Foto Epa, via Ansa

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Bongino verso l'uscita dall'Fbi, Trump punta su Andrew Bailey

Matteo Muzio

L’ex podcaster lascerà la vicedirezione a gennaio dopo una serie di scivoloni. Al suo posto avanza l’ex procuratore generale del Missouri: profilo più istituzionale nei modi, ma non nelle battaglie politiche

La partenza di Dan Bongino dalla vicedirezione dell’Fbi alla fine avverrà a gennaio, come anticipato già dallo scoop del piccolo giornale conservatore New York Sun, a cui era seguito un retroscena di Fox News che davano ormai come contati i giorni dell’ex podcaster e poliziotto in quello che è comunemente ritenuto “il lavoro più gravoso”. Compito per cui Bongino si è dimostrato inadatto in più occasioni, soprattutto quando le teorie cospirative propalate durante l’epoca del “Dan Bongino Show” si sono scontrate con la realtà dei fatti, come per quanto riguarda il caso Epstein. Ecco perché, da agosto, l’amministrazione Trump gli ha affiancato, con una mossa inedita, un altro vicedirettore, l’ex procuratore generale del Missouri Andrew Bailey, in apparenza una figura più tradizionale rispetto a chi, come Bongino, non aveva mai capito bene come funzionasse l’agenzia, tanto da commettere scivoloni come commentare sui social usando notizie riservate su indagini in corso. Bailey in apparenza è un profilo più tradizionale, ma se si guarda la sua carriera, si capisce che la politicizzazione dell’Fbi è pienamente in corso, con una personalità peraltro più defilata sia del numero due uscente ma anche del numero uno Kash Patel, noto per le sue gaffe e per l’uso disinvolto dell’aereo di servizio.

 

Bailey invece è più defilato come persona, ma non come azioni eclatanti. Anche lui non ha un background nel Bureau, ma ha guidato per due anni l’ufficio di procuratore generale, il cosiddetto “poliziotto capo” di uno stato di medie dimensioni. Da lì si è fatto notare da Trump proprio per le sue battaglie plateali. Contro la leadership dei democratici locali, partito ormai ridotto al lumicino, per una minuzia riguardante 25mila euro di fondi pubblici spesi in volantini informativi su un referendum che si tiene in aprile. Un’inezia che però è diventata un capo d’accusa per malversazione di fondi pubblici lanciato sulla testa di Sam Page lo scorso luglio, il sindaco metropolitano della contea di Saint Louis. Accuse gravi che però difficilmente porteranno a una condanna. Ma il più per Bailey è fatto. I titoli dei giornali e i trend sui social sono conquistati. Quello che alla fine conta, nell’universo Maga.

 

Un metodo che ha portato uno dei più antichi e autorevoli quotidiani dello Stato, il Saint Louis Post-Dispatch, a tenere sul suo sito un elenco di questi casi inconsistenti che sono assai frequenti, anche quando si tratta di scagionare innocenti condannati per errore, sui quali si rifiutava di prendere posizione. Ma anche quando, lo scorso febbraio, faceva causa a Starbucks sostenendo che discrimina i dipendenti bianchi e maschi. Una causa temeraria per la quale ha richiesto in modo altrettanto temerario ulteriori finanziamenti da parte dello Stato. Tre milioni di dollari, per la precisione. Così come non ha esitato a unirsi ai colleghi dell’Idaho e del Kansas per cercare di impedire che la pillola abortiva mifepristone venisse spedita entro i confini dello Stato per aggirare il divieto totale di aborto. A volte ha anche ricevuto delle sconfitte sonore: come quando nel giugno 2024 la Corte Suprema, con una maggioranza di sei giudici contro tre (i conservatori John Roberts, Amy Coney Barrett e Brett Kavanaugh si sono uniti alle tre colleghe liberal), con la sentenza Murthy v. Missouri ha ritenuto non sostenibile la tesi che il governo federale, limitando la disinformazione sui social network sul Covid19, avrebbe danneggiato gli interessi del Missouri. Non ha nemmeno esitato a difendere vocalmente Trump: nel marzo 2023 ha dichiarato che la sentenza di condanna alla Trump Organization da parte di un tribunale di New York per il falso in bilancio commesso con il pagamento segreto alla pornostar Stormy Daniels era stata voluta da George Soros. Lo stesso anno, a dicembre, aveva depositato una memoria difensiva alla Corte distrettuale del Sud della Florida per dire che Trump si era comportato in modo corretto nascondendo alcuni documenti classificati nella residenza di Mar a Lago.

 

Tutte azioni perfette per attirare l’attenzione del tycoon, che lo ha premiato affinché anche all’Fbi replichi queste tattiche. Magari in modo meno sciatto e approssimativo di Bongino.

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