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Il pm Turco contro Renzi in aula. L'ex premier: "Mi processa per le interviste?"

Redazione

Lo scontro tra i due al termine dell’udienza preliminare sull’inchiesta sull’ex fondazione renziana Open. La procura ha chiesto il rinvio a giudizio dell'ex premier e degli altri indagati, compresi Lotti, Boschi, Carrai e Bianchi

Non si era mai visto in un’aula di giustizia un pubblico ministero avvicinarsi all’imputato e rinfacciargli i contenuti di un’intervista rilasciata a un giornale. E’ accaduto oggi, al termine dell’udienza preliminare in corso a Firenze sull’inchiesta sull’ex fondazione renziana Open. La procura ha chiesto il rinvio a giudizio dell’ex premier Matteo Renzi, Luca Lotti, Maria Elena Boschi, Marco Carrai e Alberto Bianchi, insieme ad alcuni imprenditori e a quattro società, indagati a vario titolo di finanziamento illecito ai partiti, corruzione, riciclaggio e traffico di influenze illecite. Al termine dell’udienza, il procuratore aggiunto Luca Turco si è avvicinato a Renzi visibilmente contrariato, mostrando l’intervista che il leader di Italia viva aveva rilasciato in giornata a “La Stampa”. Renzi ha replicato, alla presenza degli avvocati e degli addetti ai lavori, dicendo: “E adesso che fa? Mi processa anche per le mie interviste? Le ribadisco che io non mi fido di lei. Io ho rispettato la legge, lei non ha rispettato la sentenza della corte di Cassazione”. La discussione è durata quasi dieci minuti davanti a tutti gli avvocati.

Il riferimento di Renzi è alla decisione adottata da Turco nel marzo 2022 di trasmettere al Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica i documenti che erano stati sequestrati a Carrai con un provvedimento all’epoca già dichiarato illegittimo dalla Cassazione. La Suprema corte aveva anche imposto di distruggere la documentazione. L’iniziativa di Turco è giunta al termine di una discussione in cui è stata la stessa procura a chiedere e ottenere il rinvio dell’udienza preliminare (fissata al 27 gennaio), motivandolo con l’esigenza di leggere le motivazioni con cui la Corte costituzionale ha ammesso il conflitto di attribuzione tra Senato e procura fiorentina. I pm avrebbero allegato agli atti dell’inchiesta e-mail e chat di quando Renzi era già senatore senza chiedere l’autorizzazione preventiva di Palazzo Madama.

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