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il caso
Carceri abbandonate: il piano del commissario straordinario ancora assente
Nonostante la scadenza fosse fissata a fine gennaio, il commissario per l’edilizia penitenziaria nominato a settembre dal governo non ha ancora presentato il programma degli interventi per far fronte all’emergenza carceraria. La conferma arriva dalla Corte dei conti
Nonostante la scadenza fosse fissata a fine gennaio, il commissario straordinario per l’edilizia penitenziaria nominato a settembre dal governo, Marco Doglio, non ha ancora presentato il programma degli interventi per far fronte all’emergenza carceraria. La conferma emerge dalla relazione pubblicata lunedì dalla Corte dei conti, intitolata “Infrastrutture e digitalizzazione: piano carceri”. Doglio è stato nominato commissario il 17 settembre 2024 e, secondo il decreto che ha introdotto la sua figura, “entro centoventi giorni” dalla nomina avrebbe dovuto “redigere il programma dettagliato degli interventi necessari, specificandone i tempi e le modalità di realizzazione”. Sono passati quasi otto mesi e, come conferma la Corte dei conti, il piano ancora non esiste.
Che il termine dei 120 giorni fosse stato superato era evidente a tutti. Non era chiaro invece se il commissario Doglio avesse intanto elaborato il programma e lo avesse presentato, in via riservata, al ministro della Giustizia Carlo Nordio e al ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini, competenti sul tema dell’edilizia carceraria. Qualcuno si era anche chiesto se il programma potesse avere una natura confidenziale, visto che la gestione degli istituti di pena chiama in causa anche la tutela della sicurezza nazionale (col risultato, però, che in questo modo ogni controllo politico e dell’opinione pubblica sull’operato del commissario sarebbe negato alla radice). I dubbi sono stati spazzati via dalla Corte dei conti, che per stilare la sua relazione, lunga quasi 300 pagine, ha chiesto informazioni direttamente ai ministeri e alle pubbliche amministrazioni coinvolte nel settore dell’edilizia penitenziaria.
Così, a conclusione dell’analisi della figura del nuovo commissario straordinario, la Corte dei conti specifica che “si riferiscono attualmente in corso le interlocuzioni per la definizione del programma”. Tradotto: a distanza di otto mesi, il programma ancora non esiste.
Si tratta di una notizia clamorosa, che rende ancora più critica la situazione carceraria. Nella sua relazione, la Corte dei conti evidenzia come a dieci anni dalla conclusione della gestione commissariale emergano “situazioni critiche di sovraffollamento carcerario che – soprattutto in Lombardia, Puglia, Campania, Lazio, Veneto e Sicilia – assumono contorni ai limiti dell’emergenza”. Accanto alla necessità legata alla creazione di nuovi posti detentivi, si legge nel documento, emergono la mancata realizzazione di numerosi interventi e l’urgenza di completare quelli di manutenzione straordinaria già avviati, per migliorare le condizioni ambientali, igienico-sanitarie e di trattamento all’interno degli istituti.
La relazione riporta dati ben poco incoraggianti per chi, come Fratelli d’Italia, sostiene che la soluzione al problema del sovraffollamento carcerario sia costruire nuove carceri, e anche per chi, come il Guardasigilli Nordio, promuove da tempo come soluzione quella di trasformare le ex caserme dei militari in luoghi di detenzione.
Sul primo aspetto, risulta tragicomica la vicenda del nuovo carcere di Forlì, i cui lavori sono cominciati nel 2007 e, a distanza di diciotto anni, risultano ancora non conclusi. Nella relazione, la Corte dei conti riepiloga tutte le tappe dell’incredibile vicenda, sottolineando anche come nel frattempo il costo dell’intervento sia lievitato da 34 a 62 milioni di euro.
Dati non incoraggianti anche sul fronte della riconversione delle ex caserme. Una direzione inaugurata già nel 2018, ma rilanciata da Nordio. Il ministro della Giustizia del governo Meloni ha più volte dichiarato di voler puntare con forza a questa soluzione, immaginando che questa comporti tempi più celeri rispetto alla costruzione di nuove carceri. La questione, tuttavia, risulta essere più complessa.
Il progetto di riconversione dell’ex caserma “Barbetti” di Grosseto, ad esempio, è stato avviato nel 2020, ma l’amministrazione penitenziaria è riuscita a firmare il verbale di acquisizione della caserma soltanto il 18 gennaio 2024. E il percorso per arrivare all’utilizzo della struttura sembra ancora molto lungo. “Gli ultimi aggiornamenti forniti dal ministero della Giustizia – si legge nella relazione della Corte dei conti – riferiscono in corso di redazione il quadro esigenziale finalizzato all’avvio delle operazioni di rilievo, analisi strutturale e ambientale dell’intero compendio, che si mostra particolarmente articolato in ragione della vasta estensione dell’area (154.000 mq) e della presenza di ben 32 edifici”. Anche la riqualificazione delle ex caserme, insomma, sembra richiedere un tempo consistente, che mal si concilia con la necessità di intervenire con urgenza per alleviare il problema del sovraffollamento carcerario, alla base anche del record di suicidi fra i detenuti.
Così, tra ritardi e commissari assenti, a due anni e mezzo dall’insediamento non è ancora chiaro cosa il governo intenda fare per riportare civiltà nel sistema carcerario.


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