Francesca Albanese (LaPresse)

Editoriali

Gli avvocati a lezione da Francesca Albanese

Il Consiglio nazionale forense, massimo organismo istituzionale dell’avvocatura italiana, organizza un evento formativo con la relatrice Onu timida con Hamas

Il Consiglio nazionale forense (Cnf), cioè il massimo organismo istituzionale dell’avvocatura italiana, che rappresenta l’intera classe forense, ha organizzato per il 4 settembre a Roma un evento formativo dal titolo “Le violazioni dei diritti umani a Gaza e nei territori occupati”, con ospite d’eccezione Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi. Qualsiasi organizzazione è libera di invitare chiunque a dibattere nei propri convegni. Non ce ne vorrà il presidente del Cnf, Francesco Greco, però, se facciamo notare l’inopportunità di organizzare un evento formativo per gli avvocati italiani chiamando una persona che, non solo si è presentata per anni come “avvocata”, salvo poi ammettere di non aver mai superato l’esame di abilitazione (con evidenti interrogativi sotto il profilo deontologico), ma che soprattutto sulle violazioni dei diritti umani a Gaza appare avere una prospettiva unilaterale, più da attivista pro Pal.

 

Da tempo Albanese sostiene che a Gaza sia in corso “un genocidio”, ha paragonato Israele al Terzo Reich, ha detto che “le vittime del 7 ottobre non sono state uccise a causa del loro ebraismo, ma in risposta all’oppressione di Israele”, si rifiuta di qualificare Hamas come un’organizzazione terroristica (come invece fanno Unione europea, Stati Uniti e tanti altri paesi occidentali), ha chiesto di bandire il “made in Israel”, sostiene che “la gente non abbia contezza di cosa sia Hamas, una forza politica che ha vinto le elezioni, che ci piaccia o no” (sì, nel 2006, prima di mettere in piedi un regime autoritario), e sottolinea soprattutto che Hamas non è costituita soltanto da “tagliagole e gente armata”, ma “ha creato un sistema di scuole, ospedali e strutture pubbliche”. Insomma, Hamas ha fatto anche cose buone. La libertà di espressione è sacra, ma sapere che secondo il Cnf gli avvocati italiani debbano formarsi ascoltando simili corbellerie provoca non poche perplessità.