Rocco Maruotti e Cesare Parodi, rispettivamente segretario nazionale e presidente dell’Anm, a Palazzo Chigi (Mauro Scrobogna / LaPresse) 

Sul sovraffollamento delle carceri l'Anm si sdoppia da sé stessa (e dalla realtà)

Luciano Capone

Il segretario dell'Associazione nazionale magistrati Rocco Maruotti sostiene che “la custodia cautelare non incide sul sovraffollamento” e così accusa di fake news il presidente Parodiche solo qualche mese fa ha detto che la soluzione al sovraffollamento passa anche dalla “riduzione del ricorso alla custodia cautelare in carcere”

L’Associazione nazionale magistrati (Anm), impegnata a pieno regime contro la riforma della giustizia, arriva a un doppio sdoppiamento: dalla realtà e da se stessa. In un’intervista ad Avvenire di due giorni fa sul sovraffollamento carcerario e l’emergenza suicidi tra i detenuti, il segretario generale dell’Anm Rocco Maruotti arriva a sostenere che “la custodia cautelare non incide sul sovraffollamento”: “Chi sostiene che il sovraffollamento carcerario dipende dall’abuso della custodia cautelare – ha detto Maruotti – fornisce una falsa informazione, smentita dai dati contenuti nel rapporto del Consiglio d'Europa sulla situazione carceraria, aggiornati al 31 gennaio 2024, dai quali risulta che la percentuale dei detenuti italiani in attesa di sentenza definitiva è nella media europea ed è comunque più bassa di quella di Francia, Germania e Regno Unito”. Per smentire la logica di questa affermazione basta guardare, come ha segnalato il deputato Enrico Costa (FI), i dati sui detenuti al 31 luglio 2025 del ministero della Giustizia: rispetto a una capienza di 51.300 posti, i detenuti sono 62.569. Di questi, i detenuti in custodia cautelare sono 14.898 (di cui 9.021 in attesa di primo giudizio): il 23,8 per cento del totale. Uno su quattro. Sostenere, come fa Maruotti, che la custodia cautelare non incida sul sovraffollamento sfida la logica. Affermare che chi lo sostiene “fornisce una falsa informazione” sfida invece il ridicolo. Basta guardare proprio i dati e i rapporti citati dal segretario generale dell’Anm.

   

Il rapporto Space 2024 sulle popolazioni carcerarie del Consiglio d’Europa, in effetti, mostra come dice Maruotti che la quota dei detenuti italiani in attesa di una sentenza definitiva è in linea con il resto dell’Europa. Il dato dell’Italia è del 26 per cento e la mediana è del 25,9 per cento. Non è un dato particolarmente più basso rispetto a Francia, Germania e Regno Unito – come afferma il segretario generale dell’Anm – ma piuttosto in linea con Francia (26,6 per cento) e Germania (26,3 per cento), mentre per il  Regno Unito probabilmente Maruotti considera solo il dato della Scozia (27 per cento) perché quello di Inghilterra e Galles  è molto più basso (18,3 per cento). 

  
In ogni caso, il fatto di avere una quota di detenuti non ancora condannati in via definitiva analoga alla Francia non è di per sé molto rassicurante, perché la Francia – come l’Italia – è uno dei paesi che soffre di sovraffollamento carcerario: secondo i dati del Consiglio d’Europa, il tasso di affollamento carcerario francese è pari al 124 per cento, superiore a quello italiano che è del 118 per cento. 


Più correttamente, Maruotti nell’intervista dice che il sovraffollamento ha raggiunto il 133 per cento perché, come ha spiegato l’associazione Antigone nel suo ultimo rapporto sulle condizioni di detenzione, almeno 4.500 posti non sono effettivamente disponibili per “inagibilità o ristrutturazioni”. La spiegazione di Maruotti, quindi, non è che il sovraffollamento non ci sia. Anzi, è un problema gravissimo. Solo che non dipende per nulla dall’abuso delle misure cautelari bensì dalle “scelte di politica criminale improntate ad una visione carcerocentrica”. E’ quindi colpa della politica penale (o meglio del populismo penale) del governo. Mentre puntare il dito anche sugli arresti preventivi farebbe parte della “continua opera di delegittimazione della magistratura, portata avanti anche mediante la falsificazione dei dati, per orientare in senso negativo l’opinione pubblica in vista del referendum costituzionale”. Il paradosso dei numeri e della logica di Maruotti, però, è che se la quota di detenuti prima della condanna è nella media europea, vuol dire che anche la quota di carcerati dopo una sentenza definitiva è nella media europea. Se però l’Italia ha il sovraffollamento carcerario più alto di tutta Europa, e sia la percentuale di detenuti preventivi sia quella di detenuti dopo la condanna è nella norma, allora vuol dire che quantomeno il problema dipende da entrambi i fattori: l’abuso della carcerazione preventiva e l’eccessivo aumento di pene e reati. E’ tra l’altro sorprendente che Maruotti, esponente di Area, quella che dovrebbe essere la corrente progressista e “garantista” della magistratura, dica che non è un problema che un detenuto su quattro delle carceri italiane sia in attesa di sentenza definitiva.  


Lo stretto legame tra custodia cautelare e sovraffollamento delle carceri è stato sollevato anche dalla Commissione europea in una specifica raccomandazione in cui — proprio facendo riferimento ai paesi con un tasso di occupazione superiore al 100 per cento – si dice che “l’uso eccessivo o non necessario della custodia cautelare e la sua durata contribuiscono al fenomeno del sovraffollamento nei centri di detenzione, che compromette gravemente il miglioramento delle condizioni di detenzione”. E che su questo fronte ci sia un problema serio in Italia lo dimostra la relazione al Parlamento sulle misure cautelari personali e la riparazione per ingiusta detenzione: secondo i dati del ministero della Giustizia “una misura cautelare coercitiva su tre emesse è quella carceraria (31 per cento)”. I magistrati, insomma, tra le 11 misure cautelari disponibili, preferiscono nettamente il carcere.

  
Ma nulla di tutto questo è ignoto all’Anm. Anche perché solo pochi mesi fa lo ha detto anche il suo presidente. In un articolo su Repubblica del 9 giugno, scritto insieme al presidente dell’associazione dei professori di diritto penale (Aipdp) Gian Luigi Gatta e al presidente dell’Unione delle Camere penali Francesco Petrelli, il presidente dell’Anm Cesare Parodi afferma che la soluzione al sovraffollamento passa anche dalla “riduzione del ricorso alla custodia cautelare in carcere”. E’ davvero singolare che ora il segretario generale dell’Anm definisca il presidente dell’Anm come uno spacciatore di “falsa informazione”. Maruotti manca di misura e di cautela.  
 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali