
Pasquale D'Ascola e Margherita Cassano (foto dal sito della Corte di Cassazione)
svolta a sinistra
Cosa significa la nomina di D'Ascola per gli equilibri al Csm
Il nuovo primo presidente della Cassazione, vicino alla corrente di sinistra Area, affiancherà il pg di Cassazione Gaeta, anche lui vicino alla sinistra giudiziaria. Nel Csm che dovrebbe essere teoricamente “a trazione centrodestra” i due ruoli di vertice della magistratura saranno ricoperti da toghe lontane dal mondo moderato
Pasquale D’Ascola è il nuovo primo presidente della Corte di Cassazione. A nominarlo è stato ieri il Consiglio superiore della magistratura, al termine di un plenum straordinario presieduto dal capo dello stato Sergio Mattarella. D’Ascola sostituisce alla poltrona più alta della Suprema Corte Margherita Cassano, il cui mandato scadrà il 9 settembre per raggiunti limiti di età. Previsioni rispettate, dunque, anche per quanto riguarda la divisione del plenum: D’Ascola, attualmente primo presidente aggiunto della Cassazione, ha prevalso per un solo voto di scarto (14 a 13) nei confronti del candidato concorrente, Stefano Mogini, segretario generale della stessa Cassazione. Cinque gli astenuti: il vicepresidente del Csm Fabio Pinelli, la prima presidente uscente Cassano, il procuratore generale della Suprema Corte Pietro Gaeta, e i due togati indipendenti Roberto Fontana e Andrea Mirenda.
Classe 1958, D’Ascola ha svolto i suoi primi anni di attività presso la pretura e il tribunale di Verona, per poi passare nel 2007 al Massimario della Cassazione e continuare la sua carriera a Roma, come consigliere della Seconda sezione civile della Cassazione, poi presidente di sezione e infine, dal settembre, 2023, primo presidente aggiunto. Nel 1988 contribuì alla fondazione del Movimento per la giustizia, nata da una minoranza dissenziente interna alla corrente Unicost. Oggi è ritenuto vicino alla corrente di sinistra Area, che infatti ha sostenuto la sua nomina a primo presidente con tutti i suoi consiglieri togati al Csm. A favore di D’Ascola hanno votato anche i tre consiglieri laici eletti in quota opposizione e gli altri togati appartenenti a Md e Unicost. Mogini, non legato ad alcuna corrente ma con un passato da capo di gabinetto del Guardasigilli Clemente Mastella, ha ricevuto i voti dei sei consiglieri laici di centrodestra e dei sette togati di Magistratura indipendente.
Nel corso della discussione al plenum, prima della votazione, sia il vicepresidente Pinelli sia il pg Gaeta hanno voluto sottolineare che la divisione tra i consiglieri “non va letta come un segno di spaccatura o di fragilità, ma come la prova dell’esistenza di un capitale professionale assai considerevole di cui la magistratura dispone”. La divisione sulla nomina “rientra nella piena fisiologia del Csm”, segnata dalla presenza di personalità dai diversi orientamenti culturali, ha evidenziato Pinelli, ricordando che “questa consiliatura si è caratterizzata per il raggiungimento di un voto all’unanimità per circa l’80 per cento delle nomine degli incarichi direttivi e semidirettivi”. Insomma, la divisione tra i consiglieri su una nomina così importante non è la fine del mondo.
Potrebbero costituire maggiore spunto di riflessione le ragioni che invece hanno spinto i consiglieri Mirenda e Fontana ad astenersi, in protesta contro i criteri previsti dal testo unico sulla dirigenza giudiziaria che regolano le procedure di nomina, attribuendo – sostengono – eccessiva discrezionalità ai consiglieri: “Come non rilevare – ha affermato Fontana – che la medesima disciplina ha consentito, si badi, in modo legittimo e plausibile, di individuare due candidati del cui valore nessuno discute e che, tuttavia, sono tra loro diversissimi per storia professionale e curricolare”. La divisione registrata ieri sarebbe, insomma, “la cartina di tornasole dell’assenza di alcun serio parametro valutativo volto a governare la discrezionalità consiliare”.
Altrettanto meritevole di riflessione è l’esito, per così dire, politico, della nomina di D’Ascola (che diventerà membro di diritto del Csm e componente del suo comitato di presidenza). D’Ascola, vicino alla corrente di sinistra Area affiancherà in plenum il pg di Cassazione Gaeta, , nominato lo scorso febbraio, anche lui considerato vicino alla sinistra giudiziaria. In altre parole, nel Csm che dovrebbe essere teoricamente “a trazione centrodestra” i due ruoli di vertice della magistratura saranno ricoperti da toghe lontane dal mondo moderato. Un paradosso nell’èra meloniana.