Foto di Alessandro Di Meo, via Ansa 

Scontro in Parlamento

Detenute madri e incinte. La Lega ribalta la legge contro i bambini in cella

Antonia Ferri

Il Pd chiedeva di togliere le detenute con figli minori di 6 anni dagli Icam e costruire più case famiglia. Un blitz parlamentare e un nuovo ddl del Carroccio apre al carcere anche per le donne incinte. Intanto il Comitato anti tortura del Consiglio d'Europa denuncia le condizioni delle nostre carceri

"Il presidente Ciro Maschio comunica che è stata ritirata in data odierna dal gruppo del Partito democratico e dal collega Enrico Costa la proposta di legge C. 103 Serracchiani". Era quasi fatta. Una proposta di legge già di fatto approvata nel 2022 durante il governo Draghi con il voto di Forza Italia, Lega e una parte di FdI che si era slegata dall'astensione decisa dal partito. Il principio ispiratore, lo recita lo stesso testo ormai ritirato, era "mai più bambini in carcere". Per farlo, l'idea era quella di costruire più case famiglia con i fondi già stanziati - circa un milione e mezzo di euro - e togliere le donne incinte e con figli minori di 6 anni dal circuito Icam, quello degli istituti a custodia attenuata, ma pur sempre detentivi.

 

Giovedì però il Pd ha ritirato le firme al disegno di legge dopo la conclusione dell’esame in commissione Giustizia della Camera, in cui la maggioranza aveva presentato e approvato alcuni emendamenti che secondo i dem snaturavano gli obiettivi e il senso della proposta originaria. Una postilla avrebbe introdotto nel ddl una deroga specifica alla proposta Serracchiani: le madri fuori dal carcere sì, a meno che "l'indagata sia stata già dichiarata recidiva o delinquente abituale o professionale". La vicepresidente dem al Senato, Anna Rossomando, ha sintetizzato così: "In sostanza hanno provato a inserire il carcere per le donne incinte in un disegno di legge che invece puntava a togliere i bambini dal carcere". La proposta di legge è quindi decaduta, essendo stata presentata dal Pd, in quota opposizione. 

    

Ieri sera poi è arrivata una controproposta a firma Lega: il deputato Jacopo Morrone ha presentato un ddl che mira a cancellare il "differimento della pena automatico per le donne incinte". Il che significa, esplicita il testo, che "essere incinta e/o madre di bambini piccoli non può essere il passepartout per le borseggiatrici abituali e professionali per evitare il carcere e continuare a delinquere". 

         

In tutta risposta Matteo Salvini ha ribattuto: "Il Pd libera le borseggiatrici rom che usano bimbi e gravidanza per evitare il carcere e continuare a delinquere. Vergognatevi" - attribuendo, per altro, a un'intera categoria, in questo caso etnica, la colpa di un reato, i quali per ordinamento sono sempre dei singoli. 

 

La battaglia parlamentare, comunque, si è consumata sul destino di 23 donne, con 26 figli al seguito. Un numero già ridimensionato rispetto ai 48 bambini reclusi del 2019 e che tutto sommato sarebbe facile inserire all'interno di case famiglia. Le quali, come sottolinea in un'intervista alla Stampa il Garante nazionale dei detenuti, Mauro Palma, sono ancora molto circoscritte. "Sono solo a Roma e a Milano" e, inoltre "possono rappresentare un momento educativo molto rilevante per chi ha tendenza a ripetere i reati". Ovvero, proprio quelle donne recidive che il codicillo della maggioranza escludeva dalla proposta Serracchiani. Inoltre, anche per gli Icam, i quali essendo penitenziari sono "strutture alle quali ricorrere solo in casi estremi", la scelta è poca. "In Puglia, Lazio e Umbria non ci sono Icam" dice Palma, e "quindi le madri con i figli si trovano in sezioni che non sono una soluzione adeguata perché anche se ci sono culle e pareti colorate si è comunque in detenzione".

  
Intanto il Cpt, l'organo anti tortura del Consiglio d'Europa, nel rapporto basato sulla visita condotta un anno fa in Italia, chiede di migliorare le condizioni di vita dei detenuti, e misure specifiche per le donne e i transessuali in prigione nel nostro paese. Nel report Strasburgo torna a domandare anche l'abolizione dell'isolamento diurno e il riesame della gestione dei detenuti sottoposti al regime "41-bis". Tra la fine di marzo e i primi giorni di aprile del 2022 il Cpt fatto un sopralluogo in Italia dove, tra le altre strutture, ha visitato anche quattro carceri: San Vittore a Milano, l'istituto di Monza, il Lorusso e Cutugno a Torino e Regina Coeli a Roma. Il Comitato europeo denuncia violenze e intimidazioni tra detenuti, in particolare nelle carceri di Lorusso, Cutugno e Regina Coeli, e un sovraffollamento in tutti gli istituti di pena che arriva al 152 per cento nella prigione di Monza.

Di più su questi argomenti: