il colloquio

Il costituzionalista Celotto: "Bartolozzi a processo? La legge sui ministri riguarda anche i funzionari”

Ruggiero Montenegro

"Bartolozzi potrebbe essere chiamata a rispondere". Il professore di Diritto costituzionale spiega perché anche per la capo di gabinetto di Nordio potrebbe essere necessaria l'autorizzazione a procedere da parte della Camera. Un disegno dei magistrati contro il governo? "E' una dinamica ricorrente, evitare il complottismo"

Alfonso Celotto lo premette: “Occorre muoversi con la massima cautela, siamo di fronte a una vicenda complicatissima, che ha anche risvolti costituzionali e internazionali”. Il professore di diritto costituzionale all’Università Roma tre parla del caso Almasri, per cui il Tribunale dei ministri ha chiesto l’autorizzazione a procedere nei confronti dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e per il sottosegretario Alfredo Montavano. Una vicenda in cui avrebbe avuto un ruolo, tutto da verificare, anche la capo di gabinetto Giusi Bartolozzi – figura centrale al ministero della Giustizia. Anche per lei c’è il rischio di un processo? “Tutti i pubblici dipendenti sono soggetti a responsabilità, come ribadisce l’articolo 28 della Costituzione. Ora, i fatti su Almasri non li conosciamo, c’è un procedimento in corso. Però anche un capo di gabinetto, che per di più è un magistrato, in linea teorica potrebbe essere chiamato a rispondere, sia dinanzi al Tribunale dei ministri, per connessione rispetto ai ministri, sia davanti alla giustizia ordinaria”, spiega Celotto – che nella sua carriera ha ricoperto più volte l’incarico di capo di gabinetto (fino a febbraio 2023 lo è stato al ministero per le Riforme istituzionali con Casellati). 

E’ anche sulla base di questa possibilità che il governo starebbe studiando le carte, e le leggi, per capire se è possibile “scudare” Bartolozzi. Mentre ieri Nordio si è assunto ogni responsabilità: “Le azioni della capo di gabinetto sono state esecutive dei miei ordini”, ha detto il ministro. “Ovviamente –  ragiona il costituzionalista –  la competenza del Tribunale dei ministri, ai sensi della legge costituzionale n. 1-89, e della modifica dell’articolo 86 cost., riguarda i ministri. Poi per connessione può riguardare altre persone”. Se Bartolozzi dovesse rientrare in questa casistica sarebbe la Camera a decidere, prevedibilmente respingendo le richieste dei giudici. “Qui – continua il costituzionalista – siamo di fronte a un caso molto particolare e intrecciato. Solo leggendo le carte è possibile capire davvero i vari profili di responsabilità”.

Ci si interroga inoltre su quale, eventualmente, possa essere l’accusa per Bartolozzi: secondo gli atti arrivati alla Camera avrebbe reso ai giudici “una versione mendace” dei fatti. Non si può escludere nemmeno che a occuparsi della capo di gabinetto possa essere un tribunale ordinario. “La possibilità in linea teorica esiste”, conferma Celotto. Mentre quanto ai capi di imputazione non è detto che siano uguali a quelli formulati per gli esponenti di governo – favoreggiamento, omissione di atti d’ufficio e peculato. “Il caso più famoso di processi ai ministri riguarda il caso Lockheed, negli anni Settanta”. Toccò vari ministri, tra cui Luigi Gui e Mario Tanassi, con ripercussioni significative su tutta la politica italiana.  “Quel procedimento – ricorda il professore –  venne consumato addirittura davanti alla Corte costituzionale. In quel caso furono coinvolti ministri e persone a loro connesse, con varie accuse. I profili di responsabilità insomma possono anche essere diversi. Quel che poi andrà valutato è comunque la politicità dei fatti, se una determinata condotta è giustificata dalla funzione che si ricopre. Per questa ragione esiste l’autorizzazione a procedere”. Anche questo si vedrà, ma nel frattempo ci si chiede se il tentativo di “scudare” Bartolozzi non possa in qualche modo creare un caso scuola (e qualche sussulto negli altri ministeri). Celotto non la vede così: “Non si crea un precedente, non penso. Quelli che riguardano le responsabilità dei ministri sono accadimenti estremi, non comuni. Al di là di Bartolozzi, c’è sempre una valutazione che va fatta caso per caso”. 

 

Sullo sfondo resta infine lo scontro tra politica e giustizia. La premier Giorgia Meloni ha parlato di “disegno politico intorno ad alcune decisioni della magistratura”. Professore, il caso Almasri rientra in questa prospettiva? “Se il Tribunale dei ministri ha ritenuto che c’è un fumus per andare avanti, penso che nelle loro carte qualche dubbio ci sarà”, risponde Celotto. “Ma è arduo giudicare dall’esterno una questione che potrebbe arrivare sino al segreto di stato. D’altra parte il conflitto politica–magistratura è antico, risale almeno a Mani Pulite ma ci sono esempi precedenti. E poi Berlusconi E Renzi. E’ una dinamica ricorrente in cui è sempre complicato capire dove sono i limiti della politica e quelli dei pm. In ogni caso – conclude il professore – la democrazia impone obblighi di trasparenza e legalità, siamo tutti soggetti alla legge. Non conviene assumere che tutti i magistrati siano politicizzati, altrimenti il rischio è di scivolare nel complottismo”.