 
                Foto:Ansa.
L'avvocato
La dura vita degli imputati difesi da Travaglio
Avere il direttore del Fatto Quotidiano dalla propria parte è peggio che essere attaccati. Non è scaramanzia, è statistica: chiedete a Davigo, Corona e Appendino
In tanti fra i personaggi pubblici sono preoccupati quando vengono attaccati su questioni giudiziarie da Marco Travaglio. Basta un avviso di garanzia e il rischio è di essere etichettati sul suo giornale come un farabutto, tanto pare profonda la conoscenza giuridica del direttore e tanto è incisivo il suo piglio da pm. Ma la statistica dimostra che se si viene attaccati da Travaglio ci sono buone possibilità di essere assolti; quando invece assume i panni del difensore non c’è scampo. Con l’avvocato Travaglio la condanna è certa. Basta chiedere a Piercamillo Davigo.
Raramente Travaglio ha assunto direttamente le difese di qualcuno invischiato nelle vicende giudiziarie. Lo aveva fatto nel 2014, chiedendo all’allora Capo dello stato Giorgio Napolitano la grazia per Fabrizio Corona, che all’epoca scontava un lungo cumulo di pene per una sfilza di reati: “E’ un ragazzo che ne ha combinate di tutti i colori, ma senza mai far male a nessuno”, scrisse. Un giudizio un pochino esagerato, considerando le condanne per bancarotta, corruzione ed estorsione. In ogni caso, pochi anni dopo, una volta affidato ai servizi sociali, Corona fu arrestato di nuovo e gli vennero sequestrati 1,7 milioni di euro in contanti di provenienza un pochino dubbia nascosti nel controsoffitto.
Da lì in poi, il direttore non si è più esposto più di tanto nella difesa di qualcuno. Almeno per un po’. Ha rivestito i panni del difensore nel 2021, per commentare la condanna  in primo grado nei confronti della sindaca M5s di Torino Chiara Appendino a un anno e sei mesi per omicidio, lesioni e disastro colposi nel processo per la disgrazia di piazza San Carlo: “Si spera che venga rivista in appello, assegnando a ciascun imputato le sue responsabilità personali, e non vaghe colpe “oggettive”, fu il commento dell’avvocato Travaglio. Niente da fare: Appendino è stata poi condannata in appello e, definitivamente, in Cassazione. Non che le argomentazioni difensive di Travaglio fossero assurde, anzi, erano più ragionevoli di quelle che generalmente usa da accusatore. E’ evidentemente una questione di cattiva sorte. Non è forse un caso che sia la Giustizia sia la Fortuna vengano rappresentate come una dea bendata. Solo che nel caso di Travaglio, quest’ultima, sembra avere un occhio di riguardo sfavorevole.
   L’ultima storia, la più clamorosa, è quella che ha riguardato il suo amico nonché collaboratore Piercamillo Davigo. Come si fa a non difendere il più irreprensibile dei magistrati italiani, simbolo del rigore e del giustizialismo? Certo, la vicenda dei verbali secretati di Amara su una fantomantica loggia che l’allora consigliere del Csm si era fatto consegnare dal pm Paolo Storari, e che poi ha spifferato in giro a un sacco di persone, suggeriva un po’ di cautela. Ma per l’avvocato Travaglio era tutto chiaro. A maggio 2021, quando lo scandalo era stato scoperchiato e Davigo  aveva praticamente confessato il reato in tv, facendo violenza alla sua indole giustizialista, il direttore del Fatto quotidiano fece in televisione la sua arringa difensiva preventiva in un talk-show. A chi sollevava dubbi sulla condotta penalmente rilevante dell’ex presidente dell’Anm, l’avvocato rispose con sicumera:  “Non solo Davigo non deve rispondere di nulla, e infatti è testimone e non è indagato, quindi figuriamoci arrestato. Ma Davigo ha tenuto un segreto ed è riuscito nello scopo difficilissimo in quel labirinto a tutelare il segreto nei confronti delle due persone che non lo dovevano sapere”. 
Da quel momento la sorte di Davigo, che neppure era indagato, si è rovesciata. Prima è stato indagato per rivelazione del segreto, quello che secondo Travaglio aveva tutelato benissimo, poi è stato rinviato a giudizio, successivamente è stato condannato in primo grado, sentenza poi confermata in appello e infine confermata dalla Cassazione, che però ha rinviato un pezzo in appello. Davigo, che si è sempre scagliato contro l’eccesso di ricorsi in Italia, ha fatto ricorso straordinario in Cassazione. E ha perso pure quello. L’altro ieri i giudici di Brescia hanno confermato la condanna anche nell’appello-bis. Finora, in cinque sentenze, non ha trovato un giudice che gli ha dato ragione. In una delle motivazioni i giudici scrivono che il comportamento di Davigo ha prodotto “una fuga di notizie senza eguali precedenti”. Quel segreto che, secondo il direttore del Fatto, ha invece tutelato benissimo.
Quando qualche indagato si preoccupa perché accusato da Travaglio, pensi che esistono alternative peggiori: essere difeso da Travaglio. Non è scaramanzia, è statistica.
 
 
                            correre, correre, correre
 
                 
                                