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cavilli e controversie

È più pericoloso il Tar dell'orsa

Maurizio Crippa

Così una giustizia spagnolesca finisce per dare ragione (forse) ai pasdaran della JJ4 della brigata Wagner. Ma per il verdetto bisogna attendere almeno fino all'11 maggio, quando la Camera del Tribunale si riunirà 

"È una vittoria per Lav, sempre dalla parte dell’orso”, hanno detto. Anche se l’orso, la famigerata orsa Jj4, ha ucciso un essere umano e in passato ne aveva feriti altri due. Dev’essere un istinto animale, quello di Lav e i suoi fratelli: mai stare dalla parte della vittima. Perché non ribattezzarlo “l’orso della brigata Wagner”?  Del resto, non fosse chiaro: “La responsabilità di questa morte è della provincia di Trento che non ha educato i cittadini alla convivenza con gli orsi”. Grottescamente simile a quelli che danno la colpa della guerra all’Ucraina: si è avvicinata troppo alla Russia. Infatti hanno anche strillato “gli orsi e i cittadini trentini hanno diritto a vivere in pace”, manca solo Orsini a pontificare sugli runner “sventrati”. Poi c’è il Tar, più pericoloso di un orso, che dà ragione agli animalisti. 

Siamo sui pendii della Val di Sole, ma sembra di addentrarsi nel bosco dell’assurdo: quello di un animalismo che è ormai antispecismo, e quello di una giustizia amministrativa che rischia di perdere il proprio oggetto nei suoi stessi tortuosi sentieri. 
L’orsa assassina (pardon, “esemplare problematico” era già stata definita nel 2020, ma poi il bonus psicologo non è stato attivato) non deve essere abbattuta. Il Tar ha accolto, “in via interinale” e in attesa del parere della Camera di consiglio (11 maggio), la richiesta di sospendere il “provvedimento contingibile e urgente di rimozione di un orso pericoloso per l’incolumità e la sicurezza pubblica”. Insomma anche il Tar, a furia di cavilli, dà torto alle vittime passate e (toccate legno) future.

Da non crederci. Però, a ben leggere, non è esattamente così. Nonostante gli urrà! degli ambientalisti ricorrenti, il Tar non ha dato loro ragione (e nemmeno ha inflitto “una battuta d’arresto all’arroganza del presidente Fugatti”). Solo che qui interviene la irrefrenabile follia della giustizia italiana, col suo linguaggio spagnolesco che sembra La scomparsa di Patò di Camilleri trasportato in Trentino (“sempre avendo riguardo alla sommarietà della presente fase monocratica di giudizio e salva in ogni caso restando una diversa valutazione della fattispecie”, e via così per sei cartelle).

Così che per via d’astrazione tolemaico-leguleia si produce il seguente paradosso. Il Tar riconosce che il “provvedimento contingibile e urgente” ha una legittima ragion d’essere, in base alla “eclatanza e l’estrema gravità del fatto ivi considerato… in termini di serio pericolo per la sicurezza e l’incolumità degli abitanti e dei frequentatori in genere delle aree prossime al Monte Peller”. Di conseguenza “è rilevato” che non può “essere frustrata la preminente esigenza di tutela dell’incolumità pubblica”. Né sfugge al giudice che l’orsa è già ben nota alla Corte (è figlia di due capostipiti del progetto Life Ursus, ovvero il primo nucleo di orsi trapiantati in Trentino dallo Slovenia nei primi anni Duemila per un ripopolamento sfuggito presto di mano: chapeau). E del resto lo stesso Tar di Trento, respingendo nel 2021 analoga richiesta di abbattimento, aveva rimandato alla provincia la responsabilità di tenerla sotto controllo. Le misero un collare, ma la pila s’è esaurita da tempo: chapeau.

Ma insomma in base a quanto “rilevato”, e a differenza di quanto sostengono i pacifisti dell’orso, “appaiono allo stato sussistere tutti i presupposti per la legittima emanazione dell’ordinanza”. Senza nemmeno bisogno del parere dell’Ispra (Istituto per la protezione e la ricerca ambientale). Ma il cavillo spagnolesco è in agguato. Poiché, argomenta il giudice, la stessa provincia aveva chiesto “l’emissione da parte dell’Ispra di un parere favorevole alla misura dell’abbattimento… con ciò autolimitando la propria sfera di discrezionalità amministrativa”, ecco allora che, pilatescamente, il Tar ha deciso che tanto vale vedere prima le carte, e di attendere “l’acquisizione agli atti del fascicolo processuale da parte della Provincia autonoma di Trento, di una documentata relazione sui fatti per cui è causa”.

Nel frattempo, se pure fosse catturata, Jj4 “dovrà essere reclusa in attesa dell’acquisizione di un formale parere reso dall’Ispra circa la necessità della sua soppressione” o della possibilità “di un suo eventuale trasferimento”. Tutto questo almeno fino all'11 maggio, quando la Camera di consiglio del Tar finalmente si riunirà. E sperando che l’orsacchiotta della brigata Wagner, nel frattempo, non faccia altri danni. Sempre dalla parte dell’orso. Della giustizia, non si sa.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"