
Giorgia Meloni - foto Ansa
l'intervista
Meloni, Tajani e Crosetto denunciati per "complicità in genocidio". Cosa succede ora? "Niente"
"Un’iniziativa politica estemporanea che non avrà effetti concreti", dice Giorgio Sacerdoti, professore emerito di diritto internazionale alla Bocconi. "La denuncia è destinata a finire nel nulla"
"La denuncia presentata nei confronti di alcuni esponenti del nostro governo mi pare solo un'iniziativa politica estemporanea che non avrà effetti concreti". Al Foglio il professore emerito di diritto internazionale dell'Università Bocconi Giorgio Sacerdoti fa il punto sulla denuncia nei confronti della premier Giorgia Meloni e altri ministri per "complicità in genocidio". La notizia è stata confermata ieri sera dalla stessa presidente del Consiglio a Porta a Porta: lei, insieme ai ministri Tajani e Crosetto e all'Ad di Leonardo Roberto Cingolani è stata denunciata alla Corte penale internazionale per complicità nel "genocidio in corso a Gaza". L'avviso presentato al procuratore della Cpi è stato firmato da una cinquantina di persone tra cui politici, attori, avvocati e giornalisti. Ma cosa può succedere ora?
"Al momento bisogna aspettare che il procuratore generale della Corte penale internazionale prenda una decisione in merito al documento presentato", ci spiega Sacerdoti. Proprio in queste ore dalla Cpi fanno sapere che non è ancora stata presa una decisione sulle accuse portate avanti dal collettivo "Giuristi e avvocati per la Palestina", intestatari dell'iniziativa. Ma qualora dovesse essere accolta cosa rischiano i diretti interessati? "Il procuratore, dopo opportune indagini, dovrebbe chiedere alla camera competente della Corte di emettere un mandato di arresto internazionale", spiega Sacerdoti. Un'ipotesi però ritenuta irrealistica.
La denuncia è stata presentata ai sensi dell'articolo numero 15 del Trattato di Roma, quello che fondamentalmente istituisce la Corte penale internazionale. Nel testo c'è un lungo ed esaustivo elenco di motivi che coinvolgerebbero il governo italiano nei crimini commessi a Gaza fino a renderlo complice del "genocidio" in atto. Secondo i firmatari la complicità del governo deriverebbe da aiuti militari, cooperazioni industriali e finanziarie che avrebbero agevolato i crimini contestati al governo di Israele nella striscia. Ma tra la presentazione della denuncia e il suo accoglimento c'è una sostanziale differenza.
"È improbabile che questo tipo di denuncia venga accolta dalla Cpi, serve tempo e dimostrare un tale livello di complicità è difficile. Occorre far emergere reati specifici e che le indagini dimostrino la veridicità di questi reati", ci spiega Sacerdoti. Secondo lui ci sono diversi ostacoli perché l'esposto venga accolto: "C'è difficoltà nell'attribuire responsabilità individuali: mi pare complicato riuscire a dimostrare un'accusa di questo tipo, di questa portata. Soprattutto perché sia Meloni che Crosetto più volte hanno spiegato che l'Italia non consegna armi a Israele se non da accordi precedenti al 7 ottobre 2023", dice il professore.
Ma non solo questo: il professore ricorda che Israele non aderisce allo Statuto di Roma, a differenza dell'Italia e dei territori palestinesi. Un dato da non sottovalutare, perché occorrerebbe dimostrare che i fatti di cui si accusa la complicità sono stati commessi dove la Cpi ha potere di agire, quindi nei territori della Palestina. Un altro aspetto molto difficile da dimostrare, secondo Sacerdoti.
Ma il punto cardine per il professore è la natura essenzialmente politica della questione: "Chiunque può fare una denuncia alla Corte penale internazionale. Chiunque. Di carte di questo tipo gli uffici sono pieni. Considerando chi presenta l'esposto e chi sono i firmatari il tutto è più un dato politico. Per cui la Corte tende a evitare di accogliere gli esposti di questa natura. Motivo per cui mi sento di dire che ora il procuratore lascerà quest'esposto lì, fermo. E quindi al momento non accadrà nulla. Ci vorrebbe un ben più diretto volontario coinvolgimento in fatti di reato specifici perché si possa parlare di complicità".
Tra i firmatari di questa denuncia ci sono anche alcuni politici. Luigi De Magistris, l'ex sindaco di Napoli, Alessandro Di Battista, ex parlamentare del Movimento 5 stelle e ora presidente dell'associazione "Schierarsi". Ma anche Donatella Albini, segretaria nazionale di Sinistra Italiana, Stefania Ascari, deputata del Movimento 5 stelle e molti altri tra attori, cantanti e giornalisti. Il tutto resta dunque una questione di attesa.