Il giornale ufficiale di stato affisso in una stazione della metropolitana di Pyongyang (Foto di Eric Lafforgue via Getty Images) 

editoriali

Il giornale della propaganda nordcoreana arriva al Sud, insieme alle minacce

Redazione

Ora i sudcoreani possono leggere il Rodong Sinmun. È il primo passo verso un'apertura anche ai circa 60 siti web bloccati da Seul. Lee Jae-myung prosegue la politica di apertura verso Kim Jong Un, benché lui da mesi le provi tutte per far capire che oltre a Putin e a Xi Jinping non ha bisogno di nessuno

 

Il Rodong Sinmun è il giornale del Comitato centrale del Partito del Lavoratori della Corea del nord, cioè il quotidiano ufficiale della propaganda di Pyongyang. Fino a due giorni fa, leggerlo in Corea del sud era vietato: si poteva fare soltanto con permessi speciali di studio o ricerca, e in luoghi designati. A partire da oggi però potranno farlo tutti i sudcoreani, nei luoghi in cui il giornale della propaganda nordcoreana è distribuito. È il primo passo verso un'apertura anche ai circa 60 siti internet nordcoreani bloccati al Sud, in base alla legge sull’informazione e sulla comunicazione che permette al governo di Seul di fermare alcune informazioni in contrasto con la sicurezza nazionale. Qualche anno fa perfino i conservatori sudcoreani si erano detti contrari alla legge, e oggi è il governo democratico di Lee Jae-myung a far cadere il primo divieto – ed è curioso che si inizi con il Rodong, che in Corea del nord è letto giusto dai funzionari di partito, mentre la gente comune usa i suoi fogli per le sigarette e la carta da parati (a meno che non ci sia un’immagine dei Kim, allora sarebbe contro la legge).

 

Prosegue dunque la politica aperturista di Lee verso la dittatura di Kim Jong Un, nonostante quest’ultimo, da mesi ormai, le provi tutte per far capire che oltre a Putin e a Xi Jinping non ha bisogno di nessun altro. Lee ha rallentato le comunicazioni dirette con Kyiv, nonostante i soldati nordcoreani combattano contro l’Ucraina, e la prossima settimana volerà a Pechino a incontrare Xi: non a caso il governo sudcoreano è stato piuttosto vago nel commentare le manovre militari di ieri e l’altro ieri attorno a Taiwan (all’inizio di dicembre aveva pure cambiato il nome di Taiwan come “Cina (Taiwan)” nel modulo di registrazione online per i turisti in arrivo). I sudcoreani però da oggi potranno vedere con i loro occhi che tutte le mattine la prima pagina del Rodong Sinmun è dedicata a nuovi missili o lanciamissili puntati contro di loro