L'ultima apocalisse di Gratteri: le armi in Ucraina alla ‘ndrangheta

Ermes Antonucci

Il procuratore capo di Catanzaro è abituato a proiettare scenari apocalittici: dalla pandemia ai vaccini, dal Pnrr alla presunzione di innocenza. Ora tocca alle armi inviate contro Putin: "Sicuramente alla fine del conflitto finiranno nelle mani delle mafie e arriveranno nel nostro territorio"

Sta facendo il giro delle sette chiese il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, per promuovere il suo nuovo libricino (ne sforna uno all’anno), stavolta dedicato agli eroi dell’antimafia. Solo nell’ultima settimana il pm è stato ospite di quattro trasmissioni televisive: Otto e mezzo, Piazzapulita, Maurizio Costanzo Show, DiMartedì. Una presenza mediatica poderosa, ma anche spaventosa considerati gli scenari delineati da Gratteri sul futuro della lotta alla mafia. Il procuratore è abituato a proiettare scenari apocalittici. Solo negli ultimi mesi ci ha spiegato come la ‘ndrangheta avrebbe approfittato della pandemia (“Il rischio più concreto è l’usura”), ha ammonito sul pericolo che la mafia potesse mettere le mani sui vaccini anti Covid, poi sui soldi del Pnrr (“Le mafie metteranno le mani sui miliardi del Pnrr”). Di recente si è persino spinto ad affermare che anche la legge sulla presunzione di innocenza aiuterà la mafia e la ‘ndrangheta.

 

Insomma, nulla sfugge alla criminalità organizzata, e ora che siamo in tempi di guerra ecco l’ultimo scenario apocalittico delineato da Gratteri: le armi mandate dall’occidente in Ucraina per contrastare l’invasione russa finiranno nelle mani della ‘ndrangheta: “Sicuramente alla fine di questa guerra nel mercato nero ci saranno tante armi e sicuramente ci sarà un problema per la sicurezza in Europa”, ha detto il pm ospite a DiMartedì, ribadendo quanto già detto nelle altre trasmissioni. “Non c’è tracciabilità di queste armi che vengono consegnate agli ucraini – ha aggiunto – e questo è un problema che il mondo occidentale si deve porre non dopo la guerra, ma adesso. E forse è già tardi”. “Sicuramente queste armi arriveranno nel nostro territorio”, ha concluso Gratteri, lasciando intendere che la ‘ndrangheta raccatterà lanciarazzi, missili antiaereo e anticarro, mitragliatrici. Insomma, l’Italia come la Colombia ai tempi di Escobar

 

La visione perennemente bellicistica di Gratteri è anche comprensibile se si considera la situazione personale del pm (una “non vita”, come la definisce lui, perennemente sotto scorta, ancor di più dopo la recente notizia di un ennesimo progetto di attentato nei suoi confronti). 

 

La giusta solidarietà, tuttavia, si trasforma in perplessità, quando si ascolta il magistrato autoparagonarsi a Giovanni Falcone, bocciato come lui nella nomina alla guida della Direzione nazionale antimafia: “Non esiste in questo momento un magistrato che abbia fatto più indagini di me nel mondo per quanto riguarda il traffico internazionale di stupefacenti e l’associazione a delinquere di stampo mafioso”, ha detto Gratteri dalla Gruber. Il problema, ha aggiunto, è che “io non ho l’appoggio delle correnti”, a differenza degli altri. Come se Giovanni Melillo, preferito dal Csm a Gratteri come nuovo procuratore nazionale antimafia, non avesse alle spalle una carriera altrettanto lunga e prestigiosa, per giunta specializzata nella lotta alla criminalità organizzata. 

 

Di certo mai Falcone si sarebbe immaginato di insultare il presidente del Consiglio in carica, come fatto proprio da Gratteri: “Draghi? Non pervenuto per quanto riguarda la giustizia e la sicurezza, mi sembra solo un buon esperto di finanza. Sul resto non tocca palla o, se lo fa, mi preoccupa ancora di più perché non capisce che facendo così sfascia tutto”. “La cosa che mi preoccupa di più è la riforma dell’ordinamento giudiziario”, ha poi aggiunto il procuratore di Catanzaro, attaccando così anche la ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ex presidente della Corte costituzionale: “In questa riforma c’è molta rabbia, è una sorta di resa dei conti” della politica nei confronti della magistratura, ha detto. Saremmo solo di fronte all’“antipasto” di una manovra finalizzata a mettere il pm sotto la dipendenza dell’esecutivo. “E vedrete cosa accadrà con l’ordinamento penitenziario!”, ha poi esclamato Gratteri. Un’altra apocalisse

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