Ansa
Stato di diritto violato
Perché la nuova norma sul reato di violenza sessuale riscrive la presunzione di innocenza. Guai
La legge inverte l’onere della prova: d'ora in poi sarà l’imputato a dover dimostrare la propria innocenza. Ancora una volta, davanti a reati ripugnanti, si considera accettabile sacrificare i principi dello stato di diritto, come accadde per il 41 bis contro la mafia
Dovremmo chiederlo a Silvia Salis cosa ne pensa della nuova legge sulla violenza sessuale. Lei che ha vissuto le sofferenze di suo marito, il regista Fausto Brizzi, perseguito dai pm dopo che diverse donne avevano raccontato a Dino Giarrusso de Le Iene di aver subito molestie sessuali. E poi scagionato da tutte le accuse (come Paul Haggis e Kevin Spacey). O a Ignazio La Russa, il cui figlio Leonardo ha subito lo stesso calvario.
Eppure destra e sinistra, unite nell’abbraccio tra Meloni e Schlein, hanno approvato all’unanimità alla Camera una legge pericolosa, che sacrifica sull'altare del populismo penale secoli di civiltà giuridica. È la legge Boldrini che modifica l’articolo 609-bis del codice penale in materia di violenza sessuale e di libera manifestazione del consenso, con l’emendamento proposto da Michela Di Biase (Pd) e Maria Carolina Varchi (FdI), che stabilisce: “Chiunque compie o fa compiere o subire atti sessuali a un’altra persona senza il consenso libero e attuale di quest’ultima è punito con la reclusione da sei a dodici anni”. Quando fu proposta, i giornali di destra si scagliarono contro, parlando di “green pass per fare l’amore”. Perché l’uomo (la legge tutela chiaramente soprattutto le donne: nessuno ha ancora chiesto cosa succede se la vittima è un uomo, magari aggredito da un altro uomo) dovrà dimostrare in tribunale le prove del consenso. Qui sta uno degli elementi più gravi introdotti dalla nuova norma: smantellando la presunzione di innocenza, si inverte l’onere della prova. Da ora in poi sarà l’imputato a dover dimostrare la propria innocenza.
Chi si difende dicendo che lei era consenziente — la linea difensiva più ricorrente — dovrà spiegare e provare cosa gli ha fatto credere che lo fosse. Mentre il magistrato dovrà credere alla donna a prescindere: se denuncia, significa che non voleva. E se, dopo una notte di sesso consenziente, viene mollata e vuole vendicarsi? Inoltre il consenso deve essere “attuale”, cioè riguardare quel momento specifico e persistere durante il rapporto. La donna può tirarsi indietro anche dopo aver accettato l’approccio: in quel caso è violenza. Come l’ha chiamata Cruciani — uno dei pochi, insieme a Mario Giordano e Nicola Porro, a criticare la destra per aver votato la legge — siamo al “consenso minuto per minuto”.
Il centrodestra, pur di non perdere consenso su un tema facile e populista, ha accettato di assecondare questa boldrinata. La riforma vuole rendere più semplice essere credute. Il presidente del Tribunale di Milano, Fabio Roia, lo ha ammesso chiaramente: “Il pm deve credere alla donna che denuncia”. Eppure l’articolo 27 della Costituzione impedisce la presunzione di colpevolezza. “Non si arriverà al consenso scritto — dice Roia — ma da ora in poi questo è un problema che riguarda gli uomini”. Ripetiamo la domanda: e se la vittima fosse lui? Qui c’è anche la violazione dell’articolo 3: “Tutti i cittadini sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso…”. Ma chi potrà mai impugnarla? È un fatto genetico, direbbe Nordio.
E questo consenso vale solo per la penetrazione, o devo chiedere il permesso anche per un bacio? E come lo dimostro, se è la sua parola contro la mia? La verità non si ricostruisce più: si presume. Come ha detto l’avvocata Bernardini De Pace: “Gli uomini devono registrare ogni atto sessuale, oppure smettere di fare l’amore”. Ancora una volta, davanti a reati ripugnanti, si considera accettabile sacrificare i principi dello Stato di diritto, come accadde per il 41 bis contro la mafia. Magari alla fine è anche piaciuto, ma se in un qualunque momento il consenso viene meno, allora è galera.
E comunque, se un uomo mi chiede il permesso per un bacio, non lo voglio più.