Caso Consip, Woodcock se ne lava le mani: “Da Scafarto errore grave, ma nessun complotto”
Il pm spiega di non aver mai utilizzato l'informativa “manipolata” contro Tiziano Renzi e che comunque era impossibile controllare. Intanto a Roma nuove perquisizioni negli uffici della società
Un'intervista a sua insaputa. Perché lui, John Henry Woodcock, è magistrato tutto di un pezzo. E rispetta le regole. “C'è una regola per i magistrati, che io rispetto, e che non mi consente di parlare”, scrive Repubblica nella non intervista che sembra tanto un'intervista al pubblico ministero che ha dato il via all'inchiesta sulla Consip. Le frasi riportate, quindi, non sono direttamente attribuibili a Woodcock. Cioè, lui le ha pronunciate parlando con i suoi colleghi. Che devono aver pensato, evidentemente, che non si trattava di conversazioni private ma di chiacchierate degne di finire sulle pagine di un giornale.
Così, mentre il mondo si interroga su come sia stato possibile che un investigatore esperto come il capitano Gianpaolo Scafarto abbia manipolato un'informativa costruendo prove laddove prove non c'erano, mentre qualcuno comincia a pensare che forse il carabiniere del Noe è stato “indirizzato” da qualcuno, il magistrato risponde per bocca di terzi. E si difende.
Anzitutto, spiega Woodcock ai colleghi che con precisione stenografica riportano le sue frasi a Repubblica, lui non ha alcuna responsabilità su quanto è successo: “Napoli ha trasmesso a Roma questa parte dell'inchiesta. Non ha usato questa informativa”. “Qui parliamo di migliaia di pagine - prosegue la rivelazione del Woodcock-pensiero -. Certo, ogni giorno gli investigatori informano sui progressi dell'inchiesta, ma è impraticabile ascoltare la registrazione. E poi, la procura di Napoli non ha utilizzato queste carte”. Che tradotto vuol dire: non spettava a noi controllare l'operato di Scafarto.
In ogni caso il magistrato è certo della buona fede del militare. Un errore il suo, non certo un complotto. “Non è la prima volta che si verifica uno sbaglio in un'informativa. Io ho un'idea sacrale e notarile degli atti giudiziari, sono convinto che la polizia non debba innamorarsi delle proprie tesi - spiega il Woodcock rivelato -. Detto questo, l'errore è stato commesso, ed è un errore molto grave”.
“La prima risposta, la più logica - insiste -, è che si sia trattato di un errore. Perché il capitano avrebbe dovuto fare questo? Perché avrebbe dovuto mettere in atto una pianificazione eversiva contro Renzi? A me pare davvero una cosa da pazzi...”
Già che c'è Woodcock risponde anche ad una domanda sul possibile “scontro” in atto con il procuratore aggiunto di Roma Paolo Ielo (sfugge perché i suoi colleghi gli abbiano fatto domande su questo ma la curiosità umana, si sa, non ha confini): “La guerra non esiste. Io sono amico di Paolo Ielo, ci sentiamo e ci vediamo. Certo, ci sono scelte diverse. Ma date alla mia procura il tempo di depositare le carte. Lì c'è la prova di quanta professionalità è stata usata in questa vicenda”.
Insomma secondo l'intervista, che intervista non è, Woodcock non ha nulla di cui rimproverarsi. Anzi. Nel frattempo, però, la procura di Roma prosegue con il suo lavoro di approfondimento. Stamattina i carabinieri del Nucleo investigativo di via in Selci, insieme alla Guardia di Finanza di Napoli, hanno acquisito atti e documentazioni nella sede Consip in via Isonzo a Roma. I documenti sono legati al mega appalto Fm4 da 2,7 miliardi di euro, il Facility management per la pubblica amministrazione. Non solo i tre lotti, su 18, che sono stati aggiudicati al gruppo guidato dall'imprenditore Alfredo Romeo ma anche gli altri e le aziende che se li sono aggiudicati, in particolare Manutencoop e Cofely. Alle tre società, infatti, sono stati assegnati in totale 11 lotti.
Non solo, su sollecitazione della procura di Roma, Marco Gasparri, il dirigente Consip che ha raccontato di aver ricevuto 100mila euro nell'arco di tre anni da Romeo in cambio di suggerimenti e consigli sui bandi di gara, sarà sentito davanti al gip in sede di incidente probatorio. Per queste accuse l'imprenditore campano è attualmente in carcere con l'accusa di corruzione.
E sulla vicenda è intervenuto anche il ministro della Giustizia Andrea Orlando (che non invierà gli ispettori a Napoli): “Il fatto che un ufficiale di polizia giudiziaria compia un atto del genere è un atto gravissimo, contro Renzi o chiunque altro. Sono scattati degli anticorpi importanti: della falsificazione si è avuta notizia perché la magistratura stessa ha indicato questa falsificazione interpretando al meglio una missione del pm che spesso non e' seguita in questo paese. Voglio ringraziare chi ha svolto questa funzione”.
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