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la nomina

Il Csm sceglie il nuovo primo presidente di Cassazione. Sfida a due

Ermes Antonucci

I candidati per sostituire Margerita Cassano alla poltrona più alta della Suprema Corte sono Pasquale D’Ascola e Stefano Mogini. Nonostante l'auspicio del Quirinale, si prospetta una spaccatura netta al plenum

Si prospetta una spaccatura netta al plenum straordinario che il Consiglio superiore della magistratura terrà oggi pomeriggio, alla presenza del capo dello stato, per nominare il nuovo primo presidente della Corte di cassazione. Sono due i nomi in lizza per sostituire Margerita Cassano, il cui mandato scade il 9 settembre per raggiunti limiti di età: Pasquale D’Ascola e Stefano Mogini, rispettivamente primo presidente aggiunto e segretario generale della Corte di cassazione. Nonostante l’opera di moral suasion svolta nelle ultime settimane dal Quirinale per spingere i consiglieri a trovare un accordo unanime su un candidato, le previsioni vanno verso una sfida all’ultimo voto. 

 

Il favorito alla vigilia è D’Ascola, che nella Quinta commissione del Csm, cioè quella competente sugli incarichi direttivi, ha ottenuto quattro voti favorevoli su sei. Al plenum D’Ascola, vicino alla corrente di sinistra Area, dovrebbe ricevere le preferenze dei tre consiglieri laici eletti in quota opposizione (Romboli, Carbone e Papa) e dei 13 togati appartenenti alle correnti Area, Md e Unicost. Mogini, non legato ad alcuna corrente ma con un passato da capo di gabinetto del Guardasigilli Clemente Mastella, dovrebbe ricevere i voti di sei consiglieri laici di centrodestra e dei sette togati di Magistratura indipendente.

 

I consiglieri togati indipendenti Roberto Fontana e Andrea Mirenda hanno annunciato ieri in una nota la propria astensione, motivando la loro decisione come una protesta contro il meccanismo di nomina previsto dal testo unico sulla dirigenza giudiziaria. Dovrebbero astenersi anche i componenti del comitato di presidenza: il vicepresidente Fabio Pinelli, la presidente Cassano e il procuratore generale della Cassazione Piero Gaeta. Se dunque le previsioni saranno rispettate, a prevalere nella procedura di nomina sarà D’Ascola con poche preferenze di scarto (16 a 13?). Insomma, a meno di novità dell’ultimo momento (cioè il ritiro della candidatura da parte dello sfavorito Mogini), il capo dello stato assisterà a una deliberazione segnata da uno spirito ben distante da quello della concordia e dell’unanimità. 

 

Va ridimensionato, tuttavia, l’impatto che un’eventuale spaccatura su una nomina così importante avrebbe sull’immagine del Csm. Per quanto l’auspicio di Mattarella per nomine così rilevanti sia sempre volto all’unanimità, non sarebbe la prima volta che l’organo di governo autonomo si mostra profondamente diviso nelle sue sedute solenni di fronte al capo dello stato. E’ accaduto in parte lo scorso febbraio, in occasione della nomina di Gaeta come nuovo pg della Cassazione (ottenne venti voti, contro i nove a favore dello sfidante Pasquale Fimiani). Ma la storia ci consegna anche spaccature proprio sulla nomina del primo presidente della Corte di cassazione. 

 

Nel 2013, per esempio, Giorgio Santacroce (all’epoca presidente della corte d’appello di Roma) venne nominato dal plenum del Csm alla poltrona più alta della Suprema Corte con tredici voti a favore, contro i nove andati al suo diretto concorrente, il presidente della seconda sezione civile della Cassazione Luigi Rovelli. Il tutto di fronte all’allora capo dello stato Giorgio Napolitano. Lo stesso Napolitano fu testimone di una frattura ancora più clamorosa, nel dicembre 2006, quando il plenum straordinario del Csm bocciò con 12 voti a favore, 12 contrari e un astenuto la proposta di nominare Vincenzo Carbone come primo presidente della Cassazione, per via di un incarico universitario non autorizzato. La situazione si risolse soltanto nei mesi successivi, quando la giustizia amministrativa diede ragione a Carbone, confermando la legittimità della sua candidatura. Nel luglio 2007 Carbone venne definitivamente nominato al vertice della Suprema Corte dal plenum del Csm. Insomma, anche se i consiglieri del Csm oggi dovessero “spaccarsi”, non sarebbe la fine del mondo.

 

Intanto si è insediato ieri a Palazzo Bachelet, dopo l’approvazione unanime da parte del plenum della delibera di convalida dei titoli, il professore Daniele Porena, eletto lo scorso 5 agosto dal Parlamento in seduta comune come membro laico del Csm in quota centrodestra, in sostituzione della dimissionaria Rosanna Natoli. 
 

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  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]