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L'Anm oscura un magistrato e scoppia il caos: “Censura fascista”

Ermes Antonucci

Scontro al "parlamentino" dell'Associazione nazionale magistrati: il presidente Parodi fa oscurare il video dell'intervento di un componente del direttivo critico con la giunta. Alla faccia della libertà di espressione

Tanto gridarono al bavaglio che alla fine i magistrati finirono per mettersi il bavaglio da soli. Ha del surreale lo scontro andato in scena lo scorso fine settimana alla riunione del Comitato direttivo centrale (Cdc) dell’Associazione nazionale magistrati (il cosiddetto “parlamentino delle toghe”), tra urla, liti e denunce di “censura fascista”. Tutto ha preso origine da un intervento tenuto nella precedente riunione del Cdc dal magistrato di Milano Stefano Ammendola. Il 24 maggio Ammendola, esponente di Magistratura indipendente (la stessa del presidente dell’Anm Cesare Parodi), aveva preso la parola e davanti ai colleghi aveva avanzato critiche al comportamento tenuto dalla giunta esecutiva centrale, l’organo “esecutivo” dell’Anm guidato dal presidente Parodi e dal segretario Rocco Maruotti. In particolare, Ammendola (ma non era l’unico) aveva lamentato come la giunta dell’Anm avesse preso diverse posizioni pubbliche senza che in precedenza si fosse tenuto un confronto interno al Cdc. “Ai sensi dello statuto, il Cdc, l’organo democraticamente eletto, è organo deliberante permanente, mentre la giunta esecutiva centrale attua le deliberazioni del Cdc. Da tre mesi tutto questo non avviene: i comunicati della giunta non passano dal Cdc, non vengono né discussi né ratificati”, aveva sottolineato Ammendola.

 

Il pm milanese aveva anche fatto alcuni esempi, come le critiche mosse dall’Anm al decreto sicurezza. “Non penso che l’Anm debba esprimersi sugli atti aventi forza di legge che siamo chiamati ad applicare, siamo magistrati”, aveva premesso Ammendola, facendo capire di non condividere le “stroncature” avanzate dall’Anm contro il provvedimento: “Il decreto contiene misure importantissime, come la tutela delle forze dell’ordine e il reato di occupazione abusiva degli immobili, strumento del racket della criminalità organizzata”. “Nel comunicato dell’Anm si avanzano persino profili di illegittimità costituzionale come un manifesto”, aveva detto Ammendola, prima di raccontare un fatto a dir poco increscioso (che poi ha scatenato la querelle). Ammendola aveva infatti informato i colleghi di aver ricevuto alcuni giorni prima una telefonata molto dura da parte di un componente della giunta dell’Anm, Sergio Rossetti, giudice a Milano ed esponente della corrente di sinistra Magistratura democratica: “Sono stato insultato, mi ha definito idiota e mi ha detto: ‘Noi ti delegittimeremo, ti denigreremo’”. 

 

La registrazione della riunione era stata pubblicata, come sempre accade, sul sito di Radio Radicale. Poche ore dopo però Rossetti, sentitosi toccato nell’orgoglio o addirittura diffamato, ha scritto un’e-mail al presidente Parodi chiedendo di oscurare l’intervento di Ammendola. Detto fatto: il presidente dell’Anm si è rivolto a Radio Radicale e l’intervento di Ammendola è stato secretato. Alla faccia della libertà di espressione. 

 

Questo avveniva il 24 maggio. Lo scorso fine settimana l’imbavagliato Ammendola ha giustamente sollevato la questione con parole molto chiare (“Da due settimane sto subendo una censura di matrice fascista”), ottenendo la solidarietà di alcuni – pochi – colleghi che dichiarano di non aver mai visto accadere nulla di simile. Oltre al bavaglio, però, il pm milanese ha dovuto subire anche la beffa: anziché affrontare il tema pubblicamente, il Cdc, tra grida, schiamazzi e richiami all’ordine, ha votato in favore della trattazione in via riservata (e quindi senza diretta streaming) della vicenda. Insomma, anche la discussione sul bavaglio è stata imbavagliata. Di fronte a una decisione simile, Ammendola ha deciso di abbandonare i lavori. 

 

Alla fine, il presidente Parodi ha disposto la pubblicazione dell’intervento di Ammendola che era stato oscurato, cosa effettivamente avvenuta ieri sul sito di Radio Radicale. Insomma, nell’Anm non tira una bella aria per la libertà di espressione e di critica. Dopo questa fase concitata della riunione, i magistrati sono tornati a discutere della riforma costituzionale della separazione delle carriere, accusando il governo di voler limitare l’autonomia delle toghe. I paradossi. 
 

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  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto "I dannati della gogna" (Liberilibri, 2021) e "La repubblica giudiziaria" (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]