(foto Ansa)

cronaca

Giulia uccisa. Nordio: “Già inasprite le pene. Ora occorre educare”

Politica unanime sulla necessità di un intervento dopo l'uccisione di Giulia Cecchetin. La premier Meloni. "Proseguire nella strada intrapresa per fermare questa barbarie"

E’ stato arrestato ieri in Germania, nel Land della Sassonia-Anhalt, Filippo Turetta, accusato dell’omicidio della ex fidanzata Giulia Cecchettin, il cui corpo era stato trovato sabato in un burrone nei pressi del lago di Barcis, in Friuli. I due giovani erano scomparsi da una settimana: Giulia, 22 anni, doveva laurearsi giovedì scorso in Ingegneria biomedica. La fuga di Turetta è terminata sulla corsia d’emergenza di un’autostrada: aveva finito i soldi e la benzina. 

Ogni singola donna uccisa perché colpevole di essere libera è una aberrazione che non può essere tollerata e che mi spinge a proseguire nella strada intrapresa per fermare questa barbarie”, ha scritto sui social la premier Giorgia Meloni, che ha pure ricordato che mercoledì sarà al Senato “il nostro disegno di legge per il rafforzamento delle misure di tutela delle donne in pericolo”. Sia il ministro degli Esteri Antonio Tajani, sia il Guardasigilli Carlo Nordio hanno assicurato che i tempi per il rientro in Italia di Turetta saranno molto rapidi: “Credo pochissimi giorni”, ha detto Nordio parlando con i giornalisti. “Per quanto riguarda la giustizia – ha aggiunto il ministro – abbiamo già inasprito le pene, dal punto di vista normativo quello che si poteva fare è stato fatto. Però ricordiamoci che la restrizione penale non è incisiva più di tanto su queste persone. Quello che occorre è la prevenzione del reato, e questo si può avere soltanto attraverso l’educazione, l’informazione e attraverso un cambiamento radicale di mentalità da parte di molti maschi che ritengono ancora di essere i detentori del potere fisico e psicologico nei confronti delle donne. Questo si può fare soltanto attraverso l’educazione, che però inizia in famiglia, quindi bisogna aiutare anche i genitori, perché è nelle prime fasi della vita che si sviluppa la concezione del bambino nei confronti del prossimo, ed è una concezione che deve essere ispirata al rispetto di tutti i soggetti, in particolare di quelli deboli. Purtroppo questi fenomeni sono accaduti anche nel passato, ma oggi hanno subito una sorta di accelerazione che per certi aspetti è inspiegabile e quindi noi dobbiamo capirne le cause. Ma, ripeto, il modo migliore per intervenire efficacemente non è soltanto quello della repressione penale ma è quello dell’educazione e della sensibilità soprattutto da parte dei genitori nei confronti dei figli più giovani per educarli a essere rispettosi verso gli altri. Una mia idea personale, alla quale devo ancora dare attuazione, è quella di definire forma e contenuti per opuscoli o libretti da diffondere nelle scuole, nelle famiglie, nei luoghi di lavoro, dove in modo incisivo ma molto comprensibile si renda in modo palese quelli che sono i rischi enormi di certi comportamenti che sembrano accettabili oggi e possono invece rovinare loro la vita. Questo va da reati gravi come quello di cui oggi parliamo a episodi che possono sembrare minori, come per esempio la produzione di materiale pedo-pornografico. Il minore magari non sa che fotografare un’amica diciassettenne mentre fa l’amore è un grave reato e rischia cinque anni di prigione. Se poi diffonde l’immagine ne rischia il doppio. Tutte queste cose non si sanno, perché nessuno li informa”. 

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