Brendan Carr (foto ANSA)

Negli stati uniti

Dal caso Kimmel alla sanità, una giornata difficile per i repubblicani a Washington

Marco Arvati

Un botta e risposta continuo sulla vicenda del comico americano, nuovi sviluppi sulla vendita di Warner Bros. Discovery e il tentativo di mantenere i sussidi dell'Obamacare per altri anni. Tra attacchi interni e azioni insieme all'oppozione

Oggi, in un momento atteso a Washington, Brendan Carr, il capo della Federal Communications Commission (Fcc), l’agenzia governativa che si occupa di telecomunicazioni, ha sostenuto un’udienza al Senato, in una commissione presieduta dal repubblicano Ted Cruz. Il motivo principale dell’interesse riguardava il fatto che i senatori avrebbero potuto fare domande dirette sul caso che ha coinvolto il comico Jimmy Kimmel a settembre. Dopo una battuta su Charlie Kirk nel suo programma di satira sulla rete nazionale Abc, Carr aveva suggerito che Kimmel dovesse essere sospeso, arrivando a dire che “questo sarebbe potuto avvenire facilmente oppure con le maniere forti”: Abc, temendo ritorsioni, aveva acconsentito a sospendere il comico. Una mossa difficile da giustificare a livello costituzionale, criticata anche da alcuni repubblicani, tra cui lo stesso Cruz che presiedeva l’udienza. In apertura, infatti, lo stesso Cruz ha affermato che Jimmy Kimmel non fa ridere, ma non è una motivazione per forzare aziende private a prendere provvedimenti che il governo non può prendere direttamente”.

I democratici hanno rincarato la dose, chiedendo apertamente a Carr se crede nel diritto di satira e nelle garanzie costituzionali. Le risposte sono state piuttosto evasive, con Carr che ha asserito che ci sono dei regolamenti a cui le reti devono sottostare e che lui non fa altro che applicarli, e che la ricostruzione dei democratici secondo cui avrebbe minacciato direttamente Abc di ripercussioni se non avesse sospeso Kimmel era falsa. Nonostante l’udienza sia durata più di due ore, non ci si è discostati molto da questo botta e risposta continuo.

Nel frattempo, ci sono stati nuovi sviluppi su un altro tema che riguarda da vicino il mondo mediatico statunitense: la vendita del gruppo Warner Bros. Discovery. Dopo l’offerta pubblica di Paramount fatta direttamente agli azionisti per cercare di aggirare l’accordo tra il management di Warner e Netflix, oggi è uscita una lettera di fuoco di Warner rivolta ai suoi azionisti. La richiesta diretta è quella di rifiutare l’offerta di Paramount, definita illusoria e poco credibile: i documenti presentati dagli Ellison presenterebbero “rischi”, mentre Netflix ha una proposta superiore, “per certezza nei finanziamenti e struttura dei fondi”. Martedì, inoltre, Affinity Partners, il fondo d’investimento di proprietà di Jared Kushner, che era uno dei garanti dell’offerta di Paramount, si è dichiarato non più coinvolto nell’accordo: nonostante questo, i fondi sovrani di Arabia Saudita, Abu Dhabi e Qatar, che insieme ad Affinity garantivano l’impegno azionario, dovrebbero continuare a partecipare. Nella lettera, Warner ha affermato che non ci sarebbero rischi di antitrust superiori per Netflix rispetto a Paramount, come invece David Ellison ha più volte affermato.

Ma non sono stati solo i media a interessare la politica americana questa mattina. Infatti, quattro deputati repubblicani provenienti da distretti vulnerabili e quindi a rischio rielezione si sono uniti all’opposizione per forzare la Camera a tenere un voto per mantenere i sussidi dell’Obamacare per altri tre anni, in modo da non aumentare con l’anno nuovo i prezzi delle polizze assicurative. Una mossa che è una rivolta contro lo speaker Mike Johnson, che si era rifiutato di tenere un voto sul tema, e che evidenzia come le risposte repubblicane su sanità e costo della vita, temi su cui i democratici li attaccano da mesi, è malvista anche da alcuni deputati del partito. Anche se la Camera passasse l’estensione, è difficile però che possa superare il vaglio del Senato: secondo Politico, però, mette pressione alla leadership del partito affinchè si ragioni sul tema e si possa costruire una proposta di estensione che venga dai repubblicani. D’altronde, iniziare il 2026 con un aumento del costo della sanità per milioni di cittadini non è un buon modo per avvicinarsi alle elezioni di metà mandato, in cui il Gop appare già in difficoltà.