari ha assolto tutti i 14 imputati accusati di disastro ferroviario colposo per un incidente avvenuto il 24 novembre 2012 nei pressi di Rossano (Cosenza), in cui persero la vita sei operai. La vicenda è l'emblema delle lentezze della giustizia, della pigrizia dei pm e dell'appiattimento dei gip alle procure
Il tribunale di Castrovillari ha assolto tutti i 14 imputati accusati di disastro ferroviario colposo per un incidente avvenuto il 24 novembre 2012 nei pressi di Rossano (Cosenza), in cui persero la vita sei operai rumeni. Le vittime si trovavano a bordo di un’auto, che venne travolta da un treno regionale mentre attraversava un passaggio a livello privato regolarmente autorizzato. La sentenza è stata emessa venerdì scorso, a quasi tredici anni esatti dall’incidente. Tredici anni per arrivare a una sentenza soltanto di primo grado, per giunta di assoluzione nei confronti di tutti gli imputati. Un’eternità. Com’è stato possibile tutto ciò? Dalle carte del processo emerge un mix di lungaggini burocratiche, indagini fatte male, pigrizia dei pubblici ministeri, appiattimento del gip alle tesi accusatorie e continui ritardi.
Le indagini sull’incidente cominciano nelle ore immediatamente successive alla tragedia. La procura di Rossano (che poi venne accorpata a quella di Castrovillari) affida una perizia a consulente tecnico che finisce per ipotizzare responsabilità gestionali e carenze di sicurezza nell’area del passaggio a livello. Da qui il coinvolgimento di diversi dirigenti e tecnici di Rete ferroviaria italiana. La fase delle indagini si protrae per tre anni e mezzo. Il primo marzo 2016 la procura di Castrovillari firma l’avviso di conclusione delle indagini, che però, incredibilmente, viene notificato agli indagati il 21 marzo 2017, cioè più di un anno dopo. Servono altri dodici mesi per fissare l’udienza preliminare (14 marzo 2018), che dura oltre tre anni. In tutto questo tempo l’indagine è passata di mano in mano ai vari pubblici ministeri che si sono alternati a Castrovillari, e che ogni volta si sono affidati alle conclusioni del consulente tecnico, senza mai metterle in dubbio o approfondire altri aspetti.
Al termine dell’udienza preliminare, il 21 maggio 2021, nonostante la debolezza dell’impianto accusatorio il gup dispone il giudizio per i 14 imputati. Il dibattimento prende avvio il 19 dicembre 2021 per concludersi venerdì scorso, quindi con una durata di quasi quattro anni. Nel processo, le difese degli imputati sono riuscite a dimostrare, grazie a una consulenza tecnica, che il passaggio a livello coinvolto nell’incidente risultava pienamente conforme alle norme in vigore, che nessuna delle condotte contestate agli imputati aveva contribuito anche in forma colposa all’incidente, invece riconducibile alle negligenze dei soggetti coinvolti nella gestione del passaggio a livello.
Alla fine sono stati assolti, con la formula piena “perché il fatto non sussiste”, Giuseppe Murrone, Antonio Prantera, Felice Lo Presti, Francesco Fortunato, Francesco Nicola Teofilo, Silvestro Giuseppe Bressi e Antonio Demasi, Francesco Doria Fragomeni, Giuseppe Cataldo, Antonino Giuseppe Mattia Ficara, Giuseppe Martorana, Angela Zema, Teodoro Bonadio e Francesco Vona. Così si è arrivati a una sentenza di primo grado dopo 13 anni. Un record.
“Accogliamo con soddisfazione la sentenza di assoluzione, ma non possiamo dimenticare che per tredici anni gli imputati sono stati sottoposti, per una vicenda tragica, a un’accusa pesantissima, che prevede come pena massima la reclusione fino a quindici anni”, dice al Foglio l’avvocato Pasquale Simari, che ha assistito due degli imputati. “L’aspetto più paradossale – aggiunge – è che in dibattimento noi difensori non abbiamo presentato nulla di diverso da ciò che avevamo fatto presente al gup, che come spesso accade non se l’è sentita di chiudere il procedimento e ha rinviato tutti a giudizio”. A proposito di separazione delle carriere.