Paolo Storari (foto LaPresse)

il caso

Il commissariamento di Loro Piana e la nuova crociata stile Tangentopoli della procura di Milano

Ermes Antonucci

Il tribunale di Milano ha disposto l’amministrazione giudiziaria per un anno nei confronti della celebre società di moda, su richiesta del pm Storari. E' solo l'ultimo atto di una campagna che si basa su una concezione creativa della giustizia

Il metodo Storari colpisce ancora e la procura di Milano, con la sua giustizia creativa, conferma ormai la sua trasformazione nella più grande agenzia del lavoro e tributaria. Ieri il tribunale di Milano ha disposto l’amministrazione giudiziaria per un anno nei confronti della società Loro Piana, noto brand della moda di lusso attualmente controllato dal gruppo francese Lvmh, con amministratore delegato Frédéric Arnault. A chiedere e a ottenere il provvedimento dei giudici della sezione misure di prevenzione è stato il pm milanese Paolo Storari nell’ambito dell’ennesima indagine per caporalato. Dall’inchiesta sarebbe emerso infatti che la produzione dei capi di abbigliamento – affidata da Loro Piana a ditte esterne – sarebbe avvenuta in contesti lavorativi di “sfruttamento del lavoro”. Attenzione: secondo la procura guidata da Marcello Viola, Loro Piana non ha consapevolmente sfruttato i lavoratori, ma “non avrebbe messo in atto misure idonee alla verifica delle reali condizioni lavorative nelle aziende appaltatrici”, col risultato di agevolare colposamente i soggetti responsabili di caporalato.

 

Loro Piana è solo l’ultimo gigante della moda a finire nel mirino di Storari, dopo Armani, Dior, Alviero Martini e Valentino Bags Lab (società controllata da Valentino anch’essa posta a maggio in amministrazione giudiziaria). La crociata di Storari non riguarda solo le aziende della moda, ma si estende anche alle imprese attive nei settori della logistica, della grande distribuzione e della vigilanza privata, come Dhl, Esselunga, Carrefour, Gls, Brt, Uber, SicurItalia, Lidl, Gxo, Amazon, Fed Ex.

 

Il metodo Storari è sempre lo stesso: imputare direttamente alle imprese che stipulano i contratti di appalto gli eventuali reati commessi dalle società alle quali si sono affidate. Una vera creazione giurisprudenziale della procura di Milano (avallata dal tribunale, ma che non ha avuto repliche in altre parti del nostro paese): alle imprese viene addossato un obbligo di controllo nei confronti delle società fornitrici che la legge non prevede e che invece dovrebbe essere svolto dallo stato. Questo teorema ardito viene portato avanti dal pm Storari attraverso la massiccia richiesta di applicazione di sequestri preventivi nei confronti delle aziende, se non addirittura dell’amministrazione giudiziaria.

 

Il caso Loro Piana, data la notorietà del brand, ha avuto grande risalto mediatico, ma basti considerare che soltanto la scorsa settimana un altro gruppo leader nel settore dei trasporti delle spedizioni, Rhenus Logistics, è stato oggetto di un decreto di sequestro preventivo d’urgenza, emesso dalla procura di Milano, di oltre 43 milioni di euro, sempre sulla base di accuse di caporalato.

 

Nelle 200 pagine del provvedimento il pm Storari sottolinea come, a seguito di indagini simili sui “serbatoi di manodopera”, i sequestri hanno consentito di recuperare oltre 612 milioni di euro e che dopo queste inchieste sono stati assunti e stabilizzati “circa 49 mila lavoratori”. Insomma, è lo stesso magistrato ad ammettere di stare portando avanti una campagna giudiziaria, anziché limitarsi a evidenziare le irregolarità riscontrate nel caso specifico.

 

Per la procura di Milano c’è un sistema da abbattere, come ai tempi di Tangentopoli. E anche oggi la crociata viene condotta con metodi a dir poco discutibili. Per il Csm e il ministero della Giustizia tutto normale? 

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  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]