Foto Epa via Ansa

Antisemitismo fuori controllo

Hamas, Iran, pro Pal e Isis: tutti a uccidere i sopravvissuti all'Olocausto

Giulio Meotti

Dall’Olocausto alle stragi contemporanee: sopravvissuti e discendenti di vittime dei nazisti continuano a essere colpiti dalla violenza globale, tra attentati in Israele, Stati Uniti e Australia. La memoria storica si intreccia con i conflitti attuali, in una dolorosa continuità della Shoah

Inizia Hamas il 7 ottobre. Gina Semiatichova, sopravvissuta al lager di Terezin, viveva nel kibbutz di Kisufim. I terroristi di Gaza le hanno piantato una pallottola in testa. Poi tocca a Moshe Ridler, che da ragazzo fuggì da un campo di concentramento nazista, dove la madre e la sorella morirono di tifo, per finire assassinato nel kibbutz di Holit con il suo badante moldavo e altri undici civili israeliani. Poi Ludmila Lipovsky, sopravvissuta all’Olocausto, assassinata in un attacco fuori dalla sua casa di cura a Herzliya. Si cambia location, Boulder in Colorado. Al grido di “Free Palestine”, un islamista dà fuoco a Barbara Steinmetz, nata in Ungheria, da lì fuggita in Francia, poi con l’arrivo dei nazisti di nuovo in treno verso Barcellona, poi Madrid e Lisbona. Steinmetz, che sopravviverà per miracolo all’attacco, stava manifestando per gli ostaggi in mano a Hamas quando sono stati attaccati con un lanciafiamme fatto in casa (per le ustioni morirà invece Karen Diamond, scampata alla Seconda guerra mondiale).

 

Poi arriva l’Iran coi missili. Uccide le sopravvissute all’Olocausto Yvette Shmilovich e Bella Ashkenazi dentro le loro case a Petah Tikva e Bat Yam. E Olga Weissberg, trovata morta nella sua casa di Rehovot.

 

E ora l’Isis a Bondi Beach, dove il sopravvissuto all’Olocausto Alex Kleytman è stato ucciso mentre proteggeva la moglie Larisa. Alex e Larisa sopravvissero all’Olocausto da bambini: Alex dovette sopportare “condizioni terribili” in Siberia che avevano lasciato Kleytman disabile. L’Australia ha una lunga storia ebraica che risale all’arrivo della Prima Flotta nel 1788, ha affermato Andrew Markus, professore emerito alla Monash University di Melbourne. Ma la più grande ondata di immigrati ebrei si verificò dopo la Seconda guerra mondiale. “Molti avevano la sensazione che l’Europa fosse l’ossario del mondo dopo quello che era successo loro, quindi allontanarsi il più possibile era una delle attrazioni dell’Australia”. Ma questo prima che lanciassero la globalizzazione dell’Intifada. La Shoah 2.0.

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.