L'attentatore della Brown è stato trovato morto. Si chiude la caccia all'uomo tra falle e polemiche

Marco Arvati

Claudio Neves Valente, ex studente senza precedenti, ha ucciso due persone e ne ha ferite nove prima di fuggire. Telecamere assenti, false segnalazioni e annunci affrettati dell’Fbi mettono in luce gravi criticità nella gestione dell’indagine

Dopo quasi sei giorni di caccia all’uomo, il sospettato dell’attentato alla Brown University di Providence, in Rhode Island, è stato trovato morto in un magazzino di Salem, in New Hampshire. Si tratta di Claudio Neves Valente, cittadino portoghese di 48 anni senza precedenti penali negli Stati Uniti, ex studente della Brown per tre semestri senza mai ottenere il dottorato. L’uomo ha aperto il fuoco all’interno di una classe sabato pomeriggio uccidendo due persone e ferendone nove. L’università non ha rilasciato informazioni sui feriti, mentre si sa che le vittime sono Mukhammad Aziz Umurzokov, diciottenne della Virginia la cui famiglia è immigrata dall’Uzbekistan nel 2011, e Ella Cook, una diciannovenne dell’Alabama presidente del club repubblicano dell’università.

  

Per giorni le forze dell’ordine hanno brancolato nel buio: per far sì che i cittadini potessero aiutare nella cattura del sospettato sono state rilasciate le poche immagini a disposizione, in cui si vede l’uomo camminare e correre in strade vicine al campus, ed è stata istituita una taglia di 50.000 dollari. Questo ha portato a una segnalazione anonima, condivisa su Reddit, in cui si chiedeva alla polizia di cercare “una Nissan grigia targata Florida, probabilmente noleggiata”. Contattato dalla polizia, l’uomo ha affermato di aver notato una persona sospetta nel campus e di averla seguita dato che continuava a fare il giro dell’isolato senza tornare alla sua vettura. I due avrebbero anche avuto un alterco, al termine del quale l’attentatore avrebbe detto all’uomo di “smetterla di importunarlo”. Le forze dell’ordine hanno seguito la pista, trovato il nome di chi ha noleggiato l’auto e ricostruito i suoi ultimi giorni. Dopo l’attentato, infatti, l’uomo è tornato in Massachusetts, dove aveva fatto il noleggio, ha cambiato la targa ed è andato a uccidere un professore dell’MIT, Nuno Loureiro, suo compagno di corso ai tempi dell’università in Portogallo. Dopo questo assassinio a sangue freddo, si sarebbe tolto la vita. 

 

La polizia ha faticato per giorni a ottenere informazioni, anche perché l’assassino si è mosso con scaltrezza. Ha colpito una classe situata nell’area più antica del college, dove ci sono molte meno telecamere di sorveglianza rispetto alle aree più moderne e questo ha fatto sì che non ci fossero sue immagini all’interno della struttura. Inoltre, ha usato un telefono difficile da rintracciare per gli investigatori, probabilmente utilizzando una Sim europea, e non ha mai pagato con carte di credito. Questo ha portato a una situazione insolita: infatti, per quanto riguarda attentati avvenuti in luoghi pubblici, la maggior parte degli assassini viene uccisa sul posto dall’intervento delle forze dell’ordine. Quando questo non succede, dopo poco l’attentatore viene identificato e da lì inizia la caccia all’uomo. 

 

Invece, prima della segnalazione anonima del cittadino, l’unica pista seriamente battuta dalle forze dell’ordine si era dimostrata falsa. Nella giornata di domenica, infatti, il direttore dell’Fbi Kash Patel aveva annunciato su X che un sospettato era in custodia dopo essere stato arrestato in una stanza d’albergo a Coventry, sempre in Rhode Island. Già in serata, però, il presunto assassino è stato scagionato: il Dna non sarebbe corrisposto a quello trovato sulla scena del crimine, il suo cellulare non sarebbe mai stato agganciato a una cella nel luogo del delitto e nemmeno le pistole trovate nella stanza corrispondevano alle descrizioni dei proiettili della balistica. Non è la prima volta, però, che Patel incorre in queste fughe in avanti: già durante la ricerca dell’assassino di Charlie Kirk aveva postato su X che il killer era stato preso, quando in realtà la persona fermata in quel momento è stata successivamente scagionata. Per questi motivi, tra le forze di polizia locale del Rhode Island e l’Fbi ci sono state tensioni: come analizzato su Cnn, la polizia di Providence fa parte di un dipartimento abituato a occuparsi di crimine violento, e cerca di riasserire che nelle indagini l’Fbi ha solo un ruolo di supporto, mentre Patel cerca di pubblicizzare il ruolo dei federali nella riuscita delle indagini. Senza fare nomi, l’Attorney General del Rhode Island Peter Neronha ha parlato di “persone senza esperienze nelle indagini che fanno fughe in avanti”, spiegando perché la notizia sul sospetto in custodia è stata fatta così velocemente. 

 

Dopo aver scoperto le notizie sull’assassino, la segretaria all’Interno Kristi Noem ha ufficialmente richiesto di mettere in pausa la lotteria attraverso cui ottenere un permesso di residenza negli Stati Uniti: l’attentatore ne aveva usufruito per trasferirsi nel 2017.

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