Giù le mani dagli gli asset russi

Quanto pesano le intimidazioni russe e le pressioni americane sul Belgio e l'Europa

Paola Peduzzi

Un’inchiesta del Guardian racconta una campagna di intimidazione del Gru contro il Belgio e Euroclear per bloccare l’uso degli asset russi congelati destinati all’Ucraina. Minacce russe e pressioni americane si saldano, mettendo a rischio l’unità europea, la tenuta finanziaria di Kyiv e la credibilità dell’alleanza transatlantica

C’è stata una campagna di intimidazione orchestrata dall’intelligence russa sugli asset russi, scrive il Guardian in un’inchiesta, in particolare concentrata sul Belgio e su Euroclear, la società belga di servizi finanziari in cui è depositata la maggior parte degli asset russi congelati. L’obiettivo è chiaro – convincere con le minacce i belgi a non smobilitare questi beni finanziari destinati all’Ucraina – e il tempismo è crudele, perché l’operazione intimidatoria russa è andata di pari passo con le pressioni americane su questi stessi asset. Il divorzio transatlantico tra Stati Uniti ed Europa si sta consumando, per volere di una terza parte fin qui esclusa (definire la Russia amante dell’America fa ancora troppo male), sulla disposizione di questi asset, quindi sulla sostenibilità finanziaria dell’Ucraina e quindi sull’affidabilità dell’alleanza tra Europa e Ucraina e quindi sull’unità europea: 185 miliardi di euro, è questo il prezzo del primo atto del divorzio, il piano perfetto di Vladimir Putin. 

Secondo le fonti del Guardian, i russi hanno deliberatamente preso di mira i manager di Euroclear e i leader belgi, attraverso una campagna di “tattiche intimidatorie” guidata dal Gru, il servizio segreto militare russo. Da settimane, in vista del Consiglio europeo in corso in questi giorni (in realtà la decisione doveva essere presa già al Consiglio di fine ottobre), gli europei discutono degli asset russi come principale risorsa finanziaria per il prestito necessario a Kyiv, che altrimenti rischia il default a partire da febbraio: è stato un dibattito logorante, al ribasso (ora gli asset da mobilitare all’inizio valgono 90 miliardi di euro), scandito dai “no” del Belgio, che detiene la maggior parte di questi asset e che, di fronte a una eventuale rappresaglia russa, si troverebbe con un guaio grosso come un terzo del suo prodotto interno lordo. Al di là delle minacce, il premier belga, Bart De Wever, s’è trascinato questa decisione come un macigno appeso al collo, chiedendo protezione e garanzie agli altri paesi europei, giustamente, perché si tratta di un rischio che il Belgio non può correre da solo (le garanzie sono arrivate alla spicciolata da quasi tutti, tranne dai soliti dell’est capitanati dall’Ungheria e tranne, seppure in forma meno ostile, dall’Italia). La lentezza, il tentennamento e la disunione europea sono ormai un genere narrativo nel quale si sdilinquiscono commentatori di ogni dove, e certo gli argomenti non mancano, ma la tenaglia russo-americana è stata devastante.

In  una ricostruzione di Politico, c’è un dettaglio temporale rilevante: l’inviato europeo per le sanzioni, David O’Sullivan, è andato a Washington durante l’estate e i funzionari americani gli hanno comunicato la loro volontà di restituire alla Russia i suoi asset ora congelati negli istituti finanziari in occidente una volta raggiunto un accordo tra Kyiv e Mosca. Era l’inizio di settembre, quando ancora si parlava di sanzioni americane alla Russia, quando Donald Trump era insofferente con Putin e ventilava l’ipotesi di inviare missili a lungo raggio a Kyiv, ma l’impazienza del presidente americano era già molto evidente e poi si è saldata con la rete di affari e promesse di affari messa insieme dall’inviato Steve Witkoff assieme ai negoziatori (e oligarchi) russi. Secondo il Washington Post, gli asset russi custoditi in Europa sono ora parte degli scambi di investimenti  che americani e russi stanno progettando mentre continuano i negoziati su piani di pace fantasma. 

Mosca ha fatto minacce pubbliche: l’utilizzo dei suoi asset congelati equivale a un furto e la Banca centrale russa chiederà un risarcimento del valore degli asset presso i tribunali belgi. Ma le fonti dell’intelligence consultate dal Guardian dicono che ci sono state minacce mirate, in particolare a Valérie Urbain, amministratrice delegata di Euroclear: la società non ha voluto fare commenti, ma un’indagine di EUobserver all’inizio di dicembre faceva riferimento alle minacce rivolte a Urbain nel 2024 e nel 2025 e alla richiesta di protezione da parte della polizia belga: questa richiesta è stata respinta, lei e altri manager di aziende collegate hanno assunto prima una società di sicurezza belga e poi una francese per avere le guardie del corpo. In un articolo pubblicato  dal Monde a novembre, si diceva che Urbain era arrivata all’appuntamento per un’intervista accompagnata da una guardia del corpo, che era con lei da più di un anno. In una conferenza stampa a ottobre, il premier De Wever aveva detto una cosa che poi ha ripetuto qualche settimana fa: “Mosca ci ha detto che se toccassimo quel denaro, ne sentiremmo le conseguenze fino all’eternità”, elencando poi le contromisure russe, tra cui la confisca degli asset occidentali congelati nelle banche russe e il sequestro di aziende occidentali. In un’altra dichiarazione, ancora più disperata, De Wever ha detto che l’Ucraina non può vincere e che quindi la rappresaglia russa contro di lui e il suo paese è certa. Quale sia l’entità dell’intimidazione non si sa, il Guardian scrive che le sue fonti non sanno quantificarla, ma le minacce ci sono, si sommano alle pressioni americane, sfilacciano l’unità europea: tutto secondo il piano di guerra di Putin.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi