Editoriali

Pena ridotta per Cospito (23 anni), ma non c'entra col carcere duro

Redazione

La Corte d’assise d’appello di Torino ha ricalcolato la condanna per l’anarchico, che però resta al regime del 41-bis nel carcere di Sassari

La Corte d’assise d’appello di Torino ha ricalcolato in 23 anni la condanna per l’anarchico Alfredo Cospito nell’ambito del processo per l’attentato alla scuola allievi Carabinieri di Fossano (Cuneo) del 2 giugno 2006. In primo grado e in Appello era stato condannato a 20 anni. Per Anna Beniamino, compagna dell’anarchico, la Corte ha ricalcolato la pena in 17 anni e 9 mesi (in primo grado e in Appello era stata condannata a 17 anni). L’accusa aveva chiesto l’ergastolo con isolamento diurno per 12 mesi per Cospito e 27 anni e 1 mese per Beniamino. A entrambi gli imputati sono state riconosciute due attenuanti: le generiche e quella della lieve entità.

 

I giudici della Corte d’appello hanno dunque seguìto la strada tracciata dalla Corte costituzionale, che aveva giudicato incostituzionale la norma del codice penale che, per i reati puniti con l’ergastolo e in caso di recidiva, impedisce di considerare l’applicazione di un’attenuante. I magistrati hanno ritenuto che, non avendo l’attentato prodotto morti né feriti, il giudizio per un’accusa così grave (“strage politica”) dovesse tenere conto almeno delle attenuanti.

 

I legali di Cospito si sono detti soddisfatti della pronuncia, ma l’anarchico resta comunque sottoposto al regime di 41-bis nel carcere di Sassari. Per quanto, infatti, Cospito abbia cercato con le sue iniziative – in particolare il lungo sciopero della fame – di legare la sua vicenda giudiziaria alla questione del regime di carcere duro, la sentenza di oggi ci ricorda che una cosa sono le condanne per gravi reati e un’altra sono le modalità di detenzione (in questo caso il 41-bis).

 

In questo caso, infatti, il 41-bis è stato applicato soprattutto alla luce della capacità di Cospito di veicolare messaggi all’esterno, ritenuti dai magistrati di sorveglianza dei veri e propri inviti a compiere atti terroristici. Il giudizio in questo campo non è mai definitivo, dunque non è da escludere che in futuro, alla luce di nuovi elementi, il regime di carcere duro possa essere annullato.

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