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Editoriali

 “Visto che a Roma c'è la mafia?”

Redazione

La sentenza sui Casamonica è una lezione per chi confonde corruzione e mafia

Il tribunale di Roma ha condannato per associazione di stampo mafioso diversi esponenti del clan dei Casamonica, attivo nel quartiere Romanina della Capitale. I giudici hanno condannato a 400 anni di reclusione complessivi una quarantina fra capi e affiliati alla famiglia, imputati fra l’altro per estorsione, usura e detenzione illegale di armi. Dopo sette ore di camera di consiglio, i giudici della decima sezione penale hanno deciso trent’anni di carcere per il boss Domenico Casamonica, accogliendo in pieno l’istanza della procura. Severe anche le pene per gli altri esponenti della famiglia. 

 

Processo ai Casamonica, cosa dice la sentenza di primo grado

 

La sentenza segna un punto di svolta nella lotta alla criminalità organizzata romana, anche se andrebbero evitate letture superficiali della vicenda (primo grado). “Vedete, a Roma la mafia c’è”, si è commentato su alcuni organi di informazione dopo la sentenza del tribunale di Roma, facendo indirettamente riferimento alla sentenza definitiva con cui invece nell’ottobre 2019 la Cassazione ha negato il carattere mafioso dell’organizzazione criminale al centro del celebre processo “Mondo di Mezzo” (“Mafia Capitale”). In realtà, quando si contestava l’ipotesi accusatoria messa in piedi dalla procura romana su Mafia Capitale nessuno metteva in dubbio che potesse esistere una mafia autoctona nella Capitale (su questo la giurisprudenza è ampia). Piuttosto, si criticava la tendenza a qualificare come mafia un’organizzazione dedita alla corruzione e priva, come ha poi riconosciuto la Cassazione, degli elementi indispensabili per essere qualificata come associazione mafiosa, così come la  tendenza ad affermare che il comune di Roma fosse gestito nientedimeno dalla mafia. Del resto, con questa sui Casamonica siamo al terzo riconoscimento in sede giudiziaria del reato di associazione mafiosa per una organizzazione autoctona della Capitale, dopo i clan degli Spada e i Fasciani. Una sentenza importante, ma da analizzare con giudizio.

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