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Editoriali

Magistrati indagati in Spagna e in Italia. Una costante: i telefonini ripuliti

Redazione

Il procuratore generale spagnolo è stato rinviato a giudizio per rivelazione di segreti d'ufficio e lo stesso giorno ha cancellato i messaggi dal suo telefonino. Da noi, in un solo processo, di telefonini ne sono spariti tre, quelli di tre importanti magistrati: Davigo, Salvi e Greco

In Spagna il Procuratore generale, Álvaro García Ortiz, è stato rinviato a giudizio dal Tribunale supremo per rivelazione di segreti d’ufficio. Secondo l’accusa, il capo dei pm – che in Spagna è nominato dal governo – ha rivelato ai media informazioni sull’indagine per frode fiscale a carico di Alberto González Amador, compagno di Isabel Díaz Ayuso, la presidente della Comunità di Madrid esponente del Partito popolare nonché acerrima oppositrice del premier Pedro Sánchez. Il governo ha confermato la sua fiducia in García Ortiz, che al momento non ha intenzione di dimettersi anche se è la prima volta che un Procuratore generale finisce alla sbarra. Un aspetto singolare, che probabilmente renderà difficile arrivare a una condanna, è che il giorno stesso che ha saputo di essere imputato García Ortiz ha cancellato i messaggi dal suo telefonino. Manca così la pistola fumante.

La versione del Procuratore generale è che, sebbene così abbia eliminato le prove della sua innocenza, lo ha fatto intenzionalmente per ragion di stato:  evitare che “informazioni sensibili” per la sicurezza del paese possano finire in mano a  terzi. A molti commentatori spagnoli sembra una scusa surreale, ma  solo perché non sanno ciò che accade nella giustizia italiana. Da noi, in un solo processo, di telefonini ne sono spariti tre: quelli di tre importanti magistrati. È il caso, che sfida le leggi della statistica, accaduto a Brescia nel processo a carico di Piercamillo Davigo, sempre per rivelazione del segreto d’ufficio. Anche per la diffusione dei verbali di Amara è stato difficile ricostruire i passaggi tra i vari protagonisti: il Procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi aveva perso il telefonino, il procuratore di Milano Francesco Greco l’aveva cambiato e l’imputato Davigo, all’epoca dei fatti membro del Csm, l’aveva ceduto in permuta per comprare il nuovo. Nessuno aveva avuto la premura di fare un back-up. La differenza tra la Spagna e l’Italia è che lì i vertici della magistratura ci tengono a passare per meticolosi, mentre qui preferiscono passare per sbadati.

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