Soldati venezuelani riposano su una nave della marina militare nell'isola di Margarita, in Venezuela (AP Photo/Matias Delacroix) 

scontro nei Caraibi

Trump stringe il cerchio sul Venezuela. Con il blocco navale, l'assedio a Maduro entra nel vivo

Maurizio Stefanini

Petroliere sequestrate, spazio aereo chiuso e una nuova fase dell'offensiva contro il narcotraffico. Washington alza la pressione sul regime chavista con l’Operazione Southern Spear. Tra retorica predatoria, alleati divisi e allarmi Onu, Caracas appare sempre più isolata

Un regime change che non osa dire il su nome. Una perifrasi di Oscar Wilde sempre più indicata per indicare gli sviluppi della Operazione Southern Spear, ora che Donald Trump ordina il blocco totale delle petroliere sanzionate in entrata e in uscita dal Venezuela e annunciare via social che “Il Venezuela è completamente circondato dalla più grande flotta mai assemblata nella storia del Sud America. Questa situazione non farà che aumentare, e lo shock per loro sarà mai visto prima, finché non restituiranno agli Stati Uniti tutto il petrolio, la terra e gli altri beni che ci hanno precedentemente rubato”. Curioso stravolgimento rispetto a una retorica terzomondista alle “Vene aperte dell’America Latina” di Eduardo Galeano, secondo cui sarebbero stati invece gli Stati Uniti nel corso dei secoli a depredare il “Cortile di Casa” di petrolio, terra e altri beni. 

"Pertanto, oggi ordino il blocco totale e completo di tutte le petroliere sanzionate in entrata e in uscita dal Venezuela. Gli immigrati clandestini e i criminali che il regime di Maduro ha inviato negli Stati Uniti durante la debole e incapace amministrazione Biden vengono rimpatriati in Venezuela a un ritmo accelerato", ha pure annunciato Trump. “Gli Stati Uniti non permetteranno a criminali, terroristi o altri paesi di rubare, minacciare o danneggiare la nostra nazione, né permetteranno a un regime ostile di sequestrare il nostro petrolio, la nostra terra o qualsiasi altro bene, che deve essere restituito IMMEDIATAMENTE agli Stati Uniti. Grazie per l'attenzione prestata a questa questione!”. 

La scorsa settimana, Trump ha annunciato che il suo paese aveva intercettato e sequestrato una petroliera al largo della costa venezuelana, aumentando le tensioni tra Washington e Caracas, in corso da agosto a causa del dispiegamento aereo e navale statunitense nei Caraibi. Secondo il New York Times la petroliera, che si chiama Skipper e naviga sotto falsa bandiera guyanese, è stata sequestrata per ordine di un giudice americano per via dei suoi precedenti legami con il contrabbando di petrolio iraniano, sanzionato da Washington, sebbene in questa occasione trasportasse greggio venezuelano. L'Iran, uno dei principali alleati del Venezuela, ha ripetutamente denunciato l'atteggiamento “intimidatorio”, “interventista” e “pericoloso” di Washington nei confronti di Caracas negli ultimi mesi. Mercoledì scorso, il presidente iraniano Masoud Pezeshkian ha avuto una conversazione telefonica con il suo omologo venezuelano, Nicolás Maduro, al quale ha ribadito il suo sostegno di fronte alle "provocazioni ostili" degli Stati Uniti. Però un altro alleato come il presidente bielorusso Aljaksandr Lukashenka ha invece offerto il suo paese come possibile asilo, se Maduro cerca un posto dove andare. 

Molte petroliere stanno ora cancellando viaggi previsti in Venezuela, dove sarebbero rimasti bloccati oltre 11 milioni di barili di petrolio. La Skipper, carica di quasi due milioni di barili di greggio venezuelano e registrata a nome della Triton Navigation Corp. nelle Isole Marshall, era diretta a Cuba per rifornire di petrolio greggio il regime di Miguel Díaz-Canel, e secondo le indagini citate dal New York Times e dall'Economist rappresentava un anello centrale nella rete di cooperazione energetica e finanziaria tra i regimi di Nicolás Maduro e di Cuba. Dopo il sequestro, è stata trasferita nel porto di Houston.

 

Le compagnie aeree commerciali sono state intanto informate sul deterioramento della sicurezza durante i voli sopra il Venezuela, ed esortate a prestare la massima cautela nella regione interessata dalla Regione di Informazioni di Volo di Maiquetía, che comprende lo spazio aereo venezuelano e aree dei Caraibi meridionali e orientali. Una misura che rimarrà in vigore fino al 19 febbraio 2026. L’avviso della Federal Aviation Administration avverte che “le minacce potrebbero rappresentare un potenziale rischio per gli aeromobili a tutte le altitudini, anche durante il sorvolo, nonché durante le fasi di arrivo e partenza del volo”, e osserva che il pericolo potrebbe estendersi agli aeroporti e agli aeromobili a terra all'interno della regione interessata. In seguito all'avviso iniziale emesso il 22 novembre, diverse compagnie aeree hanno modificato o sospeso i voli per il Venezuela a causa di quella che l'agenzia ha descritto come una situazione “potenzialmente pericolosa” nello spazio aereo venezuelano e in alcune parti dei Caraibi. Anche Copa Airlines, compagnia di bandiera di Panama, ha ora annunciato una proroga della sospensione temporanea dei suoi voli da e per Caracas fino al 15 gennaio, in attesa della riapertura della “pista principale dell'aeroporto internazionale di Maiquetía”. Il 29 novembre, il presidente Trump ha annunciato sul suo account social, Truth, che lo spazio aereo venezuelano sarebbe rimasto “completamente chiuso”, dopo che Maduro da lui sentito al telefono non aveva accettato la sua proposta di dimettersi

Trump aveva già annunciato una nuova fase dell'offensiva contro il narcotraffico in Venezuela: “Inizieranno i bombardamenti a terra”. I siti di monitoraggio hanno segnalato un sorvolo del territorio venezuelano da parte di un aereo da caccia FA-18 statunitense. Aerei militari statunitensi hanno sorvolato a pochi chilometri da La Orchila, l'isola che funge da rifugio per il dittatore Nicolás Maduro. Trinidad e Tobago ha approvato l'uso delle sue basi aeree, e ha poi definito “falsa propaganda” l'annuncio del regime venezuelano di porre fine all'accordo di fornitura di gas come rappresaglia.

Nel frattempo María Corina Machado ed Edmundo González Urrutia hanno approvato il rapporto delle Nazioni Unite che documenta l'aggravarsi della repressione in Venezuela. E l’Onu ha intanto denunciato il reclutamento forzato di adolescenti nelle milizie bolivariane del regime di Maduro