Un voto "libero"

Le elezioni del regime birmano seguono due regole: bombe e repressione

Priscilla Ruggiero

La giunta militare in Myanmar, il Tatmadaw, è in cerca di legittimità e dà inizio a un voto in tre round che definisce "libero ed equo". Tutte le bugie dell'esercito, dal colpo di stato che ha rovesciato il governo democraticamente eletto agli attacchi aerei sui due terzi del territorio in mano alle milizie etniche armate

Domenica si terrà la prima fase delle elezioni proclamate e controllate dal Tatmadaw, la giunta militare in Myanmar, che ha ideato un meccanismo in tre round ogni due settimane: il secondo si terrà l’11 gennaio, l’ultimo il 25.   Sono le prime   elezioni sotto il regime  dell’esercito dal colpo di stato del primo febbraio 2021, che ha rovesciato il governo democraticamente eletto della Lega nazionale per la democrazia di  Aung San Suu Kyi. A Yangoon, dove solo 12 delle 45 municipalità  avranno "accesso anticipato" alle elezioni, i giorni di campagna elettorale sono scorsi come tutti gli altri, nel silenzio e sotto il controllo dei militari: gli unici segnali di elezioni in corso sono alcuni cartelloni pubblicitari del Partito dell'Unione per la Solidarietà e lo Sviluppo (Usdp), il partito della giunta militare, che ha 1.041 candidati, quasi il doppio del suo rivale più vicino, il Nup (690), seguito dal Ppp (667). In molte circoscrizioni, i suoi candidati  si presentano senza concorrenti e la raccomandazione alla popolazione è di votare chi è in grado di "collaborare con l'esercito".

In questi cinque anni di repressione, chiusura e combattimenti in più della   metà del paese il capo della giunta Min Aung Hlaing aveva imposto lo stato di “emergenza nazionale” per tenere il controllo di  un paese frammentato dai gruppi etnici armati e preso da una spinta democratica soprattutto nella fascia più giovane della popolazione, con il supporto dei suoi principali alleati, Russia,  Cina e India. Quest’estate, poco dopo il terremoto con epicentro nel Saigang che ha causato quasi 4 mila morti, ha revocato la misura per legittimare il proprio potere e tentare di uscire dall’isolamento internazionale, implorando Donald Trump  di un allentamento delle sanzioni economiche sul Myanmar.

 

Definire questi tre round di   elezioni  “libere ed eque” è un paradosso: la mano del Tatmadaw è presente in ognuno dei 57 partiti in lista, non si voterà in 56 dei 330 comuni birmani, in  più di 3 mila villaggi il voto è stato annullato perché la giunta controlla meno di un terzo del paese. Gli osservatori indipendenti sono stati banditi. E’ stata introdotta una nuova legge  che impone una pena che oscilla fra i tre anni di carcere e la pena di morte contro chiunque critichi le elezioni, e nonostante l’esercito abbia concesso i visti ai giornalisti internazionali per coprire le elezioni, non permette di avvicinarsi ai cittadini, se non in  presenza di un ufficiale  a registrare le dichiarazioni. Secondo il conteggio del quotidiano birmano Irrawaddy, da quando la legge è entrata in vigore, meno di cinque mesi fa, la giunta ha processato almeno 329 persone. Eppure per Min Aung Hlaing "rifiutarsi di votare equivale a rifiutare la democrazia". Intanto fuori dalle città, nelle regioni di Sagaing, Magwe e Mandalay continuano i bombardamenti sui civili, sempre più intensi dall’annuncio delle elezioni per riconquistare più territorio possibile: soltanto nella scorsa settimana i media birmani ne hanno  riportati  oltre quaranta.

Secondo l'ong che moitora i conflitti Acled, dal primo gennaio al 28 novembre 2025 gli attacchi aerei e con droni in Myanmar sono aumentati di circa il 30 per cento rispetto al 2024: soltanto poche settimane fa ha sganciato due bombe su un ospedale che forniva assistenza medica ai civili nella cittadina di Mrauk-U, nello stato di Rakhine, uccidendo più di trenta persone e ferendone oltre settanta. Secondo le testimonianze, la giunta avrebbe negli ultimi mesi attuato una nuova strategia militare, con l'uso di paramotori per colpire obiettivi civili: è un'arma economica per un esercito in difficoltà a causa delle sanzioni internazionali, senza aerei, elicotteri e carburante.

 

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