
Alberto Del Noce
Il colloquio
"Emergenza giustizia civile, l'Italia rischia di ridare un miliardo all'Ue", dice Del Noce (Uncc)
Il presidente dell’Unione nazionale delle camere civili: "Difficile il raggiungimento dei target stabiliti dal Pnrr entro il 30 giugno 2026. Occorre superare la riforma Cartabia e una revisione organica del processo civile"
Non c’è solo il referendum sulla giustizia a turbare il calendario primaverile del governo. Entro il 30 giugno del prossimo anno, infatti, l’Italia è chiamata a raggiungere gli obiettivi fissati dal Pnrr sulla giustizia civile: riduzione del 90 per cento delle cause civili pendenti e riduzione del 40 per cento della durata media dei procedimenti. Se il primo obiettivo risulta fattibile, per il secondo appare necessario un miracolo, se si considera che al 30 giugno scorso il dato si attestava al -20,1 per cento rispetto al 2019, cioè la metà dell’obiettivo finale. L’emergenza della giustizia civile italiana, agli ultimi posti in Europa per efficienza, si è paradossalmente trasformata in emergenza Pnrr, tanto che il governo è intervenuto in agosto con un decreto d’urgenza che stabilisce misure straordinarie per raggiungere i target concordati con l’Unione europea. “Non rischiamo soltanto di non ricevere i soldi dall’Ue, ma anche di restituirli. L’Italia ha già avuto circa un miliardo di euro per investimenti nel settore giustizia e ne dovrà ricevere altri 1,2 miliardi. Se non raggiungiamo gli obiettivi rischiamo di dover restituire quello che abbiamo ricevuto”, dichiara al Foglio Alberto Del Noce, presidente dell’Unione nazionale delle camere civili (Uncc), cioè l’associazione che riunisce gli avvocati civilisti.
“Ci rendiamo conto degli sforzi che sta portando avanti il governo. Su questo ambito, inoltre, ci portiamo dietro un’eredità pesante – nota Del Noce – Quando l’Ue ci impone obiettivi a tempi brevi purtroppo è difficile provvedere a realizzare una riforma organica del sistema giustizia, e come spesso accade si arriva ai decreti d’urgenza, peraltro così snaturando il dettato della Costituzione, che per l’adozione dei decreti richiede l’esistenza di casi straordinari di necessità e urgenza”.
Al ministero di Via Arenula da alcune settimane non si fa altro che ragionare su percentuali, statistiche, proiezioni. Con un grande interrogativo: riusciremo a smaltire abbastanza fascicoli entro il 30 giugno 2026? “Già l’uso del termine ‘smaltimento’ è molto brutto, se si considera che i rifiuti vengono smaltiti”, sottolinea il presidente dell’Uncc. “In questo momento stiamo guardando solo ai dati statistici e non alla giustizia sostanziale. Si procede con la fretta, seguendo il totem dell’efficienza, e quando si va così velocemente il sistema finisce per andare a scapito della qualità e della tutela delle garanzie dei cittadini”, evidenzia Del Noce. Che ci rivela una notizia: “Nelle ultime settimane ho interloquito sia col ministro Nordio sia con forze politiche di opposizione, e tutti concordano sul fatto che la riforma Cartabia non ha raggiunti i risultati prefissati, anzi ha creato molteplici problemi. Di conseguenza, finita la fase degli obiettivi del Pnrr, cioè oltrepassato giugno 2026, si cercherà di rimettere mano alla riforma della giustizia civile”.
Per il presidente dei civilisti, non si riuscirà a risolvere il problema giustizia se non si interverrà su tre ambiti: “Primo, occorrono maggiori risorse. Nel nostro paese ci sono 12 magistrati ogni 100 mila abitanti, contro una media europea di 22, praticamente il doppio. Secondo i dati del Csm, la magistratura soffre al momento di 1.652 scoperture d’organico. Bisognerà almeno raddoppiare il reclutamento. Ci sono scoperture anche sul fronte del personale amministrativo. L’ufficio per il processo ha funzionato, l’importante è che queste persone non siano usate per redigere sentenze, come viene segnalato da alcuni fori”.
Secondo intervento: riforma del processo civile, “risolvendo i problemi causati dalla riforma Cartabia e cercando di aumentare il ricorso alla giustizia alternativa (mediazione e negoziazione)”. Terzo: digitalizzazione. Per Del Noce “bisogna riflettere anche su come applicare l’intelligenza artificiale nella giurisdizione. Esclusa ovviamente la giustizia predittiva, ci può essere un’applicazione dell’AI per la gestione delle pratiche, che aiuterebbe molto il personale amministrativo con riduzione delle spese”.


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